venerdì, Aprile 19, 2024
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A Trapani “vince” l’astensionismo. Il Comune commissariato

16.055 votanti, pari al 26,75% degli aventi diritto. Si ferma a questi numeri il “mono ballottaggio” per l’elezione del sindaco, con Piero Savona, unico candidato in corsa, che non supera lo scoglio del quorum. Circa la metà di coloro che al primo turno si erano recati alle urne (35377 pari al 58,94% del corpo elettorale), oggi ha deciso di tornare a votare.  Una media molto bassa anche rispetto a tanti altri comuni dell’isola. A nulla sono valsi gli appelli, le mobilitazioni, gli inviti da parte di vari esponenti politici di mezza Italia affinché i cittadini trapanesi andassero a votare.  Il Comune di Trapani dunque verrà commissariato. La Regione indicherà il nominativo di  un funzionario che svolgerà il ruolo di Commissario, facendo le veci di  sindaco e consiglio comunale, per garantire l’ordinaria amministrazione fino a prossime elezioni, probabilmente tra un anno.

Si chiude quella che da più parti è stata definita come una campagna elettorale “anomala”, ricca di colpi di scena, che ha avuto un’appendice a dir poco grottesca, seppur nel rispetto di una legge regionale che però impone numeri da record nel caso di ballottaggio con un unico candidato, un caso più unico che raro!

Al candidato sindaco, Piero Savona, va il riconoscimento di aver condotto una campagna elettorale con uno stile sobrio, senza denigrare l’avversario o approfittare della situazioni sopraggiunte che hanno investito, in modalità diverse, due dei candidati sindaci in corsa al primo turno. Una campagna elettorale in cui ha parlato di progetti e di idee con la gente e per la gente, affiancato da un gruppo di lavoro coeso che è stato sicuramente un punto di forza. Nella situazione estrema in cui si è venuto a trovare, dopo che l’altro candidato Mimmo Fazio è stato dichiarato decaduto per non aver presentato la lista degli assessori, va riconosciuto a Savona di aver aperto alle altre forze politiche e movimenti, senza cercare di snaturare il suo progetto di governo per la città, spiegando come alcune sue proposte  potevano essere integrate e migliorate con quelle di altri candidati.  Questo però non è bastato a “convincere” gli elettori ad essere considerato il sindaco di tutti.

Va da sé che dietro ad ogni voto, ci sono una pluralità di motivazioni: l’ideologia politica, il “potere” che rappresenta un candidato piuttosto che un altro, la simpatia e il carisma. Dietro al “non voto”, ce ne sono delle altre: la non condivisione degli ideali, il disinteresse, la sfiducia nella classe politica.  Difficile capire, a questo punto, quale sia la variabile entrata in gioco questa volta, a parte il calo fisiologico che si registra abitualmente tra il primo ed il secondo turno. Con l’astensionismo, però, non si manifesta quel diritto previsto dalla Costituzione che dà ad ogni cittadino la libertà di scegliere, permettendo che lo facciano gli altri al suo posto.

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