Con un provvedimento emesso dalla sezione misure e prevenzione del tribunale di Palermo è stata confiscata una buona parte dei beni, per un valore di 50 milioni, agli eredi di Ezio Brancato, socio di Vito Ciancimino negli affari del gruppo Gas. Il provvedimento riguarda la moglie di Brancato, Maria D’Anna, e le figlie Monia e Antonella. Le prime due sono considerate “socialmente pericolose”.
La Procura di Palermo, nel 2013, ottenne il sequestro del patrimonio dei Brancato. Il motivo fu perchè venne scoperto che i boss della mafia negli anni ’80 e ’90, avevano investito nelle società che si occupavano della metanizzazione di diverse aree in Sicilia.
In modo particolare, la Gasdotti, era stata fondata da 2 gruppi, uno facente capo a Gianni Lapis, il commercialista legato a Vito Ciancimino e l’altro a Ezio Brancato appunto.
Grazie all’appoggio di cosa nostra, l’azienda ottenne il via libera per realizzare la rete e distribuire il metano in settantaquattro comuni di Sicilia e Abruzzo, prima di essere venduta, nel 2004, agli spagnoli della Gas Natural.
La confisca riguarda, oltre alla società, anche un tesoretto di preziosi e gioielli trovato in alcune cassette di sicurezza di Andorra grazie a una rogatoria condotta dal procuratore Francesco Lo Voi.