giovedì, Aprile 18, 2024
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Valle dei Templi, al via cantieri per recupero Olympieion

A marzo partiranno i quattro cantieri sull’area del tempio di Giove Olimpio, nel cuore della Valle dei Templi. Si tratta di uno degli interventi più importanti degli ultimi anni per il Parco archeologico di Agrigento: sarà possibile rileggere correttamente l’intera area sacra del santuario, il percorso che conduceva all’imponente altare di Giove e verranno musealizzati numerosi reperti della decorazione architettonica. L’intervento più scenografico sarà di certo quello del riassemblaggio della trabeazione (architrave, fregio e cornice) sorretta dai telamoni – 38 in origine – e la musealizzazione delle parti dell’enorme statua che verrà sostenuta in piedi tramite una sottile lastra in acciaio corten con mensole di pochi millimetri: un vero supporto antisismico, di ultimissima generazione. “In questo momento i beni culturali della Sicilia sono in fermento. I Parchi archeologici e i musei, costretti a chiudere le porte dalle misure anti-Covid, stanno operando con massimo impegno per prepararsi alla riapertura con ambienti più accoglienti e nuovi progetti ed emozioni – commenta l’assessore regionale ai Beni Culturali e all’identità siciliana, Alberto Samonà -. I cantieri che interessano l’area del tempio di Giove Olimpio nella Valle dei Templi e la valorizzazione del Telamone, sono un invito a visitare Agrigento e la Sicilia, per trasmettere al mondo una storia e un’identità che rendono unica la nostra terra”.

Non si tratta, ovviamente, della copia “distesa” tra i resti del Tempio di Giove Olimpio, ma delle parti di un altro telamone originale, ritrovate e ricomposte su rilievo di Heinz-Jurgen Beste dell’Istituto Archeologico di Roma che a sua volta ha lavorato sui disegni di Pirro Marconi, l’archeologo che scavò alla Valle dei Templi di Agrigento negli anni Venti. Tornerà a risplendere dunque l’area del tempio di Giove Olimpio. Che doveva essere meraviglioso, citato dagli storici tra i più grandi d’Occidente, più imponente del Partenone. L’Olympieion fu eretto nell’antica Akràgas dopo la vittoria di Terone sui Cartaginesi, nella battaglia di Himera del 480 a.C.. Il grande tempio dorico – oltre 56 metri di ampiezza per oltre 113 di lunghezza per 6340 mq, misure superiori a quelle del Tempio G di Selinunte – in blocchi di calcarenite, fu una novità per il tempo, per le diverse soluzioni architettoniche impiegate, con semicolonne scanalate (14 sui lati lunghi e 7 sui lati brevi) alte quasi venti metri, in ogni scanalatura poteva stare comodamente un uomo. Secondo Diodoro Siculo, il timpano era decorato con scene della Gigantomachia e della guerra di Troia.

I telamoni (alti quasi 8 metri) dovevano trovarsi a circa 11 metri di altezza rispetto al pavimento, appoggiati su mensole e con il busto ancorato alla muratura. Oggi si cerca di ridisegnare la mappa dell’Olympieion, crollato dopo un terremoto nel 1401, e del tutto sconquassato nel XVIII secolo quando gran parte dei suoi blocchi di calcare furono utilizzati per costruire il molo di Porto Empedocle. In attesa dell’apertura dei quattro cantieri, è stata completata la mappatura esatta del tempio (anche tramite drone che restituisce una visione completa dell’area) e dei suoi più importanti elementi architettonici.

“L’area merita di essere recuperata e valorizzata – spiega il direttore del Parco archeologico della Valle dei Templi, Roberto Sciarratta -, il pubblico presto la potrà visitare nella sua interezza: saranno chiusi gli accessi secondari e si potrà seguire un unico percorso di visita che dall’Olympieion condurrà ai resti dell’altare, liberato dai massi crollati durante gli scavi negli anni Venti, così da far riguadagnare la percezione del collegamento tra altare e tempio”.

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