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Andu: Da “baroni” a “servi”?, Legge (non)Gelmini

1. Sui docenti universitari, prima Bevilacqua e poi Greco

2. Rettori/principi, ordinari/baroni e sudditi

3. La Legge (non)Gelmini

1. Sui docenti universitari, prima Bevilacqua e poi Greco

     Il 2 ottobre 2020 il “Manifesto” ha pubblicato un intervento di Piero Bevilacqua (“Il silenzio dell’università e le responsabilità del ceto politico”).

    Bevilacqua ha dato un giudizio molto pesante sull’attuale mondo universitario, privo di “ogni visione generale” e dal quale “non può più venire alcun moto di ribellione, né tanto meno un conato di revisione dello status quo”. In particolare, gli attuali docenti non hanno “molti legami con la vita politica e culturale della società”. Per il commento dell’ANDU v. nota 1.

     Il 22 ottobre 2020 Roars ha ospitato un “ricordo biografico” di Tommaso Greco (“L’orgoglio e l’autostima (perdute) del professore universitario”).

     Greco ha scritto che la battaglia “contro il ddl Gelmini” … “fu persa soprattutto per responsabilità dei docenti.”

     Dopo avere ricordato le ragioni (“eccessiva abitudine al privilegio, convinzione di essere intoccabili, egoismo (o al contrario, incapacità di vedere davvero i propri interessi), corporativismo, pavidità, eccetera eccetera”) … “per le quali i docenti fanno così tanta fatica a prendere le difese del sistema universitario”, a Greco “piace aggiungere che se ci fosse un po’ più di orgoglio e di autostima forse tante cose, piccole e grandi, non passerebbero così facilmente, come invece sono passate e continuano a passare.”

     Greco sostiene che a causa di quella legge “siamo proprio passati da un sistema che era fondato sulla presenza di un Principe e di Baroni, pronti a difendere il loro grado, a un sistema che si governa invece «per un Principe, e tutti gli altri servi, i quali come ministri per grazia e concessione sua aiutano governare quel Regno»”, citando dal IV capitolo de Il Principedi Macchiavelli.

     Greco ricorda che nell’ottobre del 2008, intervenendo a una grande assemblea in Piazza dei Cavalieri a Pisa, propose “di bloccare le lauree”, ricevendo dai docenti risposte come “non possiamo fare una cosa tanto grave”, “sicuramente verremmo precettati, e dunque a cosa servirebbe”, “non si può venir meno a un servizio pubblico essenziale” …

     Greco conclude il suo “ricordo” scrivendo: “se i docenti non si faranno carico di difendere l’Università rischiando qualcosina in proprio, oggi come ieri, l’Università ne uscirà sempre sconfitta.”

2. Rettori/principi, ordinari/baroni e sudditi

    I docenti universitari non sono tutti uguali: sono solo gli ordinari ad avere il potere personale di scegliere, formare e promuovere i propri allievi (dalla laurea al dottorato, poi a ricercatore precario, quindi ad associato e infine a ordinario). In altre parole, solo gli ordinari/baroni ‘dispongono’ di “sudditi” o “servi”, per tornare a Il Principe. E il rettore/principe è eletto sostanzialmente dagli ordinari/baroni, seguendo soprattutto la logica di mantenere o accrescere il potere della propria “scuola”, un potere che si basa essenzialmente sulla cooptazione personale. Questo è così da sempre e non solo dopo la Legge cosiddetta Gelmini. è vero che dopo questa legge che il rettore/principe è diventato un rettore/sovrano (comunque sempre elettivo), con una maggiore possibilità di interferire, ma è anche vero che la cooptazione rimane comunque imperniata sul singolo ordinario.

     Inoltre non tutti gli ordinari sono uguali. La maggior parte di loro accetta o “deve” accettare l’attuale sistema accademico, preoccupandosi soprattutto di salvaguardare ed esercitare il potere della cooptazione personale, attraverso i finti concorsi locali, e di curare gli interessi della propria “scuola”.

     Ma c’è una ristretta minoranza di ordinari che si occupa anche di decidere sull’intero Sistema nazionale universitario, in stretto accordo con forti poteri esterni. Questa minoranza ha imposto nel corso di più di trent’anni (da ben prima, quindi, della Legge cosiddetta Gelmini) il suo progetto di smantellamento dell’Università statale con norme fatte approvare dai vari governi e parlamenti e con la “disponibilità” di tutti i partiti (nota 2).

     Si può ancora sperare in una reazione adeguata della maggioranza dei docenti contro il massacro dell’Università, ormai prossimo al suo compimento?

     L’ANDU lo crede possibile, contando anche sull’orgoglio, la dignità e l’onestà intellettuale dei docenti, nessuno dei quali può subire o avallare tutto ciò per mantenere un potere, peraltro – per i più – sempre più ridotto.

     Per questo continuiamo a invitare tutti a documentarsi sulle vicende e sugli atti che hanno portato all’attuale situazione e a confrontarsi con la nostra Proposta per rifondare il Sistema nazionale universitario, senza principi, senza baroni e senza servi.

3. La Legge (non)Gelmini

     Troppo spesso e da troppi la Legge 30 dicembre 2010, n. 240 viene indicata come “Legge Gelmini”, dal nome dell’allora ministra.

     In realtà a volere e/o a imporre quella legge sono state quelle stesse forze accademiche-confindustriali-ministeriali che avevano già da tempo “lavorato” per smantellare l’università statale (v. ancora nota 2), un’operazione di cui la Legge cosiddetta Gelmini rappresenta una tappa, non la prima e non l’ultima. La ministra Gelmini – come quasi tutti i ministri che l’hanno preceduta e seguita – ha “solo” registrato quanto dettato a tutti i governi, a tutti i parlamenti e a tutti i partiti.

     Va ricordato che i contenuti della Legge cosiddetta Gelmini erano stati sostanzialmente anticipati nel maggio 2009 nella proposta di legge del PD, proposta di legge che a sua volta riportava nella sostanza quanto elaborato dalla TreeLLLe, “lobby trasparente” (così si autodefinisce) e trasversale.

     A volere fortemente e pubblicamente la Legge cosiddetta Gelmini sono stati, tra gli altri, l’ex ministro Luigi Berlinguer, la CRUI (e nella fase finale soprattutto i suoi vertici), la Confindustria, Silvio Berlusconi, l’allora vice-segretario del PD Enrico Letta, ecc.

     Ma nonostante questo in tanti continuano a volere ritenere che la Legge cosiddetta Gelmini sia un prodotto solo della destra, forse indotti in ciò dai suoi contenuti e dalle sue conseguenze che non sono casuali, ma volute, come allora denunciò l’ANDU e non solo (v. anche, tra l’altro, “DL: Governo, CRUI, Confindustria e PD“ e anche “DDL: “Occasione storica” della Confindustria).

     Nei confronti della Legge cosiddetta Gelmini si riscontra spesso lo stesso strabismo che molti hanno ancora nei confronti dell’ANVUR: in tanti ne attribuiscono la paternità alla destra, quando in realtà questa Agenzia è stata istituita dal ministro Fabio Mussi ed è stata fortemente voluta soprattutto da esponenti, accademici e no, del PD.

NOTA 1. Su Bevilacqua

L’ANDU ha apprezzato l’intervento di Bevilacqua e lo ha commentato nel documento “Chi e come può ricostruire l’Università”. In questo documento si è anche sottolineato come “solo attraverso la conoscenza approfondita di chi – per chi, perché, come e quando – ha prodotto negli ultimi decenni le norme devastatrici dell’Università statale è possibile elaborare un progetto alternativo, complessivo e articolato per la ricostruzione dell’Università” e si è nuovamente avanzata una “Proposta per rifondare il Sistema nazionale universitario”.

NOTA 2. Le principali tappe della demolizione dell’Università italiana

Finta autonomia statutaria (1989) per salvaguardare le oligarchie degli atenei, finta autonomia finanziaria (1993) per far gestire agli Atenei la riduzione progressiva dei finanziamenti, finti concorsi locali (1997) e ASN (2010) per dare ulteriore spazio alla cooptazione-arbitrio personale, introduzione del numero chiuso (1999) per negare ai giovani la scelta degli studi, imposizione del “3 + 2″ (2000) con la frammentazione dei saperi, invenzione dell’IIT (2003) costosissimo “giocattolo” ministeriale-confindustriale a discapito dell’Università, istituzione “personalizzata” del SUM di Firenze e dell’IMT di Lucca (2005), svuotamento del CUN (2006) a favore della CRUI, introduzione dell’ANVUR (2006) per commissariare l’Università, messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori (2010) per moltiplicare i precari, cancellazione di ogni parvenza di democrazia negli atenei (2010) con il rettore-padrone assoluto, localizzazione dei collegi di disciplina (2010) per tenere meglio a bada i docenti, istituzione dell’Human Technopole (2016) che è una sorta di duplicazione milanese dell’IIT di Genova, invenzione della costosa Scuola superiore napoletana (2018) – v. “Il Caso della Normale è normale?, l’istituzione dell’ANR (2019) per controllare ancora di più l’Università e la Ricerca. E anche: Cattedre Natta, scatti premiali ai docenti, borse per studenti eccellenti, aumento delle tasse, finanziamenti per alcuni docenti, finanziamenti per dipartimenti eccellenti, riduzione dei finanziamenti agli Atenei e loro iniqua distribuzione per “merito”, ecc.

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