giovedì, Marzo 28, 2024
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Marsala: Adolescenti devastano il centro Marhaba onlus di Amabiina. Marta Adamo: “continueremo ad aiutare i poveri”

La prima domanda che sopravviene  guardando le foto del raid vandalico che ha distrutto, sporcato, offeso e depredato un luogo di incontro sociale e di aiuto per le fasce più deboli della popolazione è “perché”?. E non si fa in tempo a darsi una risposta che subito ne sopraggiunge un’altra forse ancora più urgente ed imperiosa ” per colpa di chi?” chi sono i responsabili “occulti” di una simile devastazione? E’colpa dell’emarginazione? Del disagio? Della scontentezza? Dell’ignoranza? Del vuoto? Della noia? Della rabbia? E’ colpa della rabbia. Della rabbia di chi non ha più speranza, di chi non crede più nel futuro. E a 16 anni si può pensare o credere di non avere più nessuna possibilità di riuscita o di riscatto, di aver già detto o fatto tutto? Chi ha portato via i sogni di questi adolescenti espulsi dalla scuola perché disturbavano, di questi ragazzini che non studiano e non lavorano?  La cosa ancor peggiore è che hanno smesso di credere nel futuro che è una condizione di per sè precaria, sconosciuta, misteriosa e che proprio per questo anzi, specialmente nella prima adolescenza, dovrebbe essere ricca di desideri, di speranze, di buoni preposito per quello che verrà.

Ma l’adolescenza è anche questo. E’ paura, è convinzione che tutto sia un gioco e perciò terribilmente serio e definitivo. Ed è forse proprio per questo che se non si è guidati in questa fase di transizione il rischio che questa rabbia si tramuti in cieca energia da scaricare su cose o persone è forte. E se non avessero più sogni? Se tutto fosse oramai ridotto a inutile disincanto? Preferisco credere che non sia così. E allora chi ha rubato i loro sogni?

La TV ignorante fatta di programmi demenziali? La scuola che non ce la fa a recuperarli e che anzi li espelle? Ci vorrebbero palestre gratuite, funzionanti e indispensabili in una fase così delicata della vita e poi laboratori di scrittura e di lettura dove imparare ad amare la letteratura e la cultura e laboratori di pittura e arte in genere che insegnerebbero ad amare ed apprezzare la bellezza, anzi di saperla riconoscere e trovare anche dove si stenta a vederla. Alla ricerca della bellezza ciascuno di noi dovrebbe tendere per sopportare la vita quando ci delude e poter costruire tassello dopo tassello un’esistenza pacifica.

Io credo che sia colpa dell’indifferenza politica, di chi crede che da quel ” ghetto” non usciranno mai e non verranno mai a disturbare i lontani e fortunati cittadini che vivono altrove. Marta Adamo la mediatrice culturale che è anche la presidente dell’ associazione onlus presa di mira nei giorni scorsi, dinnanzi allo sfacelo delle stanze devastate dai cinque ragazzini (che prima hanno sporcato tutto distruggendo la dispensa e poi si sono preparati da mangiare forse al termine della ” bravata”) e dinnanzi ai responsabili ( subito catturati dai carabinieri che visionando le registrazioni delle video camere piazzate nella zona sono andati a prelevarli nelle loro case) ha detto che con questo gesto non hanno attaccato il “potere” ma danneggiato i loro simili, quelle stesse persone che come loro vivono una vita difficile e fatta di privazioni, gente per cui l’ ascensore sociale risulta inceppato, fermo addirittura. Queste persone sono volontari o frequentatori del centro ” marhaba”  dove trovano sempre un piatto caldo o un indumento in caso di necessità. A Marta Adamo stanno a cuore le persone con le loro storie diverse, persone accomunate dallo stesso bisogno di poter contare su una mano tesa o di una porta aperta nel momento del bisogno. L’assalto all’associazione benefica è stato un esempio di “guerra fra poveri” dunque, di un cane che si morde la coda, della manifestazione di Nemesi che torna imperiosa e che non lascia scampo.

Il centro, tra l’altro, è il luogo in cui i musulmani si riuniscono per fare festa a ramadan concluso. Ad Amabilina non c’è niente. Mancano i centri di aggregazione, il doposcuola, anzi addirittura manca proprio la scuola che è stata chiusa, fatto che denota il distacco da una parte della città che continuerà a sentirsi emarginata e “diversa” dagli altri che vivono altrove. Da questo fatto brutto però è emerso un gesto che fa ben sperare. I genitori dei ragazzi responsabili dell’atto vandalico appena hanno saputo dell’accaduto si sono offerti di ripulire tutto quello che i loro figli avevano sporcato. Nell’operazione di ripristino dei locali e della straordinaria pulizia hanno partecipato anche i giovani vandali, lavorando di gran lena. Uno di loro ha portato la propria play station per sostituire quella sottratta qualche ora prima e che non era più in suo possesso. Un messaggio dunque educativo che cerca di superare la colpa, forse anche la vergogna di essere stati coinvolti in un simile gesto. causa ed effetto. Questo dovrebbe essere insegnato ai figli. Ogni parola, ogni gesto, ogni reazione, ogni atto compiuto, hanno conseguenze. E’ una lezione per tutti quanto accaduto ad Amabilina, sia per i coloro i quali l’hanno compiuta, per chi l’ha subita, per gli amministratori della res pubblica che non mantengono le promesse e che si ricordano del quartiere soltanto in prossimità delle elezioni.

Un ringraziamento particolare da parte di Marta Adamo va ai carabinieri del comando di Marsala, agli operatori dell’ Aimeri Ambiente e ai volontari che hanno aiutato a rimettere in ordine.

 

 

 

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