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Cuntami Premio Pino Veneziano XVIIIma edizione

Incontri di mare e di culture

Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa “Vincenzo Tusa”

19 agosto 2022 ore 20:45

Conferimento del premio alla regista Giovanna Taviani e all’attore Gaspare Balsamo

Il Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa “Vincenzo Tusa”ospiterà il prossimo 19 agosto, la XVIII edizione del Premio Pino Veneziano, organizzata dall’associazione “Selinunte Cunta e Canta” che, attraverso questo riconoscimento conferito a personalità della cultura, ricorda la figura di Pino Veneziano.

Cantastorie, singolare e schivo, restio alla notorietà, possedeva una voce particolarissima, notata negli anni ’70 e ’80 da Lucio Dalla e da Fabrizio De Andrè, che lo volle come spalla al suo primo concerto in Sicilia. Incantò lo scrittore argentino Jorge Luis Borges e anche il poeta Ignazio Buttitta, che scrisse la presentazione al suo unico disco pubblicato nel 1975.

Gaetano Savatteri, il giornalista e scrittore che da alcuni anni cura la direzione artistica della manifestazione ci ricorda che “Il Premio Pino Veneziano è stato ideato per non dimenticare questo originale cantastorie che, per nulla attratto dalle luci della ribalta, preferiva suonare tra i tavoli del suo ristorante di Marinella di Selinunte. Sto lavorando per aprire ad altre forme d’arte come la letteratura, il teatro e il cinema, quella che è oggi tra le iniziative culturali più longeve e caratterizzanti di questo territorio”.

L’edizione 2022 prende spunto dall’incontro tra Veneziano e Borges. Quando Pino finì di cantare le sue canzoni, il poeta argentino, ormai divenuto cieco, volle avvicinarsi per toccargli il volto e carpirne ogni solco. A partire da questo avvenimento, il tema della diciottesima edizione del Premio sarà Il Volto. Quest’anno si vuole mostrare, infatti, il nuovovolto del tradizionale racconto orale della Sicilia. Ed è questa la motivazione che ci ha spinto a premiare Giovanna Taviani, regista del film Cùntami, e il cuntistaGaspare Balsamo, che è tra gli attori protagonisti del film.

Il programma della serata prevede anche la proiezione del film della Taviani e un “cunto” rappresentato dal vivo dall’attore Gaspare Balsamo.

Il Premio Pino Veneziano è promosso dall’associazione Selinunte Cunta e Canta con il sostegno della Regione Siciliana – Assessorato ai Beni Culturali e dell’Identità siciliana, dell’Ente Parco Archeologico di Selinunte e con il patrocinio gratuitodel Comune di Castelvetrano (TP)

Quest’anno il Premio Pino Venziano è tra le iniziative direttamente promosse dall’Assessorato regionale dei beni culturali e dell’identità sicilianaeFelice Crescente, il nuovo direttore del Parco Archeologico che risiede a Selinunte, testimonia come ”il ristorante di Pino negli anni Settanta eraun punto di riferimento per i giovani della borgata di Marinelladando loro l’opportunità di venire in contatto con molte personalità, giornalisti, artisti e uomini di cultura che si fermavano ad ascoltare le sue canzoni.Il Premio Pino Veneziano è un’occasione per far sì che Selinunte torni a essere terra di incontri e socialitàedè arrivato il momento– aggiunge il Direttore – che le istituzioni del territorio sostengano concretamente questa manifestazione come ha voluto fare l’Assessore Samonà”.

Dichiarazioni:

Gaspare Balsamo:«È un piacere e onore immenso ricevere questo prestigioso premio. Riscoprire, ogni volta che torno a Selinunte, nuove storie e aneddoti sulla vita di Pino Veneziano, mi rigenera perché il suo canto respira ancora al centro del Mediterraneo. La sua ricerca e il suo modo di dare musica e racconto ci mostrano come si può rimanere padroni della propria matrice culturale nell’evoluzione delle cose, e per questo Pino sarà sempre uno dei nostri maggiori cantastorie civili contemporanei».

Giovanna Taviani

«Sono molto felice di venire a Selinunte a ritirare questo premio importante dedicato a Pino Veneziano nel parco archeologico di Selinunte. Quando anni fa mi trasferii in Sicilia a Palermo e poi presi la macchina per andare a visitare i luoghi di Ciccio Busacca, di Mimmo Cuticchio, di Ulisse e del Ciclope, di Eschilo e di Don Chisciotte, scoprii il nuovo volto della Sicilia e una nuova generazione di narratori orali che tornano al mito per raccontare la nostra contemporaneità. E’ stato bello girare su un furgoncino rosso, con Chisciotte sopra il tettino (interpretato da un magistrale Gaspare Balsamo), ad indicare la mèta e la rotta utopistica nei luoghi più reconditi della Sicilia. Riscoprire la potenza dell’oralità e la forza del racconto, che nella vostra isola continua a tenere unite le generazioni passate con quelle del futuro. Ritrovare le contraddizioni tra la bellezza della Sicilia e la sua storia di sangue, deserto di fecondità la definiva Goethe. D’altronde Chisciotte, come noi, era il sognatore, sapeva benissimo che non era vero, che i mulini a vento non erano giganti saraceni.

Ma ci credeva lo stesso.

Per questo sono onorata di venire a ritirare questo premio nella greca e amata Selinunte, che, chissà potrebbe ispirarmi anche il soggetto del mio prossimo film…».

PINO VENEZIANO    biografia

Pino Veneziano nasce a Riesi il 2 luglio del 1933. 

Durante la guerra, il padre carabiniere che ha prestato servizio prima a Castelvetrano e poi a Sciacca, abbandona la famiglia. Pino, interrompe la seconda elementare e comincia a lavorare come guardiano di capre e garzone di fornaio.

A 17 anni, con la madre e il fratello, si trasferisce a Castelvetrano, dove lavora come garzone nei bar. Agli inizi degli anni ’60 è cameriere a Selinunte e verso la fine del decennio, con due amici, apre il suo primo ristorante.

Impara a suonare la chitarra a circa 40 anni. Poco dopo scrive la sua prima canzone, “Lu sicilianu”.

Le altre vengono quasi una dopo l’altra: una trentina circa. 

Negli anni ’70 e fino alla metà degli anni ’80 il ristorante Miramare, e poi il Lido Azzurro, diventano un punto di riferimento per la borgata di Marinella di Selinunte. Pino serve ai tavoli e poi canta le sue canzoni. Tra i suoi clienti ci sono anche Lucio Dalla e Fabrizio De Andrè, che lo vuole come spalla nel suo primo concerto in Sicilia.

Pino regala le sue canzoni anche alle Feste dell’Unità. Nel 1975 incide il suo primo e unico disco, “Lu patruni è suvecchiu” (Il padrone è di troppo), edito dai Circoli di Ottobre; il poeta Ignazio Buttita nella nota di copertina lo definisce: «Un cantastorie che fa politica e la sublima con la poesia».

Nell’estate del 1984 nel ristorante di Pino si ferma anche Borges, il quale si commuove ascoltando le sue canzoni che, per lui, non hanno bisogno di traduzione. Chiede anche di accarezzare il volto di Pino per “vederlo”.

Nel 1984 una compagnia di anziani di Riesi in gita a Selinunte, casualmente fornisce a Pino informazioni su suo padre che si trova in una casa di riposo a Gela. Quando va a trovarlo scopre che anche il padre suona la chitarra e canta motivi popolari. 

Il 1986 è l’ultimo anno in cui Pino lavora al ristorante; intristito dalla morte della moglie (avvenuta nel 1980) e provato da una vita di fatica, per arrotondare la pensione fa il posteggiatore al Parco Archeologico di Selinunte. Continua, comunque, a scrivere canzoni.

Muore il 3 luglio 1994, il giorno dopo il suo compleanno.

RICORDI “ECCELLENTI”

Ignazio Buttitta: «Un cantastorie che fa politica e la sublima con la poesia. Il suo discorso è semplice, popolare, ma convincente. E riesce a farsi capire dai braccianti, in maggioranza analfabeti e semianalfabeti. Gli argomenti sono la verità cantata da popolano a popolano, senza inganni».

Ascanio Celestini: «La cosa che mi colpisce di Pino Veneziano è che uno di quei cantanti-artisti della cultura orale che in altre nazioni, per esempio gli Stati Uniti d’America, sarebbero diventati oggetto di culto, un po’ come Woody Guthrie o i padri del blues. Purtroppo in Italia si è perso questo legame con i nostri padri musicali della cultura orale».

Gaetano Savatteri: «La voce di Pino Veneziano fa affiorare l’incanto delle notti stellate, la risacca del mare, le poche case affacciate sulla spiaggia, la forza selvaggia di una natura che prendeva il sopravvento perfino sulle rovine antiche. Un mondo che non c’è più. Un mondo scomparso. La voce di Pino ci parla di quel mondo, di quel tempo. Ma non è una voce spenta. Non è una voce sopraffatta. Ci parla ancora. Ci cunta ancora canzoni».

Vincenzo Consolo: «Mentre Buttitta e la stessa Balistreri – scriveva Vincenzo Consolo – cantavano una Sicilia e un’Italia del secondo dopoguerra, delle lotte contadine e dei sindacalisti uccisi dalla mafia, della seconda grande migrazione nel centro Europa di masse di braccianti, Pino Veneziano cantava l’atroce Italia dei roventi anni Settanta, del regime democristiano, della corruzione e delle stragi perpetrate dai fascisti. Ma c’era anche un Veneziano rapito cantore della bellezza della natura, la natura forse ancoa, là a Selinunte, delle lucciole pasoliniane. E un Veneziano cantore del più rapinoso dei sentimenti umani, dell’amore».

Enrico Stassi: «Per molti di noi negli anni Settanta, Pino e Marinella di Selinunte erano la stessa cosa e potevamo dire allo stesso modo: “Andiamo da Pino” o “Andiamo a Selinunte”. Sapevamo come sarebbe andata: avremmo mangiato da dio, alzato un po’ il gomito, avremmo ascoltato le canzoni di Pino, suonato e cantato insieme a lui, ci saremmo sentiti ancora una volta con un futuro davanti e tutto per noi. Ma allora si viveva sull’onda e sulle emozioni del momento: il tempo dell’azione superava sempre quello, più lento, della riflessione. Ecco perché solo in questi ultimi anni, tornando indietro nel ricordo e grazie al contributo di Umberto (Leone) e dei tanti amici di Pino, ci si è resi veramente conto di quale sensibilità umana e politica fosse ricco il suo mondo poetico, di quante insospettabili e importanti frequentazioni fosse punteggiata la sua vita, di quanto fosse necessario provare a raccontarlo e ricantarlo. La memoria di Pino Veneziano, in fondo è la nostra memoria, e rimane un inutile esercizio stabilire se eravamo la “meglio” o la “peggio” gioventù.  

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