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Anno giudiziario 2021, la Giustizia ha bisogno di una svolta equilibrata dove non vi siano né vinti né vincitori

La cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario è un momento solenne per il settore giudiziario, offre l’occasione di riflettere su ciò che è accaduto, metabolizzando ciò che non si è riusciti a fare, per cercare di guardare al futuro con prospettiva.

L’onere e l’onore, poi, di riferire alle Camere sull’andamento dell’amministrazione della giustizia dell’anno passato e sugli interventi previsti per l’anno in corso spetterà, dopo la riforma del 2005, al Ministro della Giustizia.

La Giustizia è un mondo particolare, intriso di sfaccettature, pieno di compiti ed obiettivi tutti collegati funzionalmente con la vita, sia per la tutela della persona che per la tutela del patrimonio. Ebbene, cercare di responsabilizzare sempre qualcuno per il non fatto finisce con l’essere solo un alibi per chi non riesce ad avere prospettiva e visione. Questo momento è davvero cruciale. La macchina giudiziaria deve essere messa nelle condizioni migliori sia di tenuta strutturale che organizzativa sfruttando ad esempio i programmi a lungo termine e di investimento delle somme che saranno disponibili dal Recovery plan.

Non si possono degradare le problematiche alle solite discussioni che coinvolgono la prescrizione o normative stringenti nel procedimento penale da un lato o la velocità del processo civile dall’altro punto di vista, si finirebbe così per concentrare nelle sole condizioni propagandistiche una discussione che dovrebbe essere organica e strutturale.

È necessario un intervento deciso, incisivo e veloce che veda coinvolti senza antagonismi tutti gli attori della giustizia, senza esclusione alcuna. Non è più possibile affrontare un’emergenza ormai annosa giorno per giorno, ma bisogna intervenire con massima energia per fronteggiare problematiche non più eludibili e che investono tanto la parte pubblica, quanto e forse ancora di più quella privata.

Bisognerebbe partire dall’azzeramento del conflitto tra politica e magistratura, in un un clima più collaborativo e attraverso il varo di norme che tendano a non spettacolizzare le indagini e sacrificare le decisioni del processo che, costituzionalmente, rappresentano il vero momento dell’affermazione della Giustizia. Senza strumentalizzazioni per l’attacco ad avversari politici.

In questa ottica, sarebbe necessaria la riorganizzazione della fase di indagini preliminari con indicazione precisa di come andrà curato il rapporto con la stampa come anche sarebbe importante intervenire sulla modalità elettiva dei membri del CSM.
Archiviare i noti fatti di cronaca come una responsabilità di un solo soggetto non servirebbe a garantire un nuovo percorso all’ordinamento giudiziario.

Unitamente a ciò si dovrebbe intervenire per risolvere:

  • la cronica carenza di personale sia amministrativo che della magistratura, che ha prodotto un cronico arretrato di processi;
  • la inadeguata e insufficiente digitalizzazione del processo, civile, penale, tributario ed amministrativo, che non sempre si accompagna alla velocizzazione dell’iter per giungere alla sentenza;
  • la problematica sulla tutela della persona, intesa anche nella sua formazione sociale, nei confronti delle indagini preliminari;
  • la problematica delle lungaggini processuali in materia civile;
  • la storica vicenda sulla Giurisdizione, che vede vanificare interi processi perché non è facilmente individuabile il Giudice competente.

In ultimo, l’esortazione che si rivolge alla Magistratura, alla Politica, all’Avvocatura e a tutti i cittadini è quella di contribuire ad annullare ogni forma di mafiosità, soprattutto di mentalità mafiosa, intesa anche quale struttura mentale di sopraffazione del più forte nei confronti del più debole.

Per questo, Meritocrazia Italia auspica che si possa davvero cogliere l’occasione per una ripartenza necessaria, per riportare il settore Giustizia fuori dalla crisi, verso l’acquisizione di maggiori responsabilità e senso civico da parte dei protagonisti politici che saranno chiamati a ricoprire i ruoli decisionali in questo particolare e delicatissimo settore.

Per fare ciò la Giustizia non ha bisogno di concezioni moralistiche dettate da momenti occasionali, ma dovrebbe essere costruita su una solida base etica.

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