martedì, Aprile 23, 2024
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“Noi con Messina Denaro ci volevamo bene assai”: ecco le intercettazioni choc di Lo Sciuto

“Quello là, siccome noi ci volevamo bene capito, assai ci volevamo bene, perciò da me puoi stare tranquillo che né mi manderà nessuno, né viene nessuno”. Quello là è Matteo Messina Denaro, il superlatitante di Castelvetrano e a vantarsi di conoscerlo bene e di avere anzi con lui un rapporto d’affettuosa amicizia è l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, finito in carcere ieri a seguito del maxi blitz “Artemisia”.

Lo Sciuto parla a ruota libera con il suo amico massone, Nicola Clemenza,con il quale si vanta di non aspettarsi nulla di male e di avere anzi le spalle coperte proprio da questa amicizia che lo circonda con la sua aura di protezione. L’intercettazione choc è contenuta nel rapporto dei carabinieri del nucleo Investigativo di Trapani che ieri hanno fatto scattare il maxi blitz con 27 arresti, tutti nomi conosciuti della politica e della pubblica amministrazione. Lo Sciuto è accusato di essere a capo di una loggia segreta che faceva ed elargiva favori. Una sorta di cerchio magico nel quale chi ne faceva parte ne ricavava ovviamente vantaggi.

Quella fra Giovanni Lo Sciuto e il boss di cosa nostra risale ai primi anni della giovinezza.
“Quando eravamo ragazzini ci volevamo bene, poi lui ha fatto la sua strada … minchia, come mi tratta, mi tratta mi tratta. Però lui minchia quando ha preso quella strada mi ha detto “Giova’ io faccio una strada, tu fai una strada, statti lontano”, minchia me lo è venuto a dire”. E ancora: “Mi ha detto, “Giova’ statti lontano, non è strada che spunta, io sono costretto”. Un caro amico rispettoso dunque che non vuole inguaiare l’altro e che lo avvisa della sua pericolosità. Messina denaro anzi avvisa ai “suoi” di non toccare il caro Giovanni, anzi dice loro che da Giovanni Lo Sciuto non ci deve andare nessuno, lasciatelo stare a quello che quello deve fare un’altra strada”.

Lo Sciuto a sinistra e Messina Denaro a destra

Lo Sciuto però approfittando di essere nella Commissione antimafia alla regione, promette a Clemenza di “strappare” anche le lettere anonime che parlano di massoneria per non danneggiarlo.

“Non sono in commissione antimafia Nico’? Appena arrivano le lettere anonime sulla massoneria…Nico’ appena ti arrivano quattro lettere anonime, non si capisce?…arrivano cose sulla massoneria, se sono cose di altri paesi non mi, quando sono cose di qui le prendo e le strappiamo”. In tal modo intendeva Lo Sciuto di essere la sentinella ndella provincia di Trapani. E intanto maneggiava per fare favori e riceverne come quella volta in cui incontrò un cugino di secondo grado di Matteo Messina Denaro, Francesco, procuratore speciale per la “Diaverum srl”, una società che gestisce laboratori di analisi e centri di emodialisi.

Lo Sciuto avrebbe garantito il suo interessamento per un progetto che riguardava la struttura sanitaria e in cambio Francesco Messina Denaro avrebbe assunto una persona che stava a cuore a uno dei fedelissimi di Lo Sciuto, il dottore Orlando, anch’esso finito nei guai nell’operazione “Artremisia”.

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