martedì, Aprile 16, 2024
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«Il mio ritorno in Sicilia sarà Sgarbi 2, la vendetta»: intervista al critico d’arte ferrarese

Sgarbi è Sgarbi. Furente, istrionico, sopra le righe, uomo colto e senza mezze misure ma sopratutto consapevole di essere chi è e non fa nulla per non farlo pesare. Lo abbiamo intervistato raggiungendolo nella sua casa ferrarese e quella che vi presentiamo a seguire è uno stralcio della lunga conversazione che ne è seguita. Tanti i temi toccati e tutti dai toni accesi come soltanto solo con lui è possibile. Mafia, antimafia, politica, pale eoliche, bellezza del paesaggio, magistratura e naturalmente la “faccenda” attualissima del Tempio G del Parco Archeologico di Selinunte che lui intende “tirare su”  per ripresentarlo nel suo splendido fulgore millenario.

Sgarbi, lei ha detto ultimamente che si batterà per la legalità in Sicilia e combatterà la mafia con tutte le sue forze, a cominciare dall’abbattimento del simbolo dello strapotere mafioso ovvero le pale eoliche che deturpano il paesaggio.

«L’ho detto e lo riconfermo. Non è necessario cercare la mafia come un’astrazione ma come un’organizzazione dedita all’illegalità più comune e per smantellarla occorre colpirla nei suoi interessi  così come hanno fatto in America con Al Capone inchiodato dall’evasione fiscale. In questo caso inchioderemo i criminali che hanno costruito le pale eoliche e che non hanno fatto bene il loro lavoro e li costringeremo a pagare per questo».

Ci vogliono molti soldi per abbatterle, non crede?

«Certo che lo so e proprio per questo dico che ad abbatterle sarà proprio chi le ha edificate truffando la regione oltre che distruggendo un paesaggio magnifico. Per questo confido nell’azione di buon governo di cui sarà capace il neo presidente Nello Musumeci. La sua onestà e la correttezza sono possibili grazie al fatto che lui non abbia alcuna rendita di posizione da difendere. È chiaro che chi ha rapporti con chi ha fatto costruire le pale tenderà a difendere quella posizione e a impedire che vengano abbattute. Musumeci non protegge nessuno perché non ha nessuno da difendere e questo gli rende le mani libere. L’onestà è possibile nel caso in cui non hai debiti che ti impongano un certo tipo di comportamento protezionistico. Lui non farà finta di non vedere. I costi dell’abbattimento saranno attribuiti ai costruttori disonesti. Non hai fatto bene il tuo lavoro? Paga! Su questo potremmo rivalerci. Tanto fra vent’anni andranno abbattute comunque per invecchiamento. Molte pale eoliche non sono neanche attive. Sono una truffa e vanno abbattute».

Lei ha fatto fuoco e fiamme per difendere il centrodestra e ha attaccato chi ha parlato di impresentabili. A che punto è il suo livello di indignazione?

«Per quanto riguarda gli impresentabili mi risulta che il più impresentabile di tutti sia un esponente dei Cinque Stelle, Fabrizio La Gaipa che è stato arrestato perché fregava la metà degli stipendi ai suoi dipendenti. È questo è il simbolo della disonestà. Gli impresentabili sono una retorica usata ingiustamente ma di cui sono vittima anche coloro che l’hanno sbandierato a più non posso. Un esempio per tutto lo stesso La Gaipa, come appena detto, il quale mi ha attaccato duramente quando denunciavo il comportamento in malafede di certa antimafia e di certa magistratura e che ora ne subisce lui stesso i contraccolpi. Chi la fa l’aspetti. Cateno De Luca invece è stato arrestato l’indomani dell’elezione, ecco un altro esempio di giustizia ad orologeria, e scarcerato tre giorni dopo. Ecco l’ennesima azione criminale della magistratura che ha sbagliato».

E Genovese jr allora?

«Quello è un ventunenne a cui il padre ha intestato tutto ma che non ha accumulato tutti quei soldi con azioni illecite. Non è responsabile della provenienza di quei soldi. Se il padre ruba dei soldi e gliene intesta una parte, che colpa ne ha? Paga le colpe del padre. E siamo uno a uno mi pare».

Lei non ha alcuna fiducia nella magistratura?

«Come ci si può fidare di una magistratura che condanna in primo grado Silvio Berlusconi a pagare 3 milioni di euro al mese alla moglie e in secondo grado scende a 1,5 milioni e in terzo addirittura è lei a dover pagare lui? Questa è schizofrenia. Come posso fidarmi di un giudice che arresta De Luca e poi lo scarcera poco dopo? Siamo davanti ad un caso di magistratura non ponderata. Poi magari andrà a processo ma l’arresto era solo la spettacolarizzazione di un potere esercitato in malo modo, un incartamento della giustizia che genera dubbi, gli stessi che io sottolineo da sempre, anche quando sciolsero il comune di Salemi di cui ero sindaco o del caso del comune di Corleone commissariato pure per presunte infiltrazioni mafiose. Li hanno sciolti solo perché si chiamano Salemi e Corleone  e dovevano farlo già nell’85 probabilmente non nel 2015 quando i mafiosi sono già morti e sepolti al cimitero. I comportamenti schizofrenici sono questi».

Un altro esempio di mala giustizia che le viene in mente?

«Occorrerebbe fare una commemorazione per ricordare la figura di Ciro Caravà l’ex sindaco di Campobello di Mazara, morto qualche mesa fa, strafogato da un pezzo di pane andato di traverso, conseguenza di tante operazioni subite per debellare un cancro alla gola. La magistratura lo ha distrutto, accusandolo di essere mafioso. Caravà è il simbolo dell’umiliazione in Sicilia, di una persona che viene arrestata per due anni e di cui poi si scopre che le accuse erano infondate. È una cosa gravissima e un magistrato che si comporta in questo modo è peggio di un criminale. Il magistrato deve ricercare la giustizia e non mi pare sia avvenuto in questo caso. Caravà è stato prosciolto da ogni accusa ma chi lo ripaga di essere stato gettato nel fango? Anche quello che è successo a Trapani nelle ultime amministrative grida vendetta. D’Alì viene prosciolto ma per cinque anni deve subire il divieto di soggiorno nella sua città ma che roba è? È colpevole o innocente? Se viene presa una misura di sicurezza contro D’Alì vuol dire che il processo è stato inutile. Questo tipo di prevenzioni sono una forma anticostituzionale di cui patisce la violenza solo la Sicilia…».

Tiziana Sferruggia

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