giovedì, Marzo 28, 2024
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ANDU:”abolizione numero chiuso,no del Ministero”

1. Il Ministro non vuole abolire il numero chiuso
2. Perché il numero chiuso va abolito
3. Arrivare rapidamente all’abolizione del numero chiuso
4. Rifondare l’Università italiana
5.  In Francia un grande movimento contro la distruzione dell’Università
6. L’Appello “Disintossichiamoci-Sapere per il futuro“
7. Rinvio del Congresso nazionale dell’ANDU

1. Il Ministro non vuole abolire il numero chiuso
        Il ministro Gaetano Manfredi ha deciso di fare svolgere i test d’ingresso
dal primo settembre stabilendo, in particolare, che a Medicina potranno
accedere non più di 13.500 giovani, meno dei 15.000 ipotizzati* nel
dicembre scorso dallo stesso Ministro. 
        Contemporaneamente, il Ministro ha ribadito di essere contro l’abolizione
del numero chiuso (intervista* dell’11 marzo 2020).

2. Perché il numero chiuso va abolito
        Chi vuole il numero chiuso per l’accesso ai corsi di laurea e alle scuole
di specializzazione sostiene che esso è necessario per non avere medici in
numero superiore alle esigenze sanitarie del Paese e che comunque tale
numero deve essere compatibile con la capacità dell’Università di formare
medici qualificati.
        La pretesa dei sostenitori del numero chiuso che si possa prevedere il
fabbisogno di medici tra dieci anni (periodo medio per la loro formazione)
e il mancato adeguamento dell’Università alla richiesta di formazione ha,
tra l’altro, portato all’attuale gravissima carenza di medici (nei prossimi
anni ne mancheranno circa 45.000!), un’insufficienza ora resa ancora più
drammatica per la diffusione del  Coronavirus.
        In realtà, il numero chiuso risponde soprattutto a interessi
accademico-professionali, senza alcun rispetto per il diritto allo studio
che è anche il diritto a scegliere cosa studiare.       
        L’ANDU già dal 1986, prima della sua introduzione, si è espressa contro il
numero chiuso (v. nota 1).
        E con forza l’ANDU lo ha fatto anche recentemente nella Commissione
Cultura della Camera, dove si sta ancora proponendo di adottare in Italia
il modello francese (spostare il blocco alla fine del primo anno), proprio
ora che la Francia, dopo 40 anni, lo ha abbandonato perché anche lì ha
portato a una grave carenza di medici e ha prodotto danni immensi (“une
boucherie pédagogique”) per i giovani, le loro famiglie e l’intero Paese .
Per il video dell’intervento dell’ANDU alla Camera v. nota 2.
Per la critica al modello francese v. il documento* “Legge numero chiuso:
una  decimazione lunga un anno”.
Si segnala anche un interessante e “robusto” studio* di Mario Giacomo Dutto
che mette a confronto il sistema italiano (attuale e previsto) e quello
francese (attuale e previsto).
Per la posizione del Ministro sul modello francese v. nota 3.

3. Arrivare rapidamente all’abolizione del numero chiuso
        Anche per realizzare un servizio sanitario adeguato ai bisogni del Paese e
per assicurare ai giovani la possibilità di scegliere cosa studiare, si
propone il varo di un piano straordinario che preveda:
        1. l’abolizione immediata del numero chiuso per le scuole di
specializzazione, consentendo a tutti i laureati in medicina di accedere ad
esse;
        2. prevedere per il 2020 almeno 20.000 accessi a medicina, tenendo conto
che lo strumento di selezione attraverso i test, a giudizio di tutti, è una
vera e propria lotteria. I test servono solo a foraggiare la costosa
industria che prepara a come affrontarli e gravano i giovani di un lavoro
inutile che toglie loro tempo che potrebbero impiegare nello studio;
        3. la programmazione dell’abolizione del numero chiuso entro pochi anni
(4-5), periodo durante il quale ogni anno si dovrebbe aumentare il numero
degli accessi e si dovrebbero adeguare i corsi di laurea per accogliere gli
studenti, stanziando le necessarie risorse umane e materiali e cominciando
a rivedere i percorsi didattici.

4. Rifondare l’Università italiana
        Il dramma del Coronavirus ha portato l’informazione ad accorgersi
dell’esistenza del numero chiuso a medicina e del precariato nel mondo
della ricerca. Inoltre è emersa l’assenza di un organismo di coordinamento
nazionale degli Atenei, rappresentativo del Sistema nazionale universitario.
        L’ANDU da decenni denuncia il piano di smantellamento dell’Università
statale messo in atto da una potente lobby
confindustriale-accademico-ministeriale, invitando  la comunità
universitaria ad opporvisi, superando logiche e interessi corporativi e
sub-corporativi.
        Purtroppo in Italia logiche e interessi particolari hanno finora impedito
la nascita di un movimento di lotta organizzato e determinato, unito sulla
base di un’analisi approfondita e di obiettivi precisi, come quello che si
sta sviluppando in Francia (v. punto 5). Finalmente in Italia è partita
un’iniziativa (v. punto 6) che potrebbe portare a una mobilitazione
qualificata, ampia e tempestiva, capace di impedire la completa demolizione
dell’Università e di avviare la sua ricostruzione.
        Un’Università che deve essere libera, democratica, aperta a tutti e
diffusa sul territorio, uno strumento indispensabile per la crescita
culturale, sociale ed economica del Paese e pilastro fondamentale del suo
stesso assetto democratico.     
        In questa direzione si invita a leggere con attenzione la  proposta
organica* dell’ANDU che affronta tutte le principali questioni che
riguardano studenti, precari, docenti e organizzazione nazionale e locale
dell’Università.

5.  In Francia un grande movimento contro la distruzione dell’Università
        In Francia l’Università e la Ricerca sono sotto attacco. In questo Paese
si sta tentando di distruggere l’Università e la Ricerca pubbliche, come in
buona misura è già accaduto in Italia, dove si sta completando l’opera.
        In Francia da mesi si è sviluppato un grande movimento di lotta
intercategoriale,  organizzato, determinato e con analisi e obiettivi
discussi e condivisi, capace di promuovere iniziative forti a livello
locale e nazionale. 
        Per essere aggiornati sulla situazione francese si può utilizzare anche il
sito* di “Sauvons l’Université!”.
        Segnaliamo quanto inviatoci recentemente sulla mobilitazione in Francia:
        “Per vostra informazione, vi inviamo il volantino* composto dal personale
scientifico dell’École française de Rome sulle mobilitazioni in corso in
Francia: si tratta di una risposta alle raccomandazioni del governo
francese per una prossima riforma dell’istruzione superiore e della ricerca.
        Speriamo di partecipare alla circolazione delle informazioni per
incoraggiare le mobilitazioni su scala europea.”

6. L’Appello “Disintossichiamoci-Sapere per il futuro“
        Un gruppo di docenti ha recentemente proposto la sottoscrizione di un
Appello* dove, tra l’altro, si denuncia “il processo di distruzione del
modello europeo di università“, si constata come “ricerca e insegnamento –
è un fatto, eppure sembra un tabù esplicitarlo – da tempo non sono più
liberi“, come invece prevede l’art. 33 della Costituzione.
        L’Appello si conclude così:
        “Quel che serve oggi è quindi riaffermare i principi che stanno a tutela
del diritto di tutta la società ad avere un sapere, un insegnamento, una
ricerca liberi – a tutela, cioè, del tessuto stesso di cui è fatta una
democrazia – e per questo a tutela di chi si dedica alla conoscenza.”
        “Serve una scelta di campo, capace di rammagliare dal basso quello che
resiste come forza critica, capacità di discriminare, distinguere quello
che non si può tenere insieme: condivisione ed eccellenza, libertà di
ricerca e neovalutazione, formazione di livello e rapida fornitura di forza
lavoro a basso costo, accesso libero al sapere e monopoli del mercato.”
        “Organizziamo un incontro a breve per ragionare su politiche radicalmente
alternative in fatto di valutazione, tempi e forme della produzione del
sapere, reclutamento e organizzazione“.

7. Rinvio del Congresso nazionale dell’ANDU
        Per i noti motivi, il Congresso nazionale dell’ANDU, che si sarebbe dovuto
tenere il 27 e 28 marzo 2020 a Roma, è stato rinviato a data da destinarsi.

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