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Marsala,Itet Garibaldi: riscatto “edilizio” di questa istituzione scolastica

Fino al primo settembre 2019 poco conoscevo del “problema del commerciale” di Marsala.

Avevo sentito ed apprezzato piuttosto informazioni di suo innato dinamismo legato alla capacità di “stare sempre sul pezzo”, come si suol dire, su attività e progetti formativamente all’avanguardia  e declinabili a più titolo al mondo del lavoro…Quello mi interessava,  poter lavorare su potenzialità da far crescere ancora di più in una logica di proficuo empowerment anche sul territorio. Il resto si sarebbe risolto, pensavo.

Quello che ascolto adesso, ormai da qualche mese, collazionando informazioni dettagliate e spesso accompagnate da un naturale ed ovvio malcontento (per usare un eufemismo!) ha dell’incredibile. E lo dice chi guarda alla realtà marsalese con gli occhi scevri da condizionamenti di qualsiasi tipo, perché di fatto lontana, per provenienza geografica, dalla realtà in cui ora si trova a lavorare e vivere. Vivere, sì. Perché è quello che facciamo tutti noi che operiamo a scuola e per il bene della scuola. La viviamo. Ci abitiamo dentro. Mentalmente e fisicamente. Dedicando buona parte del nostro tempo, anche personale, (per quello che resta), a fare crescere e potenziare competenze e professionalità, nella scuola e nel territorio.

Quarant’anni di storia triste. Questo è. Una storia triste. Una storia in cui i principali attori, quelli che avrebbero potuto segnare il passo, negli anni, di un cambiamento epocale, sradicando logiche che fatico ad accettare, pensando che sono giocate sulla pelle di tanti ragazzi e famiglie marsalesi, sono stati semplicemente a guardare, fingendo, ma mica tanto!, di fare qualcosa. E allora via ad un avvicendamento di progetti “faraonici”, così sono stati chiamati (non uno realizzato!), che determinassero il famigerato riscatto “edilizio” di questa istituzione scolastica. Perché di una ISTITUZIONE SCOLASTICA si tratta. Di una ISTITUZIONE, parola che evoca e dovrebbe evocare rispetto.

Questo rispetto non c’è stato. E il plauso, il mio, va a tutta la comunità dell’ITET “Garibaldi”, perché, nonostante tutto ha mantenuto in tutti questi anni la sua dignità istituzionale con garbo e competenza, continuando a formare professionisti e ad instradare su carriere universitarie importanti, in Italia e all’estero. NONOSTANTE TUTTO. Perché si sa, nei momenti di difficoltà, e questi perdurano da un quarantennio, ci si stringe intorno ad inventarsi “soluzioni creative”, in un forzato “adattamento”, quest’ultimo solo di matrice darwiniana e niente più…

Non mi soffermo su quanto messo già da subito in cantiere, convinta come sono che “chi si loda s’imbroda”, ma  il cammino dell’ITET continua. Con convinzione e testardaggine.

Storia triste, si diceva. Tristissima.

Si apprende dall’amministrazione marsalese che la competenza dell’edilizia delle scuole superiori spetta al Libero Consorzio Comunale di Trapani.

Certo. Conosciamo bene la questione delle responsabilità istituzionali. Le conosco bene, perché non è la prima volta, mio malgrado, che mi scontro, in altra realtà,  con questa affermazione. Sacrosanto il principio. Peccato che i princìpi poco abbiano a che fare , spesso, con ben altro principio, quello di realtà. Peccato che questa affermazione risuoni evocativa di ben altra affermazione di “ponziopilatesca” memoria, e scusate il neologismo!

Gli studenti dell’ITET Garibaldi sono prima di tutto CITTADINI MARSALESI. E sarebbe stato straordinario vedere l’amministrazione combattere, combattere sì, per una soluzione. Le dichiarazioni di principio, la “cura”solo ostentata, si sono infranti. Il velo di Maya disvelato.

Esiste la sussidiarietà, “criterio di organizzazione di una società libera e orientata al bene comune”. Esiste la necessità di una riflessione attenta che privilegi l’efficacia.

Non mi sembra che l’Amministrazione comunale di Marsala se ne sia fatto carico.

E le promesse, quelle, ormai, come dire, “stanno a zero”, sono svuotate di ogni significato. Soprattutto se la “cura” la si intende come verbosa rassicurazione di un trasferimento , che ormai sembrava risolutivo, quello al vecchio Tribunale, infrantasi con una foto autocelebrativa dell’amministrazione comunale che taglia il nastro di quella che viene presentata come una promessa mantenuta (a chi?) , ma che di fatto è una sconfitta vera e propria. Soprattutto se la “cura” presuppone una altrettanto verbosa dichiarazione di intenti, creare un complesso edilizio, zona Sappusi, che ospiti l’ITET. Ancora una volta un progetto “faraonico”, per cui ci vorranno denari e competenze che non ci sono e che, anche se ci fossero, presupporrebbero un tempo lungo, lunghissimo, che l’ITET non si può più permettere, dopo quarant’anni di incuria ed indifferenza.

Il recinto è aperto e i buoi sono fuori ormai da tempo. Anacronistica la soluzione, dopo quarant’anni di sperpero di soldi pubblici garantiti ad un privato, e finanziariamente non sostenibile.

Credo che ormai l’ITET e la sua comunità di famiglie, di studenti, di docenti, di personale abbiano colma la misura. Ed io sono con loro.

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