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Omicidio Giuffrida, risolto il caso dell’imprenditore catanese ucciso da una dose di veleno

L’imprenditore catanese Santo Giuffrida morì nella notte fra il 9 e il 10 dicembre del 2002, ufficialmente per un infarto fulminante. Adesso, a seguito di dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia  Luciano Cavallaro, è stato possibile far luce su quello che è stato in realtà un efferato omicidio fino ad ora archiviato come morte naturale. Sono state così arrestate 4 persone, Barbara Bregamo, ex compagna dell’imprenditore morto, Francesco Indorato, Antonio Zuccarello e Alfio Maugeri. Secondo gli inquirenti, proprio la ex compagna, sarebbe stata la mandante di un tentato omicidio aggravato sempre nei confronti dell’ imprenditore, commesso il 21 gennaio 2001 a Misterbianco da Indorato che tentò di accoltellare l’uomo nel garage della sua casa, senza però riuscire ad ucciderlo.

Cavallaro ha riferito di aver avuto l’incarico dalla Bregamo di uccidere il proprio compagno e  nel 2001 e che per questo, aveva incaricato Francesco Giuseppe Indorato, un suo conoscente, di eseguire materialmente l’omicidio. Giuffrida in quell’occasione era riuscito a scampare all’attentato anche se era rimasto gravemente ferito. A distanza di un anno, la donna aveva chiesto nuovamente a Cavallaro di uccidere l’imprenditore pagando questa volta 20.000 euro e regalandogli persino una Bmw. Cavallaro, in quell’occasione, coinvolse anche Maugeri e Zuccarello e insieme a loro, si introdusse nell’abitazione di Giuffrida, con la collaborazione della stessa Bregamo, la notte fra il 9 e il 10 dicembre. All’imprenditore venne somministrata una sostanza velenosa per stordirlo e successivamente fu soffocato. Le indagini sono state condotte dalla direzione della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania e per ottenere i necessari riscontri alle dichiarazioni del Cavallaro, sono state condotte dalla Sezione di Polizia Giudiziaria Carabinieri e dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Catania che hanno utilizzato intercettazioni telefoniche, telematiche , ambientali e di videoregistrazione. Per fare uscire allo scoperto i colpevoli, gli investigatori hanno posto sul parabrezza di un’auto di un sospettato, un biglietto con la seguente scritta: sacciu comu tu e i to cumpari affucasturu u masculu di l’amica di Lucianu 15 anni fa”. Il sospettato, spaventato, andò da un suo amico a confessare quanto era accaduto, confermando agli investigtori che lo intercettavano, l’omicidio dell’ imprenditore Giuffrida.

 

 

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