venerdì, Aprile 19, 2024
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Appello ai parlamentari nazionali siciliani di tutti i partiti: “cambiate il decreto liquidità per salvare la Sicilia ma anche l’Italia”

Non occorrono studi particolari per capire che la nostra
economia sta subendo un colpo che può rivelarsi di
portata storica e gravare per una intera generazione
aumentando la disastrosa condizione del meridione e
della Sicilia e non servono specializzazioni per sapere
che le imprese, tutte, hanno bisogno immediato di
liquidità, vera, da dedicare a sanare i danni della crisi,
una liquidità che deve essere data a fondo perduto,
legandola solo al mantenimento dell’attività d’impresa.
Una liquidità, quindi, che non deve servire alle imprese
a pagare le tasse ne deve divenire un gravame sulle
loro spalle. Chi si è dovuto fermare deve affrontare i
costi delle locazioni, delle retribuzioni del personale, delle spese generali, costi che non
saranno mai bilanciati da una attività che non c’è stata. Quindi i soldi vanno dati alle
imprese, non tramite le banche, ma direttamente. Tramite le banche, con un fondo di
garanzia al 100%, si possono finanziare gli ulteriori investimenti delle imprese esistenti e delle nuove.
Se gli uffici di bilancio andranno a sostenere limitazioni di agibilità di spesa si risponda che invece di impegnare 100 miliardi per farne arrivare 400 tramite le banche, soldi
che non arriveranno subito e, quelli che arriveranno non supereranno i cento miliardi, tanto vale dare gli stessi 100 miliardi subito alle imprese, a fondo perduto, per evitare
che nei prossimi mesi ci sia una strage di partite IVA, un aumento esponenziale della
disoccupazione, una diminuzione delle entrate fiscali e una recrudescenza di reati contro il patrimonio e le persone.
Questo decreto “liquidità”, ormai battezzato “illiquidità”, è stato partorito dal meno illuminato apparato burocratico dello Stato, regalando alle imprese l’incubo del rapporto con banche che già dichiarano di non potere affrontare questa valanga di
domande e si attrezzano a creare corridoi di percorrenza obbligatoria simili alle corsie
che troviamo nelle aerostazioni per regolare l’afflusso ai controlli, ma purtroppo
questa volta l’aereo partirà lasciando tutti a terra.
Inoltre mi permetto di invitare i parlamentari Siciliani e tutti quelli meridionali a seguire con attenzione anche la bozza del dipartimento di politica economica che vuole
eliminare la clausola della riserva del 34% per il sud sugli investimenti, clausola invero mai attuata, ma sulla quale ultimamente i richiami di Bruxelles sono divenuti forti e
chiari. Sull’argomento basta fare ricordare che il meridione già prima della crisi aveva un PIL inferiore di dieci punti a quello che aveva prima della crisi del 2009 e lo Svimez
calcola che a fine crisi coronavirus il sud perderà altri 8 punti. Quindi altro che sospensione dei parametri, occorrerebbe aumentare la riserva per il sud se si vuole operare con giustizia.
Buon lavoro e, mi auguro, unità tra tutti i rappresentanti della Sicilia e del meridione; aggiungo il consiglio di allertare il proprio partito nazionale e, se lo si vede “bloccato”
dal richiamo potente della burocrazia e dei grandi interessi, trovare una unità in Parlamento con tutti, su argomenti che nulla hanno di ideologico: non occorre essere di sinistra o di destra per trovarsi d’accordo su questi argomenti, occorre solo essere sufficientemente intelligenti ed avere scelto di difendere prima il territorio, le popolazioni che si rappresentano e dopo i partiti.

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