Caterina Bellandi è una bella signora bionda,vestita con abiti colorati ed esuberanti, una gioia per gli occhi di chi la vede arrivare e muoversi con una semplicità piena d’amore. Per tutti è la “zia Caterina” la dolce tassista che ha trasformato il suo mezzo di lavoro, il Taxi Milano 25, in una “home“, una casa colorata, piena di disegni, con cui trasporta gratuitamente in ospedale i bambini malati di tumore per ricevere le necessarie cure oncologiche.
Un viaggio pieno di abbracci e di allegria, per trasformare la malattia in un “gioco”, un momento transitorio dopo il quale si tornerà a correre e a giocare. La “zia Caterina” somiglia alla meravigliosa Mary Poppins, la magica tata che trasforma in “possibilità positive”, i problemi.
Caterina Bellandi ha alle spalle una storia triste, dolorosa. Tutto inizia nel 2001, quando le muore il marito Stefano, con un cancro ai polmoni. Era lui il tassista di casa, si guadagnava da vivere portando in giro le persone. Caterina era impiegata a Prato, una città della Toscana. Tutto cambia e tutto le sembra difficile. Inizia a lavorare lei come tassista, prendendo il posto di Stefano. Ma Caterina è forte e riesce a trasformare l’ineluttabile dolore in uno spiraglio di luce per chi soffre, per chi purtroppo è colpito dalla malattia e accomunato dall’inevitabile sconforto. Un giorno, per caso, ad appena un anno dalla morte del marito, sul suo taxi Milano 25, sale una bambina, la quale, attratta dal grande fiore che era disegnato sul cruscotto, le raccontò la sua storia triste. Le raccontò del suo fratellino morto per un tumore cerebrale. La storia coinvolge emotivamente Caterina al punto che da quel giorno inizia ad effettuare corse gratuite per l’ospedale pediatrico Meyer, a favore dei familiari e dei bambini malati di tumore. Da quel momento, il suo taxi comincia ad arricchirsi di colori, luci, disegni, peluche, fiori, foto dei bambini malati e guariti, i “Supereroi” così come li chiama lei, la zia Caterina, affettuosamente.
Taxi Milano 25 gira il lungo e in largo per tutta la Penisola, “unendo” le storie, i bambini, i piccoli eroi costretti ad affrontare la malattia. Raccontando le loro esperienze, il loro dolore, le loro cure, i bambini malati “scoprono” di non essere soli. Il confronto e il racconto salvano dalla solitudine che a volte, è come una malattia.
