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La paura è un’emozione primaria. Parliamone Con la psicologa

Continua ad espandersi la nostra famiglia, questa volta è la Dott.ssa Paola Di Natale, psicologa-psicoterapeuta, che ha accettato il nostro invito a mettere a disposizione dei nostri lettori la sua superba professionalità.

La dottoressa è di Campobello di Mazara ma è conosciuta in tutta la Sicilia ove ha espletato le sue mansioni professionali.

Ha spiccate capacità empatiche e relazionali, con ottime capacità organizzative e propensione alla flessibilità e dinamicità ed è portata al lavoro di gruppo. Nell’anno 2007 si abilita all’esercizio della professione di psicologo presso l’UNIPA.

Nello stesso anno si scrive nell’ordine dei psicologi della Regione Siciliana.

Fino al 31 gennaio 2019 ha esercitato la professione di psicologa presso la casa di cura Vittoria di Castelvetrano.

Per parlare del suo C.V. non basterebbe tutto lo spazio che Sicilia Oggi Notizie mi consente.

Di seguito il parere della psicologa Di Natale sulla pandemia covid-19.

Giovanni Nastasi

È oramai ufficiale. L’OMS ha dichiarato che il Covid-19 può essere descritto come una situazione pandemica contraddistinta da livelli allarmanti di gravità e diffusione.
Descrivere l’attuale situazione che tutti quanti noi stiamo vivendo come una pandemia, non modifica la valutazione sulla minaccia costituita dal Coronavirus e, soprattutto, non apporta alcun cambiamento rispetto a quanto sta operando l’OMS e a quello che dovrebbe realizzare tutti i Paesi.
Di fatto stiamo affrontando un evento di probabile portata storica. In un momento serio, grave e di emergenza come quello che stiamo fronteggiando adesso e che non si è mai verificato prima con tale forza, intensità e gravità eccezionale sia su un piano di estensione, sia per le conseguenze economiche, politiche e sociali; viene invocato il nostro senso civico ed il rispetto delle norme comportamentali da adottare.
C’è un sistema al collasso, a rischio di grave implosione che sta gestendo nel miglior modo possibile, una crisi in grado di attivare in modo potenziale cambiamenti epici. Nel nostro risovvenire non abbiamo reminescenza di una così carica stimolazione emotiva e di accadimenti talmente pressanti. Siamo subordinati ad una compulsiva ondata di informazioni provenienti dai mass media che ci destabilizzano ed indeboliscono le nostre sicurezze e le nostre convinzioni, in conseguenza dei repentini e nutriti mutamenti apportati al nostro vivere quotidiano.
Questa emergenza che ci ha travolti a livello globale ha generato una complessa e complicata ri-organizzazione delle nostre vite. Tutte le persone attorno a noi stanno fronteggiando la preoccupazione, l’ansia ed il senso di smarrimento di questi giorni. Siamo tutti coinvolti da quello che si sta verificando intorno a noi e siamo, altresì, tutti quanti travolti dall’impatto sortito su di noi e sulle nostre vite. Gestire una situazione fuori dall’ordinario che disarticola la nostra “baseline”, cioè, la nostra linea di comportamento nell’ambito delle nostre consuetudini di vita, richiede un adattamento dei nostri schemi comportamentali, scanditi come fossero i copioni di un film, a quello che sta succedendo. Siamo noi, infatti, attraverso la nostra condotta, le nostre “strategie di coping”, vale a dire le modalità di adattamento con le quali fronteggiamo situazioni stressanti ed il nostro modo di reagire, ad attivare le nostre capacità di risposta per gestire l’evento in modo adattivo e funzionale, a controllare le nostre emozioni; ed a contribuire in modo significativo a potere stabilire l’evoluzione ed il corso di questa condizione di allarme.
Dobbiamo trovare dentro di noi un equilibrio psicologico seppur il difficile momento che stiamo attraversando. Ovviamente la paura c’è e per questo dobbiamo attivare comportamenti protettivi, ma è fondamentale che essa non diventi deleteria. Gli esseri umani pur sforzandosi di essere razionali affidandosi alla logica, sono profondamente psico-logici e, quindi, le emozioni giocano un ruolo fondamentale stravolgendo le scelte più pianificate.
Ma cosa sono le emozioni? Come funzionano i nostri meccanismi emotivi?
La Psicologia è una delle Scienze più affascinanti ed appassionanti. Essa consente la comprensione dei nostri comportamenti e della nostra mente, ci permette di capire come ci sviluppiamo, finanche scoprire come migliorare i nostri rapporti. In quanto Scienza che studia gli stati mentali ed i suoi processi cognitivi, sociali, comportamentali ed emotivi la Psicologia ci aiuta nella comprensione di molti meccanismi di azione, facilitando la strutturazione di livelli comunicativi più efficienti ed efficaci. Nel percorso storico degli studi sulla comprensione dei meccanismi di azione e di scelta dell’essere umano è emerso che i comportamenti scelti dagli esseri umani sono saldamente associati al livello emotivo attivato.
Gli eventi esterni che giungono a noi attraverso vari canali percettivi, ne innescano l’attivazione di altri. La differenza è rappresentata dal modo in cui ci relazioniamo ad essi, come li interpretiamo ed il senso che gli attribuiamo, quali attivazioni emozionali emergono e come le gestiamo. Ognuno di noi, infatti, reagisce in modo differente agli stessi eventi-stimolo.
“L’emozione è una reazione soggettiva a un evento saliente, caratterizzata da cambiamenti fisiologici, esperenziali e comportamentali” (Sroufe).
Le emozioni sono il segnale che è avvenuto un cambiamento nello stato del mondo interno o esterno, percepito soggettivamente importante. Esse esercitano una forza incredibilmente potente sul nostro comportamento. Rivestono un ruolo fondamentale a livello evolutivo, poiché svolgono una funzione di adattamento e di sopravvivenza. Servono a proteggerci, a riconoscere i pericoli ed a difenderci da essi.
La maggior parte delle teorie odierne definiscono le emozioni, o meglio le esperienze emotive, come un processo multicomponenziale, cioè articolato in più componenti e con un decorso temporale che evolve. Esse sono risposte innate costituite da componenti differenti e da diversi fenomeni volontari ed automatici che si verificano nello stesso momento.
Tutte le emozioni sono utili, anzi, indispensabili da un punto di vista evolutivo. Ogni emozione possiede, evolutivamente, un suo preciso scopo e una sua funzione. Ogni emozione fondamentale è collegata ad una base neurale specifica e ricopre una distinta funzione adattiva. Ognuna delle diverse componenti del “sistema emozione” influenza le altre. Modificare una parte del sistema può modificare l’intera risposta. Questa è un’ottima notizia in termini di regolazione emotiva. Una limitata dose di paura e allerta sono necessarie, anzi fondamentali per potersi attivare senza perdere di lucidità.
Il limite fra una funzionale attivazione (eustress o stress positivo) e un eccesso di allerta con comportamenti poco lucidi e controproducenti (distress o stress negativo) è sottile. Nello specifico della situazione attuale siamo passati da un livello di grande attenzione rispetto ai primi casi di contagi da Covid-19 ad una intensa condizione di allerta, con la intuizione sempre più pressante di ravvicinamento del pericolo, fino alla distinta e netta percezione suggerita dalle mutate condizioni ed abitudini di vita, che ci ha condotte a stretto contatto con un pericolo per la nostra sopravvivenza. Questa dinamica incalzante dell’evolversi di questo in un tempo estremamente ridotto, ha allertato i nostri sistemi emozionali fisiologici connessi all’istinto di sopravvivenza, provocando la paura in ognuno di noi.
La paura è una emozione primaria, fondamentale per la nostra difesa e sopravvivenza: se non la provassimo non riusciremmo a metterci in salvo dai pericoli. È qualcosa di istintuale, di profondo. È quello che c’era prima che noi diventassimo degli esseri coscienti, ragionati Quindi ben venga percepire paura, perché ciò ci attiva. Il problema è che attiva, nello stesso tempo, una serie di aree molto arcaiche, definite aree sotto-corticali del nostro cervello, che forniscono delle reazioni immediate che ci offuscano la mente, impedendoci di riflettere. Ed è proprio questo quello che induce le persone a comportamenti irragionevoli. La percezione del Coronavirus come un pericoloso predatore inarrestabile, ha creato notevoli difficoltà nella gestione della paura, determinando l’attuazione di comportamenti impulsivi, frenetici e irrazionali, piuttosto che protettivi ed adattivi, che rischiano di diventare controproducenti. Ad esempio la corsa ad accaparrarsi le mascherine è una scelta non logica, ma emotiva. Il risultato conclusivo, nel pieno rispetto del principio della profezia che si auto-avvera, è che le mascherine sono finite nelle mani soprattutto dei sani, per i quali tra l’altro sono meno indicate, causandone una mancanza per i malati per i quali, invece, sono più utili per limitare il contagio.
Pre-occuparsi agitandosi ed avviando comportamenti irrazionali e controproducenti, non serve. Meglio occuparsi con serietà del problema. Le nostre autorità sanitarie, che hanno preso in carico seriamente la vicenda fin dall’inizio in Italia, hanno dato poche, chiare e semplice regole da seguire. Non siamo strutturati per reggere situazioni di allerta o tensione troppo a lungo, perché il nostro sistema nervoso così come il nostro sistema immunitario subiscono un crollo. La paura è, infatti, una emozione difficoltosa, ardua e faticosa con la quale convivere, rispetto alla quale i nostri sistemi fisiologici ci incitano a reazioni di evitamento di fronte ad eventi stressanti. Focalizzare la nostra concentrazione verso questi processi e verso la conoscenza emotiva, individuando e riconoscendo le emozioni che si susseguono dentro di noi, favorisce e facilita la gestione nel modo più appropriato e di affinare la nostra consapevolezza emotiva.
In tal modo ci creiamo l’opportunità di una lettura più vasta degli accadimenti che si susseguono e la possibilità di avere a nostra disposizione maggiori strumenti per comprendere che nonostante sia in corso un mutamento, noi possiamo e dobbiamo stabilire la rotta un training emotivo, centrando la nostra attenzione sui dati di realtà, basilari per orientarsi in maniera adeguata. Questo ci permetterà di regolare le nostre risposte affettive per raggiungere maggior benessere.
L’attuale situazione di emergenza che stiamo vivendo si caratterizza in modo peculiare sotto un aspetto psicologico. È la prima volta che in una decretazione normativa compaiono indicazioni di questo tipo: “Non abbracciatevi, state lontani, non vi toccate”. Da un punto di vista psicologico tutto questo merita una particolare ed attenta riflessione perché coinvolge la sfera intima e relazionale delle persone. L’effetto sortito da queste restrizioni ha delle ricadute sui nostri significati relazionali. Dobbiamo stare lontani fisicamente per poter stare vicini emotivamente e funzionalmente con la comunità.
È una situazione a tempo. Tutto questo finirà e ci offrirà l’opportunità di scoprire le nostre risorse personali, di riorganizzare positivamente la nostra vita. Siamo “programmati” per resistere alle difficoltà, superarle e convivere quotidianamente con lo stress, al punto che possiamo affermare che combattere e rialzarsi più forti di prima è la regola per l’essere umano. Questo significa essere resilienti. Si tratta di un dono inestimabile che ci permette di superare le avversità e ricostruire un percorso di vita, nonostante le crisi.

Dott.ssa Paola Di Natale
Psicologa-psicoterapeuta

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