Due nigeriani sono stati arrestati nell’ambito dell’operazione “BOGA” dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria e della Stazione Navale di Palermo. Sono accusati di appartenere ad una associazione per delinquere dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, alla tratta di esseri umani e alla sfruttamento della prostituzione di giovani donne provenienti dalla Nigeria. Una storia agghiacciante, di soprusi, ricatti, violenze psicologiche, che era in parte venuta alla luce lo scorso giugno, quando le Fiamme Gialle di Agrigento, Reggio Calabria e Napoli avevano arrestato altri tre nigeriani e un ghanese. Erano accusati di far parte di una organizzazione criminale che operava tra la Nigeria, la Libia e l’Italia. Promettevano ad alcune giovani nigeriane, in cambio di 30 mila euro, di farle arrivare in Italia e di trovare loro un lavoro. Le ragazze, sottoposte a rito “Voodoo” quale garanzia del debito, venivano trasferite prima in Libia dove erano costrette a “soggiornare” in strutture di detenzione alla mercé dell’organizzazione criminale. Poi venivano imbarcate. Quando riuscivano a raggiungere l’Italia, nello specifico Lampedusa, e accolte nel centro di prima accoglienza di Siculiana, venivano avviate alla prostituzione, con l’obbligo di riscattare la somma concordata per riottenere la libertà. Tenevano sotto scacco le giovani donne intimando loro che se non ubbidivano le loro famiglie in Nigeria ne avrebbero pagato le conseguenze. Secondo le indagini delle Fiamme Gialle i due fermati della scorsa settimana si occupavano di condurre le vittime dalla centro di prima accoglienza a Catania, dove venivano consegnate al capo dell’associazione, arrestato lo scorso giugno. Da Catania le donne venivano portate a Reggio Calabria e costrette a prostituirsi. In alcuni casi le nigeriane erano forzatamente drogate per evitare ribellioni.