giovedì, Marzo 28, 2024
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Al via la rassegna “Aedi – Storytelling Fest” allo Spazio Tre Navate dei Cantieri Culturali alla Zisa

Tutto pronto per l’avvio di Aedi – Storytelling Fest, rassegna di spettacoli teatrali, reading e mise en espace con la direzione artistica di Salvo Piparo che si svolgerà dal 20 al 30 dicembre nello Spazio Tre Navate dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo (via Paolo Gili,4).

La prima parte della manifestazione, dal 20 al 23 dicembre, prevede uno spettacolo al giorno sempre alle ore 21.00.

Si comincia la mattina di lunedì 20 dicembre con la sezione speciale del progetto, Aedi Off, che porta in scena lo spettacolo Parrì, i poeti e glieroi, un omaggio al parroco Pino Puglisi, che questa volta viene messo in scena per gli studenti e per il quartiere di Brancaccio nei due matinée in programma per il 20, appunto, con replica il 21 dicembre, alle 10.30, presso il Liceo delle Scienze Umane e Linguistico “Danilo Dolci”.

Questo spettacolo vuole essere un momento di memoria ma soprattutto testimonia la volontà di portare il teatro, e la parola detta ad arte, dentro un quartiere già sensibile e attento alle problematiche sociali.

Alle ore 21.00 appuntamento allo Spazio Tre Navate con il reading Homo Panormitanus 20 anni dopo, di e con Daniele Billitteri.

Quando nel 2001 uscì nelle librerie il volume l’autore scrisse che quella era la cronaca di un’estinzione impossibile e che se la follia del mondo avesse consegnato il pianeta a un olocausto nucleare, sarebbero sopravvissuti non solo gli scarafaggi (come pensano gli scienziati) ma pure gli inossidabili palermitani. E che, se da qualche parte fosse sopravvissuto un campo di ceci, sicuramente non lontano ci sarebbe stato un palermitano a friggere le panelle. Sono passati 20 anni e nel mondo ne sono successe di cose. Non c’è stata la guerra nucleare ma non sono mancate le guerre convenzionali; il terrorismo non ha smesso di mostrare il suo volto feroce; si è gonfiato il fenomeno dell’immigrazione; l’economia ha dovuto affrontare una crisi planetaria nel 2008; abbiamo cambiato undici governi in quattro legislature; vecchi muri hanno proposto nuovi eroi. E poi c’è stata la prova più dura di tutte: la pandemia. Nell’estate del 2020 tutti si chiedevano quanto saremmo cambiati alla fine di questa “pestilenza” planetaria. Saremmo cambiati in meglio? In peggio? La risposta Billitteri l’ha data con oltre 18 anni di anticipo: i palermitani non sono cambiati affatto e la pandemia è stata vissuta perfino allegramente, con il gusto per il paradosso e l’ironia che sono i migliori mezzi per contrastare le tragedie a cui secoli di storia ci hanno abituati e, in un certo senso, reso immuni. E se non ce la facciamo da soli, c’è Santa Rosalia che di pestilenze se ne intende.

Come abbiamo fatto? Ve lo racconterà lo stesso Daniele Billitteri insieme all’attrice Stefania Blandeburgo e al gruppo dei Tamuna.

Martedì 21 salirà sul palcoscenico l’attore Filippo Luna con la mise en espace de l’Agamennone di Ghiannis Ritzos, accompagnato dalle musiche originali di Virginia Maiorana eseguite dal vivo, le ambientazioni sonore di Vittorio Di Matteo. La forma del monologo come scelta di scrittura rappresenta la profonda solitudine dei personaggi. Nel palazzo di Micene Clitemnestra attende il marito di cui ha pianificato l’assassinio. Agamennone, nonostante “veda” ciò che è accaduto nei dieci anni di guerra e anche quello che accadrà una volta varcata la soglia del bagno, permette a Clitemnestra di accompagnarlo verso la propria fine.

La mise en espace ha luogo su un palcoscenico nudo, solo con delle guide o tappeti rossi al centro della scena una vecchia poltrona, un tavolino, un lume e un posacenere. Agamennonefa parte di Quartadimensione,una raccolta di diciassette poemetti drammatici ispirati al teatro antico, quasi tutti scritti negli anni in cui Ritsos (1909-1990) era in galera, arrestato dal regime dei Colonnelli a causa la sua militanza nell’opposizione. Scrittore e poeta, Ritsos manifesta nel suo Agamennone una profonda avversione alla guerra. Questo re parla di sé e del suo passato in guerra con infinita, dolente stanchezza a differenza dell’arrogante e fierissimo Agamennone di Eschilo. Il recupero del mito avviene in Ritsos attraverso un processo di trasposizione cronologica grazie al quale diventano contemporanei non solo luoghi, abiti e ambienti, ma anche i personaggi, con la loro  psicologia e il loro sentire. Ritsos ricorre agli eroi antichi per mostrare quei temi e sentimenti del presente che non può esprimere direttamente vivendo in dittatura. Il poeta usa il mito per descrivere il mondo che lo circonda. La forma del monologo come scelta di scrittura meglio rappresenta la profonda solitudine dei personaggi. L’ambientazione scenica e i costumi sono di Dora Argento.

Mercoledì 22 dicembre a raccontarsi sarà un’inedito Lello Analfino, leader del gruppo musicale Tinturia. Lello incontra Analfino, che sembra un gioco di parole, sarà un riflettore puntato sul cantautore che è anche un istrione e poeta della letteratura musicale siciliana.

In questa occasione l’artista vestirà i panni del narratore, raccontando se stesso attraverso una visionaria seduta psichiatrica o un’ intervista immaginaria. Tutto si sviluppa con Lello Analfino che cerca di iniziare una lettura ma ogni volta, mentre cita una frase di un libro si distrae e comincia un viaggio introspettivo cominciando a raccontare se stesso. Una disamina sul carattere contraddittorio di un musicante nato al Villaggio Mosè, figlio di genitori che allo spettacolo hanno creduto poco e lo hanno fatto solo molto dopo. Una serie di domande e di risposte su quello che è l’artista e di quello che vorrebbe essere. Senza filtri, come se si trovasse davanti ad uno psicologo immaginario, che gli continua a dire sempre di essere sbagliato. Ad accompagnarlo in questo viaggio insolito il chitarrista Lino Costa.

Ultimo appuntamento di questa prima tranche della rassegna, giovedì 23 dicembre, è Aedi, spettacolo della Compagnia di Salvo Piparo, che affiderà proprio alle figure del mito la storia che arriva dal mare, “cuntando” di Ulisse e della morte di Patroclo, mentre le musiche di MichelePiccione e Federico Pipia e i canti di Egle Mazzamuto ci condurranno dentro gli abissi alla ricerca di nuove storie. Tra i flutti del moto ondoso nuotano pesci e uomini per trovare riparo dalla prossima tempesta. I suoni che questo silenzioso mare produce dirigono come un’orchestra le emozioni di ogni essere vivente, trovando l’audacia nella scoperta e il sapore della vittoria in ogni granello di sale.

Aedi, scritto a quattro mani da Salvo Piparo ed Egle Mazzamuto, è un progetto teatrale e musicale che traccia le sonorità marittime, ricreandone fedelmente le atmosfere, attraverso l’uso strumenti artigianali e tradizionali. Nel mare, memoria stratificata dell’umanità, si riconoscerà, attraverso questo concerto di musica strumentale, canto e voce, la divina capacità di tramutare in vita o morte le sorti di popoli interi, di epoche e nuove ere. Il paesaggio diventa musica, i pesci corde e ogni corallo arpa e sonaglio, niente in questo mare rimarrà escluso, ed ogni cosa, anche la più piccola, ritroverà la sua voce. La voce narrante sarà la rete di ogni pesce di questo mare, affidata alle antiche tecniche greche del cunto dell’attore Salvo Piparo.

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