venerdì, Marzo 29, 2024
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Avvocatessa trapanese condannata per una “mazzetta” a 5 anni

Un’ avvocatessa trapanese è stata condannata a 5 anni per tentata concussione. Si tratta di Rosa Sanna, legale del foro di Trapani arrestata nel 2017 in flagranza di reato mentre “intascava una mazzetta”. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Trapani presieduto dal giudice Daniela Troja (a latere Visco e Marroccoli) e riguarda anche un’altra donna, Vita Pipitone, (cliente della Sanna) condannata a 2 anni e 8 mesi per il medesimo reato.

In fase di sentenza i giudici hanno derubricato l’accusa per entrambe – che erano state rinviate a giudizio per concussione – e ha stabilito l’interdizione dei pubblici uffici per l’intera durata della pena. In fase di requisitoria il pm Andrea Tarondo aveva chiesto la condanna a 9 anni per il legale e a 7 anni per la Pipitone, entrambe per concussione. L’indagine fu condotta dalla sezione di pg del Corpo Forestale coordinato dall’ispettore Ino Conigliaro.

Secondo l’accusa l’avvocato Sanna avrebbe chiesto a un collega originario di Alcamo, Jose’ Libero Bonomo (parte civile nel processo in corso), il pagamento di 80 mila euro in cambio del ritiro di una denuncia per infedele patrocinio da parte della sua cliente Vita Pipitone. La donna fu arrestata dagli agenti del Corpo Forestale all’uscita di un bar, dopo aver ricevuto una busta con 6 mila euro in contati consegnata da Bonomo, a titolo di anticipo rispetto al totale richiesto.

Nei mesi precedenti all’episodio, il legale alcamese aveva presentato alcune denunce, dicendosi vittima di richieste di denaro da parte di diversi soggetti che nel frattempo aveva registrato.

“Gli approcci con l’avvocato Sanna sono stati anomali, mi raccontò che era guardinga perché si riteneva sotto l’attenzione della magistratura, mi disse che aveva avuto dei problemi”, disse Bonomo. Proprio in quei mesi infatti il marito del legale (dipendente del Tribunale di Trapani) era indagato dalla Procura per violazione del segreto di ufficio. Durante il dibattimento in aula l’avvocato Bonomo ha ricostruito le pressioni subite, anche in seguito a una condanna per calunnia che aveva causato una sanzione disciplinare, tanto che gli “fu riferito da parte di altri avvocati che dovevo entrare a far parte di una determinata organizzazione, per evitare la sospensione”. [Ansa]

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