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Castelvetrano. Dr. Lauro:”Bravissimi a limitare i danni, attivando subito l’indispensabile quarantena

Dr. Lauro, lei conosce molto bene il nostro territorio siciliano, è stato uno dei pionieri del Centro Trapianti Ismett di Palermo, ha fatto parte della prima equipe chirurgica che effettuo’  i primissimi trapianti di fegato nel lontano 1999, quando ancora l’Ismett era ospitato all’ interno del Civico Palermo. Nonostante si sia trasferito nei primi anni del 2000 presso U.O. Chirurgia dei Trapianti Policlinico S. Orsola Malpighi di Bologna, è rimasto sempre molto legato al nostro territorio, in particolare con la città di Castelvetrano (TP) grazie alla collaborazione con gli Ambulatori Casa di Cura Vittoria, rinomato Centro Sanitario d’ eccellenza, divenendo uno dei medici specialisti più apprezzati e ricercati. 
Il Covid-19 ha interrotto i suoi viaggi in Sicilia, ha sconvolto in poche settimane la vita di tutti, sopratutto ha sconvolto l’intera Sanità mondiale, gli ospedali sono diventati in pochi giorni trincee di guerra.

Questa situazione ha trovato tutti i medici ed ospedali impreparati, ma cosa significa per un medico ,di grande levatura come Lei, trovarsi impreparato davanti ad un paziente?
Cara Dottoressa Navetta, la ringrazio per la possibilita’ di rivolgermi a tutti i suoi concittadini castelvetranesi tramite Sicilia Oggi Notizie. Amo la Sicilia ed in particolare la sua zona sud-occidentale cui sono legato da rapporti professionali e di amicizia profonda. Al Policlinico Sant’ Orsola di Bologna abbiamo avuto pochi giorni per organizzarci : il primo ricovero Covid e’ datato 28 Febbraio. Nonostante tutto, siamo riusciti a convertire molte strutture intra-ospedaliere in reparti dedicati ai pazienti Covid in tempo ragionevole, minimizzando la diffusione ad altri pazienti ed agli operatori sanitari. Il mio stesso reparto di Chirurgia Urgenza e’ stato temporaneamente trasformato in struttura Covid  nel momento del picco in Emilia-Romagna, dal 23 Marzo al 16 Aprile compresi , e noi chirurghi ci siamo dovuti rapidamente adattare a fare gli  infettivologi ed i pneumologi. Abbiamo registrato nel mio reparto due “soli” decessi su 24 pazienti ricoverati con polmonite (la forma piu’ aggressiva di infezione/infiammazione polmonare che ci sia stata negli ultimi decenni)  , dimostrando che ogni medico puo’ dare il meglio di se’ proprio in queste situazioni limite. Per cui non c’e’ stata alcuna impreparazione ma al contrario parlerei di una notevole capacita’ organizzativa.

Pazienti con insufficienza respiratoria, intubati, spaventati e soli.  Dal punto di vista umano quali sono le difficoltà?
L’aspetto umano e’ stato il piu’ complesso da affrontare, mi creda.  Per un paziente e’ difficile relazionarsi con un operatore sanitario vestito “come un astronauta” di cui si vede a malapena il volto. La mancanza di “contatto” (anche se la famosa “carezza” o la “pacca sulla spalla” non sono mai mancate) ha reso la situazione ancora piu’ drammatica di quello che era, considerando che questi pazienti non potevano avere relazioni con i loro parenti.

Nel corso della sua carriera ha affrontato altre situazioni ugualmente critiche?
Credo che alcune situazioni che si verificano nel mondo dei trapianti, cui appartenevo fino a qualche anno fa, possano singolarmente avvicinarsi alle storie di questi pazienti. Ma la differenza e’ data ovviamente dall’enorme quantita’ di contagiati che ha letteralmente invaso il Policlinico S Orsola.

C’è stato un momento in cui è stato necessario scegliere chi intubare?
Non a mia conoscenza, per fortuna.

C’è qualche paziente, la cui storia o il cui percorso l’ha toccata particolarmente durante questa emergenza?
Un marito ed una moglie “anziani” che si sono casualmente re-incontrati nel mio reparto, entrambi affetti da Covid. Avevano perso notizie l’uno dell’altra da settimane dopo i loro rispettivi ricoveri, pensando reciprocamente di aver perso per sempre il compagno/la compagna di una vita. A volte la vita in corsia ci regala momenti indimenticabili.

Oggi, la linea di contagio sembra abbassarsi in tutte le regioni, com’è la situazione in Emilia Romagna?
Ad oggi (28 Aprile) siamo la terza regione per numero di contagi, e purtroppo la seconda per numero di decessi. Ma ritengo che il sistema sanitario regionale abbia fatto un lavoro straordinario considerando che l’epicentro di questa pandemia e’ stata proprio la pianura padana.

Avendo contezza sul territorio siciliano, cosa la preoccupava di più della nostra situazione sanitaria davanti il rischio Covid?
Ovviamente, all’inizio della pandemia, mi preoccupava l’enorme numero di persone rientrate in Sicilia dall’epicentro del Covid , sito nel nord Italia. Devo dire pero’ che siete stati bravissimi a limitare i danni, attivando subito l’indispensabile quarantena.

Dal Sud  sono partiti parecchi medici, infermieri ed oss come volontari a sostenere le regioni del nord: come avete vissuto questa solidarietà in un momento così tragico e  di grave emergenza?
Queste persone sono l’esempio vivente di cosa significa lavorare in sanita’, il loro spirito di sacrificio (ben sapendo di “rischiare la pelle”) e’ stato accolto da tutti come un grande gesto di solidarieta’ del nostro Sud nei confronti del martoriato Nord. Non verra’ dimenticato, ne sono certo.

I pazienti più fragili. Chi è in attesa di trapianto, chi è immunodepresso, chi soffre di particolari patologie. Quali consigli sente di dare a questi pazienti per tutelarsi dal rischio di contagio da coronavirus?
Certamente il distanziamento sociale, la mascherina e l’utilizzo di guanti o gel idroalcoolici (lavandosi percio’ spesso le mani), queste sono le nostre armi attuali contro il Coronavirus COVID-19.

Nonostante i preoccupanti numeri di contagio e vittime del Covid-19 c’è ancora una buona parte di persone che, con i propri atteggiamenti, mettono in pericolo sé stessi e gli altri. Cosa si sente di dire loro?
Mi sento solo di dire che quasi 27mila persone ad oggi in Italia hanno pagato con la vita lo scoppio della pandemia. Non possiamo e soprattutto non dobbiamo piu’ permetterlo, non e’ degno di un paese civile e democratico come il nostro.

Appena sarà possibile, ritornerà a visitare a Castelvetrano?
Sono certo che questa pandemia tornera’ sotto controllo. Quando potro’ lasciare “soli” i miei colleghi al Policlinico Sant’Orsola  in sicurezza, sarà con immenso piacere che faro’ ritorno a Castelvetrano  per rivedere gli amici e tornare a dare il mio piccolo contributo sanitario ai pazienti siciliani.

Serena Navetta 

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