venerdì, Aprile 19, 2024
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Massimo Grillo si confronta con tre professioniste impegnate nel sociale

In questi mesi, ho avuto modo confrontarmi con molte professioniste e professionisti impegnati a vario titolo nel sociale. Ieri, ad esempio, ho avuto il piacere di parlare con tre stimate professioniste come la dott.ssa Antonella Bianco, da più di 30 anni assistente sociale nei servizi sanitari nell’area delle dipendenze patologiche, la dott.ssa Laura Errera, avvocatessa specializzata in diritto di famiglia e diritto minorile con un master in mediazione familiare e la dott.ssa Federica Vinci, psicologa, da anni impegnata nel supporto di famiglie italiane e straniere.

Il quadro che ne uscito è di un settore davvero ricco di professionalità e potenzialità, che però sconta ancora una volta una mancanza di visione complessiva e che necessita, al contempo, di strutturare in modo più stabile servizi ed idee in modo da evitare dispersioni di risorse economiche e di professionalità. 

La Dott.ssa Errera Laura mi ha fatto presente che spesso mancano spazi adeguati sia per le famiglie che necessitano dei servizi sociali che per chi ci lavora. In questi anni sono stati abbandonati o non potenziati come meritavano servizi funzionanti come il “Centro per la Famiglia” ed esperienze assolutamente positive come “I Gruppi di Parola” studiati per venire incontro alle esigenze di bambini di genitori separati o in via di separazione o lo “Spazio Neutro”, grazie al quale, su mandato del tribunale, i servizi intervengono per ripristinare le relazioni familiari in situazioni di difficoltà. “Mancano luoghi idonei dove poter lavorare in sinergia – ha tenuto a sottolineare l’avvocatessa – luoghi dove i servizi possano mettere in rete le varie specificità ed intervenire in modo coordinato sulle famiglie e sui minori”

La Dott.ssa Bianco ha invece evidenziato la necessità che l’amministrazione faccia una profonda distinzione tra produzione di beni e servizi in generale e servizi alla persona. “Occuparsi di servizi alla persone significa mettere in campo competenze specifiche come ascolto, capacità comunicativa e umanità, perché i servizi alla persona ci portano ad entrare in contatto con un’umanità fragile e questo va tenuto conto ad ogni livello dei servizi, che si tratti di operatori, dirigenti o funzionari”.

“I servizi sociali dovrebbero essere messi nelle condizioni di uscire fuori – ha rilanciato la dott.ssa Vinci. Troppo spesso, infatti, i servizi vengono pensati e destinati solo come servizi  agli indigenti mentre avremmo bisogno di  una progettualità  per mettere questi servizi a disposizione di tutti. Penso, per esempio, a una casa di riposo con un asilo nido attivo all’interno, in modo tale da poter far incontrare generazioni che la vita frenetica di oggi ha sempre più allontanato. I servizi sociali andrebbero pensati come servizi in rete e in dialogo tra loro: non dei progetti mirati per fasce di età specifiche ma aperti, capaci di includere”.

Desidero rivolgere loro un sentitissimo ringraziamento per gli spunti che hanno voluto fornirmi e che ho accolto con grande piacere. Quando il cuore della politica incontra la mente di professionalità validissime come le vostre inizia un cammino che conduce a risultati straordinari.

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