venerdì, Aprile 19, 2024
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Mazara. Dragaggio mancato e pulizia del fiume: intervista al comandante Riccobene

Sabato scorso abbiamo assistito alla straordinaria esondazione del fiume Mazaro che “taglia” in due la città di Mazara del Vallo, evento documentato con video e immagini ( leggi qui) che testimoniavano la furia inarrestabile della Natura che, non trovando spazio, tracima e travolge tutto quanto incontra al proprio passaggio.

E’ andata così a Mazara che si è svegliata sabato sotto una pioggia battente e con la conseguente esondazione del fiume. Detriti e fango hanno invaso i moli e sono arrivati fino in strada , insozzando tutto e arrecando danni  ad alcune imbarcazioni. 

A distanza di 6 giorni siamo tornati a Mazara per fare il punto sulla situazione fotografando il porto canale interessato dalla piena.

Ricordiamo ai lettori che il parere degli esperti si è concentrato sugli aspetti “utili e necessari” della manutenzione, del cosiddetto dragaggio, ovvero dei lavori che “servono a mantenere inalterata la sezione di deflusso” ( Rischi ambientali e difesa del territorio di Franco Angeli- Hoepli page. 112) e ancora, ” la circostanza che, a parità di portata di acqua, la diminuzione della sezione comporta l’accelerazione del flusso, prima ancora di portare all’elaborazione delle leggi fisiche di Venturi e Bernoulli, fu constatata empiricamente da Leonardo da Vinci“. In un contesto urbano, dove è impossibile ricorrere ad altre misure di mitigazione,come ramificazioni o casse d’espansione, fermo restando l’importanza della funzione portuale dell’alveo del Mazaro, il dragaggio appare come l’unico modo per scavare i fondali e consentire il passaggio senza danni anche di una piena della portata simile a quella a cui abbiamo assistito sabato 10 novembre. 

Abbiamo intervistato il comandante in seconda Dario Riccobene della capitaneria di porto di Mazara con il quale abbiamo parlato del mancato dragaggio del fiume Mazaro e delle possibili soluzioni. 

Comandante Riccobene, abbiamo visto il Mazaro quasi impazzito. Di chi è la colpa? Ancora una volta è colpa dell’uomo?

“Se un alveo è pulito è chiaro che l’acqua trova spazio e fa il proprio corso, cioè defluisce senza troppi problemi. Il dragaggio che in effetti non si fa da almeno 40 anni riguarderebbe comunque soltanto un tratto del Mazaro e paradossalmente non è previsto nel tratto dove si è concentrata la piena che è avvenuta più a monte. Lì occorre la pulizia dell’alveo. Quel tratto non appartiene al Demanio Marittimo e lì occorre quel tipo di manutenzione. Il dragaggio è previsto più a valle ovvero nella zona della foce, per intenderci dove c’è la statua di San Vito. Posso dire però che se fosse stato fatto il dragaggio più a monte negli anni passati, forse sarebbe servito ad evitare anche questa esondazione ma sono aspetti tecnici e non entro nel merito. Certo che l’alveo pulito avrebbe aiutato molto”.   

A chi tocca dunque questo tipo di manutenzione, cioè la pulizia del letto del fiume?

“Potrebbe chiedere alla Regione, agli uffici che si occupano del dissesto idrogeologico. Sinceramente non so a chi spetti. Nella zona in cui è avvenuta l’esondazione c’è poco fondale. Credo non superi gli 80 centimetri.  Anche lì potrebbe essere valutata un’ ipotesi di dragaggio. Comunque un lavoro di pulizia va fatto”.

Quante imbarcazioni hanno subito danni?

“I danni maggiori li hanno subiti le imbarcazioni da diporto, una ventina, mentre le piccole unità da pesca sono due o tre. Quelle da diporto ormeggiate all‘Adina hanno subito l’ondata di piena ma non hanno subito danni. La piena si è concentrata, (e ha fatto più danni) dove c’erano piccole imbarcazioni ovvero sotto il cosiddetto ponte vecchio. La piena si è concentrata in prossimità del mercato ortofrutticolo e proprio lì una famiglia è stata evacuata. 

Cosa hanno detto i sottosegretari scesi da Roma a Mazara proprio 2 giorni fa?

Il sottosegretario agli Interni, Stefano Candiani è stato in visita al Distretto della Pesca e il sottosegretario alle infrastrutture e Trasporti, Michele Dell’Orco, ha fatto un sopralluogo della zona e ha valutato i danni. Entrambi hanno appreso della situazione di stallo in cui versa il porto canale. Nei prossimi giorni dovrebbe riunirsi un tavolo tecnico dove si discuterà della procedura per arrivare ad una soluzione del problema.  La loro presenza a Mazara credo attesti l’interesse per la città, per il porto in modo particolare. L’incontro a piazzale G.B. Quinci è stato come un abbraccio alla città. Lo stato di calamità naturale è oggetto di discussione e se accettata potrebbe garantire una sorta di ristoro a chi ha subito dei danni”. 

Da anni però si parla dello smaltimento dei fanghi dragati. La levata di scudi degli ambientalisti da un lato e le analisi fatte dal CNR dall’altra hanno rallentato i tempi?

“Intanto diciamo che i soldi stanziati per il dragaggio non sono molti e che pertanto, anche volendo, non si potrebbe effettuare un lavoro risolutivo. La colmata del Lungomare Fata Morgana è  stata creata artificialmente anni fa dall’uomo con l’ammasso delle alghe. Col passare del tempo è diventata una palude nella quale si sono create le condizioni favorevoli alla nidificazione di alcuni uccelli, del Fraticello in particolare.

Uccello Fraticello

Le analisi dei fanghi sono fondamentali per accertare quali possono essere versati nella colmata e quali invece sarebbe opportuno che venissero versati in discarica.In funzione di quanto deve andare in discarica cambia il prezzo ovviamente.

Certamente non è una soluzione semplice. E le risorse economiche a disposizione, come dicevo, sono poche. Non credo si stiano valutando le conseguenze di entrambe le soluzioni. Anche noi, come capitaneria di Porto, coinvolti certamente nella questione, non stiamo tralasciando nulla”.. 

Tiziana Sferruggia

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