giovedì, Marzo 28, 2024
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Sal Giampino: «La realtà non esiste finché tu non la crei»

Creativo pubblicitario, per anni ha lavorato per le agenzie pubblicitarie milanesi, nel 2005 è tornato a Marsala.

Comunicare è un’arte, forse fra le più nobili. Trovare le parole giuste è il sogno di chi scrive e di chi parla. È un dono saper scegliere quelle da dire e quelle da evitare. Nella società dell’iconografia imperante, dove l’apparenza conta più dell’essenza, l’artista deve mediare fra parole e immagini e trovare il giusto equilibrio e rendere eterno ciò che passa.
Di cosa si occupa Sal Giampino?
«Sono un creativo pubblicitario. Ho studiato a Milano all’istituto creativo di design negli anni ’70 e poi ho lavorato nelle agenzie pubblicitarie milanesi. In seguito mi sono trasferito a Roma e ci sono rimasto fino al 2005. Dopo molti anni sono tornato a Marsala per cercare di portare in questa terra la novità della comunicazione».
Non comunichiamo bene qui in Sicilia?
«La mia è una provocazione ma non troppo. La comunicazione è una vera e propria strategia di vendita e deve essere fatta con criterio ed una attenzione particolare. Non basta giocare con le immagini o con le parole per ottenere qualcosa di valido e di efficace sopratutto. Ci deve essere dietro una tattica di comunicazione che deve essere rispondente agli obiettivi da raggiungere».
È dunque una vera e propria arte?
«La pubblicità può essere annoverata fra le arti moderne. è un’arte espressiva che fa riferimento alla costruzioni delle immagini finalizzate e alla produzione di una verbalità che ambisce a comunicare coerentemente. L’efficacia di un buono spot pubblicitario deve avere una grande idea dietro e deve avere un finalità strategica che deve durare nel tempo. Io nella mia filosofia di agenzia percorro la strada di Jacques Seguela, fondatore di una delle più importanti agenzie pubblicitarie del mondo il cui stile è inteso a catturare l’attenzione del pubblico tramite la spettacolarizzazione. Il suo motto era: tutte le marche devono assurgere a star. Sono d’accordo sul fatto che le strategie da mettere in atto devono dare credibilità al prodotto ma anche instillare il sostanziale radicamento nella mente del consumatore».
Si è sempre occupato di arte?
«Anche quando lavoravo nelle agenzie pubblicitarie mi sono sempre occupato di arte. Io dipingo dall’età di 5 anni. La mia prima mostra l’ho fatta a Marsala alla galleria Virzì e avevo 16 anni. Lavoravo con i pastelli a olio spalmato e dopo ho continuato a farlo. Anche adesso lo faccio».
Che stile predilige?
«Il mio stile è il frutto di vari periodi artistici. Sono passato dal realismo e non amo il verismo. L’arte è continua ricerca. Dall’olio sono passato all’acrilico. Sono tecniche molto diverse. Se fai acrilico devi avere le idee chiare. Non ti consente di aggiustare perché i colori asciugano subito. Ti consente una velocità di esecuzione elevatissima il che può essere anche negativo. è definitivo, ecco. Non si può cambiare in corso d’opera. Sull’olio puoi tornare sempre, è teoricamente un lavoro mai finito».
Scrive anche poesie e racconti?
«Ho pubblicato diversi racconti e un paio di romanzi. Mi occupo di letteratura e dipingo quasi contemporaneamente. E poi ci metto anche la comunicazione pubblicitaria di cui riconosco la valenza scientifica. La scrittura e la pittura invece mi consentono la libertà, l’apertura verso un mondo fantastico».
Lei ha tante passioni. Questo le consente di fare un costante percorso anche interiore
«Mi occupo di spiritualismo. La realtà non esiste finché tu non la crei, non è preconfezionata. La realtà è quella che creiamo noi. Io lo faccio continuamente. Costruisco la mia realtà. Attraverso quello che faccio, con le mie azioni».
C’è una tecnica particolare che segue?
«Con la tecnica rebirthing, che vuol dire rinascita, si possono superare le difficoltà della vita. È nata in oriente ma poi negli USA è stata elaborata e adattata. È una sorta di sostegno per chi ha vissuto traumi, ferite profonde che non gli consentono di portare avanti la propria vita. È una rinascita spirituale per affrontare il dispiacere».
Ma il dispiacere si elabora o si cancella?
«È una bella domanda questa. In effetti con il reberthing si elabora e si cancella nello stesso tempo perché si tratta di una tecnica respiratoria. Attraverso un respiro profondo e continuato che è diverso dal respiro quotidiano ed avviene soltanto attraverso i polmoni e non attraverso lo stomaco si ottengono risultati straordinari. Noi solitamente respiriamo attraverso lo stomaco e invece il respiro attraverso i polmoni ci porta ad uno stato di coscienza elevatissimo. Bastano 40 o 50 minuti per sentirne già gli effetti benefici».
E dopo che succede?
«Affiorano quelle paure, quelle bugie, le menzogne personali che raccontiamo e che ci raccontiamo. Vengono fuori le ferite cumulate nel tempo e diventano spazzatura mentale da buttare via. È possibile cancellare quello che affiora e rinascere appunto. Dopo diverse sedute si arriva ad un certo grado di pulizia mentale per cui puoi ricostruire quello che è stato sempre dentro di te e che tu non conoscevi perché avevi dimenticato che esistesse nel tuo profondo. Si soccombe ai condizionamenti sociali. All’idea di tempo e di obblighi e si pensa poco all’amore per se stessi. Il reberthing te lo insegna attraverso tecniche di respiro e tecniche di analisi psicologica. Per comprendere sé stessi e amarsi. Se ti ami, gli altri sul tuo viso leggeranno il tuo amore verso di te e si innamoreranno di te per questo. Il viso rifletterà questo amore e i rapporti umani sociali miglioreranno a seguito di questo».
È contento di essere tornato nella terra natia?
«Io mi trovo bene ovunque perché non esiste la mia terra ma esiste la Terra, Madre Terra. Potrei vivere a Timbuctu o al Polo Nord. Non amo una terra in particolare ma mi sento cittadino di Madre Terra. Penso ai migranti che non dovrebbero essere controllati da nessuno perché sono cittadini anch’essi di Madre Terra».
Dal punto di vista teorico credo che regga ma dal punto di vista pratico non credi che questo generi dei problemi?
«Penso che i migranti prima o poi sostituiranno i cittadini di questo occidente in declino E rammollito. Siamo in riassetto mondiale e l’uomo è ridotto a pedina spostato su una scacchiera per interesse economico. L’opinione pubblica dovrebbe essere sensibilizzata. Siamo sul punto di soccombere totalmente come umanità. Il ruolo degli artisti è quello di comunicare il malessere della società stando un passo avanti per avvertirla, fare da sentinella insomma».
Si sente ed è cittadino del mondo dunque. Ma c’è un luogo che le piace più di tutti?
«Non è il luogo che fa l’essere umano ma è l’uomo che fa il luogo. Per questo potrei vivere ovunque. Pensiero consapevolezza azione questo è il trittico vincente e questo è per me costruire la realtà».

Tiziana Sferruggia

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