La salute non ha colore politico e il corteo di protesta di ieri per le vie mazaresi lo ha dimostrato. Chi ha partecipato ha sfidato la pioggia pur di non rinunciare a manifestare il proprio comprensibile interesse a non vedere il proprio ospedale declassato dopo aver aspettato tanto per la sua riapertura ed essere stato costretto a trasferirsi negli ospedali vicini, Castelvetrano e Marsala in primis, per curarsi, per partorire o semplicemente per fare delle analisi. I mazaresi hanno protestato contro le scelte dell’Assessore regionale alla salute Baldo Gucciardi, il quale non ha mai sostenuto che l’ospedale di Mazara sarebbe stato un DEA ( dipartimento di emergenza e accettazione) di I° livello per il semplice motivo che Mazara città di 50 mila abitanti non potrebbe mai raggiungere un bacino di utenza di 150 mila come prevede il decreto Lorenzin e che pertanto il declassamento è un atto dovuto. I lavori all’ospedale Abele Ajello iniziarono il 30 Luglio del 2013 finanziati da contributi europei ( fers 2007/2013) per circa 32,4 milioni di euro e l’ allora direttore generale dell’ASP, Fabrizio De Nicola, spiegò che non si trattava solo di lavori di ristrutturazione ma della realizzazione di una vera e propria nuova struttura ospedaliera che avrebbe garantito reparti all’avanguardia con l’aggiunta anzi della radioterapia e i suoi 4 posti letto. I reparti preesistenti alla ristrutturazione ( cardiologia ed unità coronarica,chirurgia generale, medicina generale con lungo degenza, ostetricia e ginecologia, pediatria e nido con implementazione del punto nascita) sono stati tutti confermati.
L’ospedale fu chiuso nel 2011 per carenze di sicurezza e ora che è riaperto, il declassamento ai mazaresi proprio non va giù e sperano che non diventi l’ennesima battaglia politica interna ai partiti anche se a farne le spese sono sempre i più deboli.