venerdì, Marzo 29, 2024
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Piano di riqualificazione urbana a Mazara esclusa ancora una volta la via Alberto Moravia

Circa un mese fa, in occasione della seduta di fine anno, la Giunta Municipale di Mazara del Vallo aveva salutato i lavori del 2016 approvando un “mega-progetto” di 350 mila Euro per la messa in sicurezza ed il ripristino dell’impianto di illuminazione di alcune zone della città: via Socrate, via Tacito, via Tucidide, via Giardini Fioriti, un tratto del lungomare Mazzini (compreso fra la Cattedrale del SS. Salvatore e piazzale Giovan Battista Quinci), ma soprattutto via Madonie, dove si è registrato, secondo quanto trasmesso attraverso un comunicato, l’avvallamento di un tratto della sede stradale e sono stati destinati circa 70 mila euro di fondi della somma complessiva. Ma nel mandare avanti questi lavori che riguarderebbero la prosecuzione del progetto di riqualificazione urbana, l’amministrazione Cristaldi continua a dimenticare, o almeni così ci sembra, una zona della contrada Santa Maria, conosciuta anche come zona Madonna dell’Alto (denominata così dalla presenza della Chiesa che vi sorge), dove da circa 10 anni la sicurezza insieme a beni di primaria necessità come la luce e l’acqua, sono delle prerogative mancanti.
Il tratto stradale in questione è quello della via Alberto Moravia, un tempo prosecuzione della via Filippo Napoli (traversa della ss. 115), dove da circa 10 anni persiste la mancanza di luce, di acqua e soprattutto, la presenza dei pali dell’elettricità localizzati molto più avanti rispetto al ciglio della strada, con il serio rischio di mettere a repentaglio l’incolumità dei residenti e degli automobilisti che transitano nella zona.
Una situazione ancora più assurda, se si considera che circa 7-8 anni fa, l’amministrazione dell’epoca aveva predisposto nell’attuale via Moravia, gli impianti giusti per l’installazione dei pali per l’illuminazione, al posto giusto, ovvero sullo stretto lembo di marciapiede ai lati del tratto stradale.
Per gli abitanti della zona, l’interrogativo causato da queste inadempienze, si fa sempre più grande in quanto da circa 10 anni sono in attesa di capire i perché di queste inadempienze, specialmente dopo i soldi spesi per la predisposizione degli impianti, ma soprattutto dopo che, circa 7 mesi fa, nel tratto ancora denominato via Filippo Napoli, sono stati installati una decina di nuovi pali della luce. Per non parlare del fatto che, anche nel tratto rimasto via Filippo Napoli, permangono, così come in via Moravia, i pali dell’alta tensione quasi al centro della strada.
A rendere ancora più incresciosa la situazione è il capitolo conduttura idrica. Infatti, nel 2010, l’amministrazione comunale aveva speso circa 75.000 € per installare nei pressi della contrada (nel sottosuolo di un tratto della SS 115), un impianto per la raccolta e lo smistamento dell’acqua che ad oggi non viene ancora messo in funzione, tanto da far pensare ai cittadini che questo impianto, comunemente definito come “motore dell’acqua”, non esista nemmeno o, peggio ancora, fosse stato furtivamente sottratto.
A farsi portavoce del disagio che stanno vivendo gli abitanti della zona è ancora una volta Vincenzo Iannazzo, un tempo presidente del comitato Madonna dell’Alto e che in passato aveva già portato attraverso i media, ma anche di persona, la voce dei suoi vicini dalle parti delle segrete stanze del comune. Compito portato avanti anche in tempi più recenti, ma con scarsi risultati, come lo stesso Iannazzo spiega: «Mi viene da ripetere una battuta rilasciata al sindaco Cristaldi, quando ancora sindaco non era, dove ho dichiarato che la zona della Madonna dell’Alto rasenta il cosiddetto “terzo mondo”. A distanza di anni, mi viene da confermare questa triste realtà. Anche nell’anno appena trascorso – dichiara Iannazzo -, ho cercato di sollecitare per l’ennesima volta l’intervento del comune, parlando sia con l’assessore ai lavori pubblici, nonché vice sindaco, Silvano Bonanno, ma soprattutto con il geometra comunale Ferrara, in occasione dell’installazione, avvenuta circa 7-6 mesi fa, di 8 nuovi pali della luce nella via Filippo Napoli, che una volta era tutt’uno con la via Moravia dove io risiedo. Proprio Ferrara, mi aveva assicurato che nel giro di 2-3 mesi avrebbero risolto anche qui la situazione. Ad oggi però, degli interventi di cui il geometra aveva parlato, neanche l’ombra e la situazione mi appare ancora più strana visto e considerato che la via Moravia, proprio perché un tempo prosecuzione della via Filippo Napoli, ha la stessa linea per la conduzione dell’elettricità del tratto in cui hanno installato i nuovi pali. Nell’ultima riunione comunale del 2016 – prosegue Iannazzo -, si è parlato di sicurezza, ma mi viene da dire, dov’è la sicurezza, se da dieci anni a questa parte, oltre a mancare la luce e l’acqua, persiste la presenza di pali della luce quasi al centro della strada, i quali hanno causato e continuano a causare disagi alla viabilità stradale? Noi della zona siamo cittadini mazaresi come tutti gli altri e come tutti gli altri paghiamo le tasse e continuamo a farlo, non vedo il motivo di tutte queste inadempienze.
Siamo molto stanchi di essere presi in giro».
A conferma dei dubbi che i cittadini della Madonna dell’Alto hanno nei confronti dell’esistenza dell’impianto per la conduzione idrica, Iannazzo afferma: “La stessa amministrazione ci ha informato che circa 6 anni fa aveva predisposto un impianto per la raccolta e la ridistribuzione dell’acqua alle famiglie della zona, ma a quanto pare, nonostante i 75.000 € spesi, questo impianto o è stato rubato o non è mai esistito, visto che siamo costretti ad andare a prendere l’acqua da bere dai rubinetti posti dalle parti di via Castelvetrano, con tanto di famiglie che hanno pagato per avere la conduttura dell’acqua a casa, senza usufruire del servizio».
Questo, infine, l’ennesimo appello di Iannazzo al Comune: «Chiedo, a nome di tutti i cittadini della zona Madonna dell’Alto, di fare luce al più presto sulla vicenda, perché noi siamo cittadini contribuenti come tutti gi altri e non è giusto che vengano a mancare due beni di primaria necessità».
Tommaso Ardagna

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