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Come si distrugge la cultura popolare: Folklore e profitto di Lombardi Satriani ripubblicato dalle Edizioni Museo Pasqualino

Una ricerca che, a quasi 50 anni dalla sua prima apparizione, è ancora fondamentale per comprendere  le dinamiche
della mercificazione

Ci sono libri in qualche misura profetici e per questo sempre attuali. Anche a distanza di quasi 50 anni dalla pubblicazione: è il caso di Folklore e profitto – Tecniche di distruzione di una cultura, di Luigi Maria Lombardi Satrianiripubblicato dalle
Edizioni Museo Pasqualino
 per la collana Studi e materiali per la storia della cultura popolare (Nuova serie n. 11, 19 euro).


Apparso per la prima volta nel 1973, il saggio, ormai un classico in questo genere di indagini, ripensa in modo critico le dicotomie gramsciane di “popolare”“subalterno” ed “egemone”. Ma soprattutto, con uno scatto di grande modernità e libertà dagli schemi disciplinari e ideologici del tempo, osserva il cortocircuito di queste categorie nello spazio mediatico nazionale del periodo. 

Folklore e profitto – Tecniche di distruzione di una cultura racconta un’Italia che assume e manipola le proprie culture e tradizioni locali a fini commerciali, trasformandole in oggetti di un marketing che siglano la progressiva rimozione delle culture contadine e popolari.

In realtà il processo descritto da Lombardi Satriani affonda le proprie radici nella propaganda del regime fascista orientata alla ri-ruralizzazione del Paese. Per la prima volta, col volume del ’73, venivano contaminati i linguaggi delle discipline demoantropologiche e del “folklore” con quelle della sociologia delle comunicazioni e della semiotica, vengono sovvertite le facili categorizzazioni binarie in favore di reticolati di senso più complessi e, infine, viene avviata una riflessione sulla distanza culturale e sociale, sulla costruzione di una relazione al passato che diventa performativa.

A quasi cinquant’anni di distanza, Folklore e profitto rimane un testo prezioso ancora oggi per riflettere sul valore delle storie locali, delle narrazioni di tradizione e stimolante per ragionare sul più recente e controverso tema dei processi di patrimonializzazione dell’immateriale e sul rischio che la mercificazione delle tradizioni culturali venga considerata da alcuni come forma di conservazione.

Luigi Maria Lombardi Satriani è professore ordinario di Etnologia nell’Università “La Sapienza” di Roma; è stato preside della Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università della Calabria e prorettore per le attività culturali della stessa Università, senatore della Repubblica nella XIII Legislatura e presidente dell’Associazione per le Scienze Etnoantropologiche (AISEA). Ha pubblicato molte opere di interesse antropologico ed etnografico, tra cui le più recenti: Scritti demologici, vol. 1 (con V. Padula, 2019); Natuzza Evolo. Il dolore e la parola (con M. Boggio, 2018);Tra passato e futuro. Il Meridione rurale in Carlo Levi, Rocco Scotellaro e Vittorio De Seta (2018); Antropologia e vita moderna (con F. Boas e F. Maiello, 2015) e San Gennaro. Viaggio nell’identità napoletana (con M. Boggio, 2015); Potere, verità, violenza, voll. 1 e 2 (2014, 2016).

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