giovedì, Marzo 28, 2024
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Infermieri Nursing Up: «I dati dell’ultima indagine con l’OMS prima del Covid-19, mettevano in guardia sui numeri degli attacchi a operatori sanitari»

«Poco prima che esplodesse l’emergenza Covid, precisamente nel mese di ottobre del 2019, il sindacato Nursing Up ha condotto e portato a termine la sua ultima ed accurata indagine, sviluppata in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. 

Le nostre carte, i nostri dati, hanno tristemente anticipato quanto continua a verificarsi oggi, giorno dopo giorno, all’interno degli ospedali italiani. 

Abbiamo lanciato un allarme concreto alle istituzioni, con una esplicita richiesta/appello per ripristinare, all’interno dei nosocomi, i presidi fissi delle forze dell’ordine, soppressi da tempo in numerose realtà sanitarie, da Nord a Sud, con le nefaste conseguenze di abbandonare i nostri professionisti della salute, lasciati il più delle volte soli, alla mercé delle reazioni incontrollate di parenti di pazienti o dei pazienti stessi.

I risultati della nostra indagine, perfettamente attuali nella evidente rappresentatività del fenomeno, sono sotto gli occhi di tutti.

Siamo entrati nel cuore di problematiche scabrose, fotografando e rapportando quanto accadeva e accade oggi nelle realtà sanitarie italiane. 

E naturalmente ci siamo guardati bene dal limitarci alla mera denuncia, tutt’altro: noi abbiamo portato avanti, a latere dell’indagine della quale scriviamo, una concreta campagna anti-violenza, supportati dal volto di numerosi personaggi dello spettacolo, che prestarono la loro immagine e le loro parole per amplificare e rilanciare il nostro grido d’allarme.

Insomma, il prezioso Survey, attesta che il fenomeno delle violenze consumate ai danni di infermieri e altri operatori sanitari nella nostra bella Italia è a dir poco allarmante: il 79% delle persone che subiva e subisce violenze negli ospedali italiani, ahimè sono donne.

Violenza fisica, ma anche minacce, insulti, comportamenti tesi a umiliare o mortificare. Nella vita lavorativa di molti infermieri c’era e c’è tutto questo. Circa 1 su 10 (11%) ha ammesso, nel corso dell’anno dell’indagine, di subire violenza fisica sul lavoro, e addirittura il 4% ha riferito di essere stato minacciato con un’arma da fuoco. Uno su due affermava invece di aver subito un’aggressione verbale. 

Ma questi sono solo i principali dati della nostra inchiesta, alla quale hanno risposto migliaia di infermieri».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Cosa succede? Davvero le nostre accorate grida di allarme sono finite nel dimenticatoio? Davvero possiamo ritenere che l’episodio dell’infermiera colpita a bottigliate durante le proteste No Green Pass, con persone arrivate a violare la sacralità di un luogo di sofferenza come un ospedale, debba limitarsi a essere considerato un triste ed isolato episodio? 

No signori, noi non lo accettiamo!

D’altronde il nostro sindacato, da subito e pubblicamente, ha evidenziato le lacune di una legge che si limita a poca cosa in più del mero inasprimento delle pene ai danni di chi commette violenze sui sanitari.

Una norma presentata “in pompa magna” ma dimostratasi, nei fatti, a scarso impatto.

A cosa può servire inasprire la portata delle condanne, senza individuare strumenti idonei a prevenire e contrastare il fenomeno sul nascere? 

A cosa mai serve prevedere un Osservatorio sulla Violenza, se questo deve operare ex post e non ha certo gli strumenti per prevenire concretamente il manifestarsi di tale odioso fenomeno?

Alla nostra indagine, i cui risultati sono stati asseverati pubblicamente dalla presenza di un rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nella giornata della loro presentazione ufficiale, hanno fatto seguito proposte pubbliche. Eppure non ci risulta che queste, almeno fino ad oggi, siano mai state ascoltate.

In carenza dei presidi di Polizia interni, abbiamo proposto anche la creazione di strutture di pronto intervento per la sicurezza all’interno degli ospedali, con uomini qualificati ad agire prontamente in caso di emergenza, perché resta quasi inutile, e talvolta addirittura dannoso, allertare le forze dell’ordine dall’esterno quando tutto si è già consumato, con un infermiere o un medico che giacciono in un angolo con un occhio tumefatto, o che devono farsi refertare con dieci giorni di prognosi per essersi visti spaccare una sedia nella schiena da un paziente fuori controllo.

E poi abbiamo proposto la costituzione di comitati di contrasto alla violenza, sempre all’interno delle realtà delle aziende sanitarie, per vigilare, prevenire ed intervenire sull’Ente interessato prima che gli attacchi si siano già consumati. 

L’episodio del “raid punitivo” nel Policlinico di Roma apre quindi un nuovo pericoloso squarcio sul fenomeno delle violenze negli ospedali: e appare chiaro che accadrà ancora, allo stato dei fatti quasi non vi è motivo di dubitare che sia così. 

E allora ci chiediamo: fino quando si vuole mettere la testa sotto la sabbia, come gli struzzi, e ignorare quanto accade davanti ai nostri occhi? Fino a quando gli infermieri saranno costretti, obtorto collo, ad assumere il triste ruolo di punching ball, contro cui il paziente di turno o il parente, può liberamente permettersi di sfogare la propria incontrollata rabbia, sotto lo sguardo distratto delle istituzioni? Chi altri, oltre al Ministro della Salute e quello degli Interni, chiosa De Palma preoccupato, sarà chiamato a condividere il grave peso per le conseguenze che discendono dall’aver ignorato i nostri appelli?»

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