Lo scorso 6 giugno, l’operazione “Scorpion Fish” eseguita dalla Guardia di Finanza e condotta dalla DDA di Palermo, sgominò una banda criminale dedita al contrabbando delle sigarette ma sopratutto specializzato nel traffico di esseri umani, migranti provenienti dall’Africa e desiderosi di approdare sul suolo italico. Dalle indagini emerse che per questi migranti fossero utilizzati gommoni superveloci in grado di compiere la traversata del Canale di Sicilia in poco meno di 4 ore. Si sarebbe trattato dunque di un sistema più sicuro rispetto ai tradizionali barconi fatiscenti e super affollati e sopratutto riservato a extracomunitari “di lusso”, ovvero in grado di pagare fino a tre mila euro per raggiungere la Sicilia. In quell’occasione vennero arrestate 12 persone, alcune residenti a Marsala. Al vertice dell’organizzazione criminale vi erano alcuni tunisini. I 12 saranno processati il prossimo 6 aprile. A processo con rito abbreviato andranno Jabranne Ben Cheikh, 28 anni, presunto capo dell’organizzazione, la compagna Simonetta Sodi, di 55 anni, di Firenze Mongi Ltaief, di 46, Chiheb Hamrouni, di 26, i marsalesi Angelo e Salvatore Allegra, fratelli, di 48 e 54 anni, e Michele Graffeo, di 54, Hamadi El Gharib, di 43, Tarek Ben Massoud, di 29, Anis Beltaief, anche lui di 29, Giovanni Manoguerra, di 42, di Trapani, e Pietro Bono, di 64, di Menfi.
Le ipotesi di reato contestate sono associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con l’aggravante della transnazionalità. Secondo gli investigatori, la banda avrebbe anche trasportato sui loro gommoni anche individui collegati alla falange jihadista che avrebbero scelto questa via proprio per evitare i classici controlli ai porti siciliani.
Durante le traversate venivano anche trasportate le sigarette rivenduta nei mercati di Trapani e Palermo a non più di 3 euro a pacchetto