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31 anni fa moriva Giorgio Almirante, la storia di un uomo e di un partito

Sicuramente una delle figure politiche più importanti e controverse del secondo dopoguerra. Quando in Italia tutto era da decidersi e sventolava l’aria di cambiamento, di innovazione, di Repubblica, appariva un rigurgito del passato quella bandiera del Movimento Sociale Italiano. Era un partito piccolo ma le ha passate tutte, aveva gambe forti e sguardo fiero. Forse era un’altre destra, forse era un’altra Italia.

Una bandiera però che, dalla sua fondazione, ha sempre connotato una parte della destra italiana. Una destra che ha fatto le sue lotte, che non aveva grossi numeri ma li aveva di sostanza, di qualità. E le piazza si infuocavano con le parole del suo leader Giorgio Almirante. Il padre, attore, direttore di scena di Eleonora Duse e di Ruggero Ruggeri e poi regista del cinema muto, apparteneva ad una famiglia di attori e di patrioti, con ascendenti appartenenti all’alta nobiltà di Napoli.  Una figura atipica e carismatica che oggi non esiste più.

Un Movimento Sociale che inibiva i giudizi di buona parte dell’opinione pubblica poiché sempre labile è stato il suo confine con il passato fascista. A tal proposito riportiamo proprio le parole di Almirante, a microfono spento, a seguito dell’intervista Daniele Protti, per Il Lavoro, settembre 1980:

“sto a Montecitorio dal 1948, da più di trent’anni. Il Msi si è trasformato, da quel nucleo iniziale di reduci del fascismo. Ormai fa parte stabilmente della geografia politica dell’Italia repubblicana. È stato un processo lento e difficile. Bene: ma lei crede davvero che io possa pensare di chiudere la mia carriera, la mia vita politica, facendo il becchino di un partito che muore perché una generazione si spegne per motivi anagrafici e un’altra perché chiusa in galera? Crede davvero che sia così miserabile da avere questa ambizione da nostalgico rincoglionito? [… ] Le dirò di più: io non voglio morire da fascista. Tanto che sto lavorando per individuare e far crescere chi dovrà prendere le redini del Msi dopo di me. Giovane, nato dopo la fine della guerra. Non fascista. Non nostalgico. Che creda, come ormai credo anch’io, in queste istituzioni, in questa Costituzione. Perché solo così il Msi può avere un futuro. Altrimenti è costretto a sparire. Capisce perché sono così deciso nel negare qualsiasi legame con chiunque abbia messo la bomba di Bologna? È un nemico anche del Msi.“

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