Venivano invitate ai banchetti, alle feste in onore degli dei, le divine muse, con il loro canto e le loro danze, a rappresentare l’ideale supremo dell’Arte. Nessuno poteva mancare alla loro presenza, era un’occasione unica per deliziarsi e apprendere il loro sapere.
Le figlie di Zeus tornano e risiedono alle Fabbriche Chiaramontane, importante galleria d’arte di Agrigento, con “Muse alle Fabbriche – Estetica, gusto, olfatto”, a cura di Dario Orphée La Mendola. Due sono gli appuntamenti, quello tenuto domenica 23 ottobre dal tema “Arte e vino” e quello di sabato 29 ottobre “La teatralità della tavola apparecchiata”. L’evento è prodotto dal Centro Studi Erato, in collaborazione con le stesse Fabbriche Chiaramontane, con la condotta Slow Food di Agrigento, sponsor di eccezione le cantine CVA di Canicattì, Gueli di Grotte e il graphic design “Regulart”.
“Da un po’ di tempo – dichiara La Mendola – sto incentrando la mia ricerca sull’esperienza estetica, intesa quale momento di rivelazione del senso della realtà, all’interno di alcuni ambiti: il sentimento, il teatro, i profumi, il sogno.
In “Muse alle Fabbriche” ho tentato una loro unione, attraverso l’analisi dei più importanti tesori del sapere, tra filosofia e storia dell’arte: con il teatro di Atene, l’orfismo e la pittura vascolare, con gli ultimi studi di Hubertus Tellenbach e l’onirologia di Sinesio di Cirene, con Caravaggio, David e Manet, approdando alle più curiose teorie del teatro, strutturando ontologicamente i significati di “scena” e “quinte”, intesi classicamente o osservati in contesti meno usuali.
Si tratta di accostamenti improbabili, che, a termine di un ragionamento alchemico, dimostrano invece una grande coerenza di fondo. A supporto della teorizzazione fenomenologica dell’olfatto, per queste due serate, ho fatto entrare in gioco il vino, considerato come ingrediente per le indagini estetiche, a partire dalla sua storia, coadiuvato da esperti enogastronomici, come Massimo Brucato, presidente Slow Food di Agrigento, l’enologo Tonino Guzzo e il viticultore Giuseppe Gueli”. Quando la filosofia e l’arte incontrano il vino, la mente e il gusto convivono il piacere della cultura e dell’ebrezza.
Gianna Panicola