giovedì, Marzo 28, 2024
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L’Università di Palermo torna a scavare nell’area sacra di Solunto, intorno al Santuario

L’Assessore Samonà:
“Riprendono gli scavi in tutta la Sicilia. Permetteranno

 di leggere con più attenzione questo importante sito archeologico”

Riprendono gli scavi dell’Università di Palermo all’interno dell’area archeologica di Solunto. Ad essere interessata è l’area sacra, dove si trova il Santuario.
I lavori, realizzati nell’ambito del Protocollo d’intesa tra il Parco archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato, diretto da Stefano Zangara, e il Dipartimento Culture e Società dell’Università di Palermo, rientrano nel programma didattico dei corsi di laurea magistrale in Archeologia e laurea triennale in Beni culturali sotto la supervisione dei professori Elisa Chiara Portale e Gilberto Montali.


L’avvio delle attività di ricerca ha richiesto un intervento preliminare di pulizia dell’area che si trova tra il santuario e il teatro, con l’apertura di alcuni saggi di verifica finalizzati alla comprensione della sostanza architettonica e delle relazioni topografiche e stratigrafiche che confluiranno nel lavoro in corso di rilievo, documentazione ed elaborazione digitale e di ricostruzione virtuale.

L’area interessata dalle ricerche è quella del Santuario a monte del Teatro dove si trovano edifici già sondati a partire dall’Ottocento e successivamente da Vincenzo Tusa negli anni ’50-’60, rimasti fino ad ora poco visibili e poco comprensibili.


“Il cantiere appena avviato – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – si pone l’obiettivo ambizioso di rendere nuovamente fruibile il percorso antico, che saliva, costeggiando la cavea del teatro, dalla zona centrale della città ai terrazzi sacri, e di valorizzare lo straordinario complesso teatro-santuario. Un’attesa che aprirà nuovi spunti nella lettura urbanistica della città di Solunto. L’archeologia è, infatti, materia viva, capace di regalarci continuamente nuove pagine nella lettura del meraviglioso libro che è la storia antica della Sicilia”.

Le nuove indagini vanno di pari passo con la ricostruzione virtuale, realizzata dal prof. Massimo Limoncelli in stretta connessione con lo studio dell’architettura a cura del prof. Gilberto Montali. La ricostruzione serve a riorganizzare le conoscenze acquisite per rendere maggiormente comprensibile l’area dove lo scorso anno il cantiere ha messo in luce una fascia di scavo sul lato orientale del santuario (verso valle) impegnando gli studiosi a evidenziare sul terreno la relazione tra le aree sacre e il teatro.


La pulizia archeologica di questo settore e lo scavo, in cui sono impegnati gli studenti universitari e i dottorandi, fanno già intravedere il legame diretto e strutturale tra il teatro e il terrazzo superiore con il tempio a due celle che verso il 150 a.C. fu costruito per dare una nuova sede alla statua di Astarte e ad un’altra statua ad oggi non rinvenuta.


Si tratta, quindi, di un complesso “teatro-tempio” che sembra essere uno dei casi più interessanti e particolari di questa tipologia dal momento che il Santuario continua da entrambe le parti (a Nord e a Sud) con una serie di recinti e sacelli di diverse divinità che mescolano schemi greci, punici e orientali; da uno di questi proviene il famoso “Zeus di Solunto”, oggi custodito all’interno del Museo archeologico regionale A. Salinas.


La campagna, in questo secondo anno, promette importanti novità sull’assetto architettonico e urbanistico della principale area sacra della città. I rinvenimenti dello scorso anno, infatti, avevano chiarito le relazioni esistenti tra alcuni resti, in parte scoperti fin dai primi scavi dell’inizio dell’Ottocento e in parte venuti in luce nei nuovi saggi stratigrafici, che ci danno le testimonianze più antiche della città, databili già a partire dal IV secolo a.C.; a questi rinvenimenti si possono riferire monete e ceramiche della prima metà del IV secolo.


Alle fasi più antiche di IV-III secolo, a cui apparteneva la statua di stile fenicio di Astarte, è seguita la riorganizzazione dell’impianto stradale e urbano nel tardo III secolo e poi, verso la metà del II secolo a.C., una scenografica risistemazione architettonica di tutto l’insieme, per come lo vediamo adesso.


Partecipano ai lavori oltre ai professori Elisa Chiara Portale, Gilberto Montali e Massimo Limoncelli, Giovanni Polizzi, Laura Schepis, Dario Giuliano, Chiara Vitaloni e un cospicuo numero di studenti dell’Università di Palermo: Claudia Caruso, Rosa Aurora Affatigato, Cristina Bargione, Fabio Buttitta, Alessandro Caricato, Giuliana Contorno, Sara La Barbera, Marco Lafratta, Silvio Mancino, Elisa Mandanici, Renato Massarella, Aurora Mazzotto, Rosanna Pullara, Salvatore Tornese, Christopher Zarcone, Roberta Giangrasso, Laura Giardinello, Iolanda Giuffrida, Martina Pillitteri, Vito Polizzi, Manuela Rizzo, Noemi Todaro, Elena Averna, Maurizio Lo Monaco, con l’assistenza di tutto il personale del Parco e del geometra Antonio Librizzi responsabile per la sicurezza.

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