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Borghi abbandonati, la Fondazione Sicilia premia gli studi di fattibilità

Ad aggiudicarsi il premio del Bando borghi abbandonati, promosso da Fondazione Sicilia nel 2019 per valorizzare quei centri altrimenti destinati a spopolamento e incuria, è il Dipartimento di architettura e design del Politecnico di Torino. Il progetto, però, riguarda Salemi e prende appunto il nome antico della cittadina trapanese: “Riabitare Alicia. Studio di fattibilità per la riqualificazione della città antica di Salemi”.

Il progetto non sarà però il solo a essere riconosciuto domani, giovedì 20 febbraio alle 10.30 a Palazzo Branciforte (Largo Gae Aulenti, 2). Alla cerimonia di premiazione interverranno il presidente di Fondazione Sicilia, Raffaele Bonsignore, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, il coordinatore regionale di “Borghi più belli d’Italia”, Salvatore Bartolotta, l’urbanista e docente dell’università di Palermo, Maurizio Carta, e il presidente dell’associazione italiana di Architettura e critica, Luigi Prestinenza Puglisi,.

Quello su Salemi è uno studio di fattibilità che parte anche dalle ferite del territorio: da quel terremoto del Belice che nel 1968 lo devastò profondamente. Oggi l’impegno è la riqualificazione del centro storico attraverso spazi da adibire alla cultura e alla ricerca senza dimenticare la vocazione agricola del luogo. Tentando anche un’operazione di recupero dell’importante patrimonio immobiliare in stato di degrado, anche attraverso micro-innesti in grado di dialogare con i ruderi.

Tutte e tre le menzioni al merito riguardano, invece, territori del messinese.
Si chiama “Noccioleti Resistenti. Strategie per la rinascita culturale ed economica delle comunità dei borghi” il progetto che insiste su Raccuja e Ucria, due abitati in provincia di Messina, circondati dai boschi e inclusi nel parco regionale dei Nebrodi.

A firmarlo è il Dipartimento di architettura e territorio dell’università Mediterranea di Reggio Calabria.
L’idea che ruota attorno al progetto è la valorizzazione di un territorio di grande bellezza, che ha la sua identità nei noccioleti e nella produzione delle nocciole. Un’attività fonte di sostentamento economico in un passato non troppo lontano. L’ipotesi è che intorno a una produzione agricola di altissima qualità e fortemente radicata si possano collegare attività collaterali come trasformazione, degustazione e vendita, per creare un indotto turistico.

Menzione al merito anche per il progetto del Dipartimento di ingegneria civile e archittetura dell’università di Catania, “Strategie Tattiche per la Rigenerazione Urbana del Borgo Antico di Savoca – STRUBAS”. Protagonista è appunto il borgo medievale di Savoca, ancora nel messinese, anch’esso vittima di un vistoso spopolamento ma tra le mete turistiche riscoperte negli ultimi anni. E proprio dal turismo parte il progetto, che mette in campo strategie e tattiche per il conseguimento della rigenerazione urbana dell’insediamento per riabitare i luoghi dell’abbandono.

Riguarda Brolo, altro gioiello del messinese, la terza e ultima menzione al merito, messa a punto dal Dipartimento di architettura dell’università di Firenze con ”Brolium, il giardino di Bianca. Un percorso partecipato per far rifiorire la tradizione dell’accoglienza e creare nuove opportunità economiche”. 
Uno studio di fattibilità che lavora alla realizzazione di un modello turistico ispirato all’albergo diffuso del borgo, con un “centro commerciale diffuso” che riporti botteghe artigiane e punti di degustazione legate a eccellenze locali, dove si possa anche apprendere la narrazione della tradizione e della filiera produttiva.

“Con questa prima edizione del bando – afferma il presidente di Fondazione Sicilia, Raffaele Bonsignore – abbiamo voluto stimolare la riflessione e il dibattito sui borghi siciliani. Gli studi di fattibilità premiati si distinguono per la creatività ma anche per il rispetto del territorio e della vocazione di autentici gioielli della nostra isola. Tesori che sono spesso vittime di incuria e spopolamento, contro cui ognuno è chiamato a fare la propria parte”.

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