giovedì, Marzo 28, 2024
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Marsala, condannato Michele Licata. Ci siamo fatti raccontare il processo dall’Avvocato Gaudino

Marsala – Il Giudice monocratico Lorenzo Chiaramonte, del Tribunale di Marsala, ha condannato a due anni e mezzo per lottizzazione abusiva l’imprenditore e “re” delle sale ricevimenti Michele Licata. La vicenda processuale riguardava principalmente la spiaggia di Torrazza ed è stato appurato infatti che Licata, tramite la società Roof Garden e a seguito delle autorizzazioni ottenute per ristrutturare gli edifici, iniziò a costruire una struttura con il fine di realizzare un grande complesso alberghiero in un’area in cui non era possibile. Il Giudice Chiaramonte ha disposto la confisca di 18 ettari di terreni appartenenti a Licata, che andranno al Comune di Petrosino. Il Giudice ha ordinato la demolizione degli edifici ritenuti abusivi, il pagamento delle spese processuali e il risarcimento danni. Il Comune di Petrosino si è costituito parte civile, con gli Avvocati Giuliano Pisapia e Valerio Vartolo; si sono costituiti parte civile inoltre: il Circolo Marsala-Petrosino di Legambiente, con l’Avvocato Gaudino e Codici Onlus. Michele Licata dovrà versare 20mila euro al Comune di Petrosino, 15mila a Legambiente e 2mila a Codici. Per la rimanente somma (417 mila euro in totale) ci sarà un altro processo in sede civile. A tal proposito, il Sindaco di Petrosino Gaspare Giacalone in una nota diffusa alla stampa ha scritto: «preannuncio che ci costituiremo nuovamente parte civile per un nuovo processo, sempre per lo stesso reato di lottizzazione abusiva, che vede come imputati i tecnici del progetto. Che sia da monito per i furbi. Ora possiamo pianificare concretamente un futuro diverso per Torrazza. Voglio dedicare questa vittoria ai miei cittadini e, sopratutto, alle ragazze ed ai ragazzi che hanno combattuto questa battaglia mettendoci la faccia. Ringrazio gli avvocati Giuliano Pisapia e Valerio Vartolo che hanno difeso gli interessi di Petrosino in questo processo. Più in generale vorrei che questa storia servisse ai tanti siciliani e italiani che credono nella legalità e che hanno voglia di cambiare. È vero, sarà difficile battersi. Difficilissimo. Ma vi posso assicurare che la soddisfazione è enorme quando la ragione trionfa sulla prepotenza. Vince Petrosino, vince la legalità!».

Sono stati riconosciuti al Comune di Petrosino anche i danni patrimoniali. Una vicenda lunga e complessa, che ha avuto inizio nell’ormai lontano 9 Agosto 2011 quando il Sindaco Gaspare Giacalone rimase incantato dalle bellezze di Petrosino che si contrastava con una luce poco nitida all’orizzonte. Così ha raccontato la vicenda sulla sua pagina facebook: «non immaginavo nemmeno lontanamente che dopo qualche mese sarei diventato Sindaco. Ero venuto in vacanza da Londra e la sera prima di questo mio discorso in Piazza avevo visto gli occhi dei miei coetanei senza più una speranza. Mi raccontarono che pure la Spiaggia di Torrazza stava per andare via e non essere più il loro luogo, libero come lo avevamo sempre visto. Diventava a tutti gli effetti una spiaggia privata, con una speculazione edilizia pari a 9 mila metri cubi di cemento in una zona a protezione speciale. Ma nessuno ne parlava, nessuno era venuto a dire di preciso alla cittadinanza cosa stava accadendo. La spiaggia di tutti, il bene comune era diventata l’ultima spiaggia per risvegliare le coscienze. Quegli occhi mi scossero molto e senza dire niente a nessuno decisi di lanciare una petizione popolare per difendere Torrazza». Un’iniziativa che ha raccolto 2.400 firme, tra cui quelle di Dario Fo, Franca Rame. I media locali cominciarono a parlare del caso e anche la gente in piazza, nei locali e nei bar. Il gruppo di ragazzi diventava sempre più grande e, come ricorda Gaspare Giacalone nel suo lungo messaggio, «dentro i loro occhi ho visto finalmente brillare la voglia di riscatto e di cambiamento. Mi chiesero di candidarmi a Sindaco. Istintivamente avrei voluto dire subito NO. Non avevo nessuna voglia – lo ammetto – di cambiarmi la vita, lasciare Londra ed il mio amato lavoro. Ma la mia coscienza mi ha tormentato per diversi giorni e alla fine ho accettato. Fu una campagna elettorale durissima. Gli avversari mi coprirono di insulti e noi non abbiamo mai reagito. Attaccavano ferocemente proprio sulla vicenda di Torrazza. Siamo andati in ogni casa a parlare con la gente e a spiegare».

Noi ci siamo fatti raccontare il processo dall’Avvocato Gaudino, che era parta civile del processo con il Circolo Marsala-Petrosino di Legambiente.

Avvocato Gaudino, Michele Licata e stato condannato a due anni e mezzo per lottizzazione abusiva. Era una sentenza che vi aspettavate? Come l’avete accolta?

«Le sentenze non sono mai certe e non bisogna mai dare nulla per scontato. Noi confidavamo nell’accoglimento delle tesi accusatorie che avevano tratto origine anche dall’attività dei giovani attivisti di Legambiente. Naturalmente abbiamo accolto con soddisfazione la sentenza che, oltre a fare chiarezza sulla questione Torrazza, ha dato un forte ed inequivoco segno della presenza delle istituzioni. Questo segnale incoraggia i giovani a credere con maggiore vigore nelle istituzioni e nel pianeta Giustizia che spesso è oggetto di allarmante sfiducia da parte del cittadino medio».

Perché secondo voi è stato condannato Licata?

«Credo che il Tribunale abbia accertato e sanzionato il progetto del Licata di aggirare gli ostacoli di carattere tecnico urbanistico che gli impedivano di creare una struttura alberghiera, costruendo (con concessione edilizia) due opifici (un caseificio ed un salumificio) per poi trasformarli in struttura alberghiera. Questo progetto di trasformazione è emerso  da alcuni elementi indiziari quali la presentazione di un progetto  per la realizzazione di un campo di golf nell’area compresa tra i due edifici industriali, la realizzazione nelle strutture industriali di un piano intermedio con realizzazione di numerose finestre e il ritrovamento nel pc di uno dei progettisti degli opifici, di un progetto che prevedeva la realizzazione di numerose camere di circa 12 mq ciascuna con annesso bagno in ognuno dei piani».

Vivere un processo da spettatori, da curiosi, suscita certamente emozioni contrastanti e talvolta poco razionali. Come si è svolto il processo in aula invece? Con la toga in spalla e la costituzione in mano. Ce lo racconti…

«Il processo è stato sempre vivace ed in alcune fasi nervoso. Al Giudice Chiaramonte, però, indipendentemente dall’esito del processo, va riconosciuta la grande capacità di avere diretto in modo equilibrato e con polso fermo il dibattimento, garantendo alle parti il pieno esercizio delle loro facoltà e vietando ogni divagazione superflua. Ma è stato anche un processo interessante nel quale sono stati esaminati illustri professionisti e docenti universitari che hanno esposto le loro tesi in maniera chiara, dimostrando grande conoscenza della complessa materia amministrativa ed urbanistica. Poi ogni processo ha un vincitore ed un vinto e, certamente, per un Avvocato essere dalla parte del vincitore è sempre motivo di grande soddisfazione professionale. Voglio chiarire, però, che per Legambiente non è stata importante l’irrogazione di una pena a carico del Licata, ma l’affermazione del principio della legalità ambientale che sta alla base della tutela dell’ambiente. In tal senso reputo importante anche la condanna dell’imputato al risarcimento dei danni morali in favore del Circolo Legambiente Marsala Petrosino quale riconoscimento della meritoria ed incessante attività svolta dai volontari del suddetto Circolo presieduto dall’Avv. Letizia Pipitone. Questo obiettivo è stato raggiunto con le sanzioni accessorie quali la confisca del terreno e la demolizione dei due (presunti) opifici. Spero che la sentenza divenga al più presto definitiva e che venga eseguita nel più breve tempo possibile dando così ai giovani un segno tangibile della presenza dello Stato».

Angelo Barraco

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