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Successo per il I Concorso nazionale di poesia e letteratura Skenè – Città di Marsala: vincitori da diverse parti della Sicilia e da altre regioni italiane

Grande successo di pubblico, e di critica, per il primo Concorso nazionale di poesia e letteratura SKENÉ – Città di Marsala, svoltosi domenica 12 luglio al Museo archeologico regionale Lilibeo Baglio Anselmi. All’iniziativa, ideata da Massimo Licari – con il supporto di uno staff/giuria presieduta da Vito Titone e composta da Giusy Agueli, Fabio D’Anna, Chiara Putaggio e Luana Rondinelli, hanno preso parte autori provenienti da tutta Italia e da diverse province siciliane.
La manifestazione, presentata da Chiara Putaggio, si è avvalsa del patrocinio dell’Amministrazione Comunale, e si è svolta in forma di reading dai testi inediti con gli interventi musicali di Luisa Caldarella e Francesco Pavia. Le opere vincitrici sono state lette da Eleonora Bongiorno, Loredana Salerno, Andrea Badalucco e Maria Grazia D’Antoni.

Questa la classifica per la categoria racconti:
Primo classificato: “EMPATEIA” di Maura Pettorruso
Secondo classificato: ”IL TAVOLO” di Maria Concetta De Marco
Terzo classificato: ”NOTE DI ALICE” di Serafina Spatafora

Per la categoria poesia in lingua:
Primo classificato: “MEDITERRANEO” di Elisabetta Liberatore
Secondo classificato: “ELEGIA DI UN PAESE” di Antonio De Rose
Terzo classificato: “ FOLLIA” di Marco Marra

Per la categoria poesia in dialetto:
Primo classificato: “TUTTA A VITA CA RESTA” di Gaetano Catalani
Secondo classificato: “RADICHI” di Santina Paradiso
Terzo classificato: “LA MATINA” di Giovanni Pulci

Premio fuori concorso assegnato dall’associazione Palma Vitae per promuovere la parità di genere e scongiurare le violenze sulle donne, “SULLA VIA DELLE MANGROVIE” di Gaetano Catalani

Premio testo teatrale vince “LUIGI FORTE BRACCIO” di Gaspare Di Stefano
Assente la vincitrice della sezione racconti, Maura Pettorruso, perché impegnata a Trento per la messa in scena di un suo spettacolo teatrale alla presenza di Enrico Caruso, direttore del Parco Archeologico di Marsala.
Presenti all’evento in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale, il vice sindaco Agostino Licari e l’assessore Rino Passalacqua.
“In un momento così arido, dove ci si forma e ci si informa attraverso internet, spesso popolato da parole vuote –  dice Agostino Licari – finalmente un concorso della poesia, della creatività, un’iniziativa che pone un argine alla banalità. Ben vengano, da parte nostra, eventi come questo e chi propone la letteratura e la cultura in genere tra le priorità da valorizzare”.
“Si tratta di un’iniziativa importante per lo spirito di tutti noi –  aggiunge Rino Passalacqua –  per le coscienze; è una ricchezza per la collettività e per questo abbiamo accolto la manifestazione con grande entusiasmo”.
A rappresentare il parco Archeologico è stata Anna Maria Parrinello che ha sottolineato come eventi del genere si sposano perfettamente con la mission del parco che punta alla valorizzazione della cultura, come volano di crescita. 

Soddisfatto della riuscita dell’iniziativa Massimo Licari, che assieme a Chiara Putaggio e a Luana Rondinelli ha sottolineato il grande valore simbolico e non solo di una manifestazione che punta a  riscoprire le nostre radici coniugando la necessità di valorizzare i siti di maggiore prestigio della città con la naturale vocazione alla cultura che Marsala possiede.
Queste le motivazioni a cura di Vito Titone sulle opere dei vincitori:
per la categoria racconti “Empateia” di Maura Pettorruso
“Interessante racconto che utilizza l’artificio narrativo della corrispondenza epistolare tra epoche diverse. Il linguaggio è adeguato alla narrazione: concentrato, asciutto ed efficace”.
per la categoria poesia in lingua “Mediterraneo” di Elisabetta Liberatore
“Il Mediterraneo è stato un mare che ha sempre ispirato poeti di quasi tutti i secoli sovente per tematiche di bruciante attualità. Ai molti problemi politici che nei secoli lo hanno travagliato, non ancora del tutto risolti, si sono aggiunti quelli di natura ecologica e razziale. Su quest’ultimo terreno la denuncia, spesso scoperta e polemica, ha avuto non pochi alfieri (letterati, politici, opinionisti) che hanno affidato ad un linguaggio, più o meno retorico, la loro esecrazione. Spesso supportati da immagini drammatiche e corredati da un commento sdegnato. Abbiamo inveito contro la criminalità che “lucra”, che “tratta”, che discrimina e uccide raccapricciati per l’uomo che ha perduto la sua più idiotica dimensione umana. E bisogna dire che, di questo, la nostra società ne ha avuto il più assoluto bisogno, nonostante non manchino i renitenti. Diverso e assai più ricco e prolifico è l’approccio del poeta che spesso, nel giro di pochi versi, emblematizza e simboleggia una realtà che permane, viscerale e radicata, nelle pieghe più interne dell’animo del lettore. E questo è proprio il caso del poeta di Mediterraneo che affonda il suo bisturi lirico, elettronico per precisione di taglio, nella nostra più riposta sensibilità. L’artista compone qui un ordinato mosaico di sentimenti, di dolori e di odori che, magistralmente orchestrati da una aggettivazione sempre puntuale e straordinariamente connotante, significa il Mediterraneo nella sua complessità di luogo di speranze, di travaglio, di paura e di morte. Il poeta dunque affida anche agli odori il compito di testimoniare il suo lirico sconforto e la sua aspra rampogna. È un Mediterraneo da sempre controverso che odora sempre più di sangue e di sudore che questi polimetri insaturi significano e sublimano nell’effluvio acre e penetrante. Sono uomini madidi di sudore stipati in un’imbarcazione (?) che solca un mare che dovrebbe essere amico ma che riserva solo disagi, avversità e lapidi invisibili. È questa l’estrema sintesi di una condizione che solo la poesia riesce a ricreare con singolare lucidità che non basterebbero libri e libri per renderla uguale. Mediterraneo di questo raro pregio ne è sostanza ed esemplarità; senza gridare, non è necessario, perché quella condizione ce l’ha dentro, perché la vive per testimoniarla con un giro di pochi archivolti. È racchiusa qui la prova più sicura e conservativa che fa dell’”uomo sociale”, per dirla con Martoglio, l’artista più autentico che alla pietà delusa ricrea la croce”.
per la categoria poesia in dialetto “Tutta a vita ca resta” di Gaetano Catalani
“Ventotto endecasillabi, non stroficamente strutturati, con rarissime concessioni alla eterodossia, compongono questa lirica vernacolare centro-orientale sicula, che diffonde e propaga un vitalistico pathos mesto ed amaro fino allo spasimo. È un flash sentimentale che, in pochissime battute, ci prospetta un dramma, una particolare condizione esistenziale che raramente è assente nei nostri ospedali e nelle nostre case di cura. Sono versi ben orchestrati, alternativamente rimati, che ci immettono nitidamente in una realtà in cui sull’imprecazione (seppur legittima) prevale la dignità e il decoro anche di un bambino che la vita ha costretto a diventare subito adulto. Il poeta con pochi, sapienti tocchi essenziali ci immette, coinvolgendoci, quasi in una speciale ipotiposi, sulla scena, per assistere ai dialoghi della mesta famiglia; ma sopra tutto di intendere gli inesprimibili silenzi. Ciò è reso con un lirismo essenziale, con una preponderante soggettività che diventa chiara adesione dell’artista alle ragioni, più che emotive, sentimentali della trattazione. È una lirica che si segnala da sé, non già e non tanto per l’argomento che potrebbe emotivamente fuorviarci, ma sopra tutto per l’arte, profusa con generosità, di cui l’autore è riuscito magistralmente a rivestirla”.

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