La Tenenza della Guardia di Finanza di Nicosia ha scoperto una consistente truffa al bilancio dell’Unione Europea ammontante ad oltre 1 milione di Euro. Nell’ operazione “Rusis” risultano indagate 21 persone accusate di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false ed emissione di fatture false.
I finanziamenti – indebitamente percepiti da una locale associazione agricola e da diversi
soggetti economici delegati all’esecuzione dei lavori riconducibili al P.S.R. Sicilia 2007 /
2013 – erano destinati al rifacimento di strade interpoderali nel territorio di Nicosia
nonché alla predisposizione di nuove infrastrutture viarie per agevolare il comparto
rurale dei luoghi.
L’operazione ha consentito di accertare i reati di erogazioni pubbliche mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. In particolare, mediante le false fatturazioni,
i soggetti coinvolti nella frode hanno potuto giustificare i costi sostenuti per l’effettuazione
dei lavori ai fini della successiva percezione delle erogazioni, “gonfiando” contabilmente
le passività d’azienda e sottraendosi, conseguentemente, ad una maggiore tassazione,
certificando prestazioni di servizi e cessioni di beni che, nel concreto, non si sono mai
realizzate e danneggiando così gli altri operatori onesti che, avendo presentato regolari
domande per ottenere le contribuzioni pubbliche, non sono riusciti ad essere finanziati,
non trovando capienza nelle somme previste dal programma di sviluppo rurale.
La capillare attività di polizia finanziaria ha consentito ai finanzieri di Nicosia di rilevare
flussi finanziari significativi per cui i soggetti investigati hanno metodicamente proceduto
al reimpiego del denaro nel tempo accumulato mediante la creazione di “fondi neri” in
modo da ostacolarne la relativa provenienza delittuosa, configurando, in tal modo, il
reato di autoriciclaggio, innovativa fattispecie criminosa recentemente introdotta
nell’ordinamento giuridico italiano.
Al termine delle indagini, i finanzieri appartenenti al Comando Provinciale di Enna hanno
dunque eseguito, su delega della locale Procura della Repubblica, che ha coordinato
l’intera indagine, un provvedimento di sequestro preventivo di beni mobili, immobili e
disponibilità finanziarie riconducibili agli indagati per un importo di oltre 1 milione di
Euro, costituente il profitto dei reati commessi.