giovedì, Aprile 25, 2024
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«Ho lavorato bene. Il palco a Villa Margherita non merita questi attacchi». Intervista a Giovanni De Santis

Uomo antisistema, pragmatico, determinato e ottimo organizzatore. Giovanni De Santis è il direttore artistico e consigliere delegato  dell’Ente luglio musicale trapanese, ente che sotto la sua capacità gestionale ha raggiunto risultati insperati, in controtendenza con quanto fino al 2014 (anno della sua nomina) accadeva. Eppure, nonostante gli strabilianti risultati, la polemica scatenata in questi giorni sui social e sulla stampa lascia l’amaro in bocca, a chi, pur avendo lavorato bene e fatto risultati è costretto a difendersi dagli attacchi provenienti da più parti. Abbiamo raggiunto Giovanni De Santis e lo abbiamo intervistato. Ecco quanto ci ha detto.

Polemiche e amarezze. Ostracismi e attacchi. De Santis, lei e la “sua” creatura” impazzate sui social e sulla stampa. Questo palco sul quale si sono esibiti nomi importanti della cultura e dello spettacolo nella comunale Villa Margherita a Trapani non sarebbe in linea con lo stile Liberty che invece andrebbe rispettato. Dunque, va smontato oppure no?

« Vede, da tre anni non sono stato messo nelle condizioni di poter smontare la struttura. Il  Comune liquida le dotazioni finanziarie con molto ritardo. Sono tempi che variano dai 3 ai 5, agli 11 mesi. Malgrado l’opera di risanamento che il “Luglio” è stato capace di intraprendere, e parlo di crescente numero di pubblico e incremento del relativo sbigliettamento, mi trovo in una costante situazione di difficoltà. In certi momenti non ho i soldi per il gasolio del furgone che dovrebbe caricare i pezzi smontati della struttura che dovrebbero essere portati presso due stazioni logistiche, l’Autoparco Comunale e i capannoni di contrada Moschitto a 10 km di distanza. Abbiamo un solo furgone e 4 operai. Questo significa fare una serie infinita di viaggi per un tempo complessivo di circa un mese e mezzo per intenderci. Questo significa costi. Se manca persino il gasolio come faccio? Quando ci sono soldi in cassa, come prima cosa pago gli stipendi e i contributi altrimenti il DURC mi diventa negativo e mi bloccano tutti gli stanziamenti pubblici e non vi possiamo accedere. Non si può chiedere ad un gestore che ha ereditato una situazione fallimentare di risolvere in 4 anni tutti i problemi che si sono accumulati».

Che tipo di problemi ha trovato quando si è insediato nel 2014?

«Le faccio un esempio per tutti. Io pagherò il primo TFR dell’Ente, da 18 anni a questa parte. Mi sono ritrovato con 18 anni di Trattamenti di Fine Rapporto arretrati per un importo che si avvicina ai 300 mila euro. Nessuno prima di me ha pagato il TFR e lo pagherò io, il primo, quest’anno. La gestione delle vacche grasse è finita, forse questo dà fastidio».

Chi sono i suoi detrattori?

«Roberto Alongi, un geometra della Soprintendenza, a sua volta appoggiato caldamente dal nuovo Soprintendente Enrico Caruso. Si sono intestati questa battaglia. Alongi è anche offensivo nei confronti dell’Ente luglio, usa parole denigratorie, l’ha definito “favelas della lirica”. Siamo al nichilismo più assoluto come vede. Il Teatro all’aperto di Villa Margherita è invece diventato, a buon diritto, un elemento dell’identità cittadina che non snatura certamente il luogo. Sarei anche disposto a smontarlo a settembre e a rimontarlo a giugno come già si faceva 60 anni fa ma vorrei un pò di tolleranza, ovvero non iniziare a smontarlo dopo 4 giorni dalla fine degli spettacoli e per fare questo, ripeto, ci vogliono soldi». (ndr l’arch. Enrico Caruso, già Direttore del Parco Archeologico di Selinunte, è stato nominato il 22 ago 2017, Soprintendente ad interim dei Beni Culturali di Trapani)

Che cosa dovrebbe fare lei, in qualità di direttore Artistico e Consigliere Delegato dell’Ente Luglio Musicale Trapanese secondo loro?

« Smontare il palco a settembre, a fine stagione teatrale e rimontarlo ad aprile. Tenga conto che per montarlo ci vuole circa un mese e mezzo. Fra collaudi e tutto si arriva a giugno quando iniziano gli spettacoli. E comunque, a sentir parlare Enrico Caruso, gli spettacoli dovrebbero essere spostati a Piazza Vittorio».

E’ attuabile una simile proposta?

«I sogni sono una cosa e la realtà è un’altra. Il progetto è costoso. Il luogo è esposto a tramontana e soltanto per fare una schermatura dal vento ci vorrebbero moltissimi soldi e tutta l’operazione comunque costerebbe milioni di euro. Un’operazione la cui efficacia sarebbe tutta da verificare. L’ente luglio musicale trapanese è ben oleato e ben organizzato, già esiste, e ha dato prova di funzionare bene. Il teatro di Villa Margherita è conosciuto in tutta italia e in mezza Europa. E’ un teatro unico nel suo genere ed è annoverabile fra i Beni Culturali di Trapani. Il palco è stato costruito successivamente e riporta lo stile dell’epoca in cui è stato fatto. Molti monumenti sono così, ovvero stratificazioni di epoche che testimoniano il cambiamento e i gusti del Tempo in cui sono state apportate modifiche o aggiunte nuove cose. La struttura teatrale a Villa Margherita, e lo dico a conoscenza di tutti, è un’opera d’arte altro che obbrobrio. Fu progettata nel ’47 da Arturo Bongiovanni, un tecnico della Scala di Milano. Mio nonno lo chiamò per questo progetto che è un capolavoro di ingegneria impropriamente denigrato da chi, forse, non ne conosce la storia».

C’è chi parla addirittura di piante “pericolose” all’interno della Villa che potrebbero rappresentare un rischio per l’incolumità del pubblico seduto a guardare gli spettacoli. Di cosa si tratta? 

«E’ assurdo, mi creda. All’interno della Villa vi è una manutenzione costante degli alberi centenari che vi crescono rigogliosi. Le splendide magnolie sono potate, controllate, sfrondate, proprio per non rappresentare un pericolo per nessuno. In nessun luogo è così. Addirittura due anni fa è stata fatta un’approfondita indagine diagnostica ai raggi x per valutare la loro salute. Cosa che ad esempio non è stata fatta con le oramai eritrine trapanesi, ingiustamente capitozzate, le quali, per difendersi, per sopravvivere, alleggerivano il tronco per trovare un equilibrio autonomo e si svuotavano dentro. Il richiamo alla sicurezza è pretestuoso e non è di competenza né di geometri né di architetti. i rilievi vanno fatti dai vigili del fuoco e da altri esperti».

Lei è dunque sfavorevole ad un trasferimento del teatro a piazza Vittorio?

«Guardi, se fanno il teatro Verdura  a piazza Vittorio io sono d’accordissimo.  Se ci sarà la certezza di questo, si vedrà il da farsi. Il punto è che non si debbono trovare scuse per favorire e giustificare un’operazione costosa, (come quella di piazza Vittorio) sacrificando l’ente luglio musicale trapanese. Non devono uccidere ciò che già esiste per fare magari una speculazione che non mi riguarda, ecco».

Lei è stato artefice di un cambiamento radicale. In breve tempo la produzione lirica dell’Ente ha registrato una crescita del pubblico pari al 153%, oltre che un
incremento degli incassi da vendita di biglietti superiore al 54% rispetto al 2013. Che cosa aggiunge?

«Ho lavorato bene. In 20 anni, oltre il TFR arretrato, i debiti e la mala gestio nessuno ha mai detto una parola. I moralisti si stanno svegliando tutti adesso, da quando io cioè sono il gestore dell’Ente. La faticosa risalita, il risanamento in atto, sono osteggiati, mentre il disastro non era sottolineato da nessuno. Un milione e mezzo di buco non disturbava nessuno. Oggi che le cose vanno abbastanza bene, evidentemente nuoce a qualcuno».

E come dicevano gli antichi, “nemo profeta in patria”.

Tiziana Sferruggia

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