venerdì, Marzo 29, 2024
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Morto Ligresti, l’immobiliarista siciliano re delle polizze

Si è spento a Milano, a 86 anni, al San Raffaele, dove era ricoverato, l’immobiliarista di origine siciliana Salvatore Ligresti.Don Totò così come era soprannominato, era nato a Paternò, vicino Catania e si era trasferito a Milano per fare il servizio militare ma vi restò per il resto della vita. Si laureò in ingegneria e aprì uno studio di progettazione. Nel 1966 si sposò con Antonietta Susini, figlia del provveditore alle Opere pubbliche della Lombardia con la quale ha avuto tre figli, Giulia Maria, Paolo e Jonella. Protagonista del mondo milanese fu anche coinvolto in inchieste giudiziarie e crac finanziari. Fra gli uomini più ricchi d’Italia, è considerato il re degli immobiliaristi tra appalti pubblici e capannoni industriali. Investe in Mediobanca e nel gruppo assicurativo SAI, fuso poi con la “Fondiaria Assicurazioni”.

Nel febbraio del 1981, la moglie venne sequestrata da un gruppo di mafiosi, tra cui un fedelissimo di Stefano Bontate. Ligresti pagò un riscatto di 600 milioni di lire e due dei tre sequestratori vennero poi assassinati. La procura indagò sui rapporti eventuali dell’immobiliarista con la mafia, conclusasi con un nulla di fatto.

 

Nel 1992, Ligresti venne coinvolto in Tangentopoli e venne arrestato per tangenti pagate per vincere appalti per la Metropolitana milanese e le Ferrovie Nord. Condannato a 2 anni e 4 mesi, ottenne l’affidamento ai servizi sociali presso un centro Caritas.

Nel 2011, su pressione di Mediobanca, Ligresti cedette Fonsai e Milano assicurazioni, pesantemente indebitate ed esposte con la stessa Mediobanca. le azioni vennero rilevate dal gruppo Unipol.

Ligresti venne arrestato nell’estate del 2013 e finiscono in carcere anche le figlie, mentre il figlio Paolo, diventato solo pochi giorni prima cittadino svizzero evitò per questo, la custodia cautelare.
Il processo di primo grado portò alle condanna di Ligresti a 6 anni per falso in bilancio e manipolazione del mercato per Fonsai a Torino e a 5 anni per aggiotaggio in relazione alla vicenda Premafin.

 

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