sabato, Aprile 20, 2024
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Ristrutturano rudere con fondi europei, sequestrata villa a Ispica

Sulla carta sarebbe dovuta diventare un bed and breakfast e valorizzare un’area di alto interesse turistico e di rilevanza economica ma in realtà è diventata una lussuosa residenza privata dove trascorrere le vacanze.
I finanzieri della Tenenza di Pozzallo hanno smascherato un abile tentativo di truffa ai danni dell’Unione Europea che prevedeva la riqualificazione di un immobile di pregio, in Contrada Marina Marza. Le indagini, hanno permesso di dimostrare come due soggetti residenti in Emilia Romagna, proprietari di un rudere ad Ispica (zona Marina Marza), abbiano eseguito illecitamente un’ampia ristrutturazione dello stabile.
In particolare, è risultato che la ristrutturazione dell’immobile è stata realizzata grazie ad un finanziamento europeo di 200.000 euro stanziato dal Programma Operativo del Fondo
Europeo di Sviluppo Regionale 2007-2013 della Regione Siciliana, finalizzato alla creazione
di una struttura ricettiva per la valorizzazione del turismo nelle riserve ad alto interesse
naturalistico.
Le indagini della Guardia di Finanza hanno consentito di constatare che, sebbene il soggetto
giuridico richiedente il finanziamento e riconducibile ai proprietari dell’immobile, avesse
percepito già parte del contributo europeo pari ad euro 160.000 ed avesse ultimato i lavori
di ristrutturazione nel 2015, l’attività di “bed and breakfast” non è mai stata avviata.
La struttura, già ritenuta idonea dagli uffici preposti del Comune di Ispica per esercitare
l’attività commerciale è stata invece utilizzata dai proprietari come dimora per le vacanze
estive.
Inoltre, la società beneficiaria del finanziamento, rappresentata legalmente da un soggetto
prestanome, è risultata essere priva di patrimonio e di mezzi, creata al solo scopo di rendere inefficace l’atto di revoca della Regione Sicilia ed inapplicabili eventuali pignoramenti, finalizzati al risarcimento del contributo illecitamente percepito.
Secondo i due imprenditori, sarebbe bastato un valido schermo societario, ovvero
l’intestazione fittizia della società ad un soggetto terzo, per evitare conseguenze, ma così
non è stato. Infatti, la Corte dei Conti, condividendo in pieno gli elementi probatori raccolti
Comando Provinciale della Guardia di Finanza, ha delegato questi ultimi all’esecuzione del
sequestro conservativo sull’immobile, finalizzato al recupero del finanziamento illecitamente
percepito.

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