venerdì, Aprile 19, 2024
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Frode di 10 milioni al “Lucia Mangano”: arrestato Corrado Labisi

Corrado Labisi, 65 anni,  già presidente del Consiglio di amministrazione del ‘Lucia Mangano’, l’istituto che accoglie i disabili, è stato arrestato dalla DIA nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Catania su un presunto ‘buco’ da 10 milioni di euro nella gestione dell’istituto. Il Gip ha emesso un’ordinanza in carcere per associazione a delinquere e appropriazione indebita.

Labisi sarebbe stato l’organizzatore della presunta frode e con lui, ai domiciliari sono finiti anche la moglie, Maria Gallo, di 60 anni, la loro figlia, Francesca Labisi, di 33 e due collaboratori: Gaetano Consiglio, di 39, e Giuseppe Cardì di 57.

Labisi avrebbe “gestito i fondi erogati dalla Regione Siciliana e da altri Enti per fini diversi dalle cure ai malati ospiti della struttura, distraendo somme in cassa e facendo lievitare le cifre riportate sugli estratti conti accesi per la gestione della clinica, tanto da raggiungere un debito di oltre 10 milioni di euro”. Labisi ha mantenuto contatti con il pregiudicato Giorgio Cannizzaro, noto esponente della ‘famiglia’ mafiosa Santapaola-Ercolano” e nonostante tutto era riuscito a costruirsi un’immagine rispettabile in società. Era considerato un paladino in difesa della legalità, promotore di due premi antimafia: l”Antonietta Labisi’ intitolato alla madre e il ‘Saetta-Livatino’. Secondo il GIP, Labisi, sarebbe affetto da doppia personalità tanto che l’inchiesta che lo vede coinvolto è stata denominata “Giano bifronte”.

Frequentava apparati dello Stato o addirittura esponenti dei servizi segreti e massoni e intratteneva rapporti con mafiosi di grosso calibro, come Cannizzaro appunto.

Da una perizia, del consulente dell’autorità giudiziaria, è emerso che Corrado Labisi ha utilizzato per fini diversi 1,3 milioni di euro e sua moglie 384.000 euro. Questi soldi sarebbero serviti per sostenere le spese effettuate dalla moglie e dalle figlie e per pagare cene e soggiorni agli amici.

Per quanto riguarda la struttura di accoglienza ai malati gestita dallo stesso Labisi, se non fosse stato per il personale caritatevole, i pazienti sarebbero stati mantenuti con latte allungato con acqua e avrebbero indossato vestiti invernali in estate. Questo è quanto dichiarato da un dipendente interpellato in Procura.

 

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