Due anni di indagini per smantellare una pericolosa quanto redditizia organizzazione criminale dedita al traffico di cocaina proveniente dal su America e che aveva contatti con i più importati narcos internazionali. La droga proveniente dall’Ecuador, Colombia e Venezuela, arrivava in Italia nascosta nelle pedane di legno utilizzate per i listelli di parquet, dentro i macinacaffè e fra le pagine di libri intrisi di stupefacenti da cui, con metodi chimici poteva essere recuperata. I militari del GOA della Guardia di Finanza e gli agenti della sezione Narcotici della Squadra Mobile della polizia, hanno condotto le operazioni “cinisaro” e “Maltemi” al termine delle quali sono stati arrestati diciannove trafficanti. È stato arrestato anche Alessandro bono, 38 anni, di Carini, ritenuto “l’uomo chiave” di tutta l’organizzazione, il quale deteneva rapporti con complici colombiani i quali facevano da tramite con i narcotrafficanti venezuelani, ecuadoregni e colombiani per l’appunto. Il carinese Giuseppe Mannino, 30 anni, si riforniva da Bono. Tra gli altri palermitani finiti dietro le sbarre figurano Giuseppe Filippone, 42 anni, Francesco Tarantino, di 32 e Salvatore Spatola, 69enne di Torretta. Ai domiciliari sono andarti Antonino Vaccarella 34enne palermitano, Fabio Chianchiano, 52enne palermitano e Bennj Purpura 23enne originario di Carini. A tradire Bono e Faraci le telefonate preoccupate per la mancanza di alcuni chili di droga mancanti. In una delle intercettazioni, Bono dice a Faraci di aver fatto una “cazzata”, di aver lasciato la pedana incustodita e di aver trovato meno chili di droga di quanti attesi dal Sud America.