venerdì, Aprile 26, 2024
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Mazara, bruciate carcasse di pesce in riva al fiume

La notizia è davvero inquietante e a riportarla è il quotidiano online “Primapaginamazara”. In effetti, l’attenzione di questi giorni è stata attratta dall’esondazione del fiume Mazaro che ha invaso con fanghi e detriti i moli e le strade in prossimità del porto canale. Il Mazaro però, è lungo circa 30 Km e ciò che accade nei terreni attraversati dallo stesso, è di rilevanza non inferiore. Un sopralluogo è stato effettuato da tre operatori del settore agricolo Andrea De Simone, Francesco Musso, e Aldo Calamia, rappresentanti della CIA.

Musso ha sottolineato i danni subiti dall’agricoltura mazarese che non è considerato di grande importanza per l’economia locale.  “Per chi non lo sapesse, prima di arrivare a valle nel porto canale –ha scritto Francesco Musso- le acque del fiume Màzaro con veemenza e portate mai viste forse nell’ultimo mezzo secolo o più, hanno attraversato diversi chilometri del nostro agro-mazarese lasciando dietro di sé solamente distruzione e danni alle colture e alle strutture con vigneti letteralmente buttati già come fuscelli, alberi eradicati come semplici piantine, con migliaia di metri cubi di suolo persi e con argini dello stesso fiume erosi dalla furia dell’acqua.di questi danni sino ad oggi non ne ha parlato nessuno vuoi perché l’agricoltura a Mazara non è considerata un polmone economico vuoi perché non fa “audience” come altre tematiche e/o comparti!”.

De Simone, agricoltore con sensibilità ambientalista, ha inoltre sottolineato la gravità della situazione che si sarebbe verificata nella cosiddetta zona “fiumara” , ovvero un territorio che si trova in prossimità di Borgata Costiera) dove probabilmente le acque del fiume Mazaro si sono ingrossate caricando terra e tutto ciò che incontrava nel suo percorso. Lo stesso De Simone, in compagnia di suoi collaboratori ha fatto la triste e preoccupante scoperta della discarica abusiva che si troverebbe in vicinanza di uno dei pozzi che alimentano la città di Mazara. Da lì proveniva una forte ed acre puzza di bruciato e si levava un’alta colonna di fumo. Si sono avvicinati ed hanno scoperto i resti dei pesci bruciati che emanavano quell’odore nauseabondo. Forse si trattava degli scarti di tonno di provenienza incerta, non certificata. Vi erano comunque rifiuti anche tossici che stavano pericolosamente bruciando.

Sono state informate le autorità competenti e sono state avviate le indagini per risalire ai colpevoli di questo disastro ambientale.

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