Dopo la rivoluzione sociale del 1968 in Italia si approvò la legge n. 903 del 1970 che finalmente vietava in maniera esplicita le discriminazioni sessuali e di genere per l’accesso al lavoro, l’avanzamento di carriera e il trattamento economico delle donne.

Nello stesso anno è importante ricordare anche l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori legge n. 300/70 che regolamentava finalmente i diritti di tutti i lavoratori, uomini e donne. Queste due norme sono ancora oggi lo spartiacque di una società, quella italiana, che ha deciso di dare una vera svolta nel riconoscere il diritto alla parità di genere alla donna. Purtroppo dobbiamo ammettere che ancora oggi, dopo decenni di lotte femministe, manifestazioni che esibivano cartelli con la scritta orgogliosa “donna è bello”, le donne non godono di tutta la libertà che vogliono. Il mondo del lavoro purtroppo non riesce ad allinearsi alle normative sulla parità di genere che nel tempo sono state approvate. Non si riesce a programmare l’estensione dell’apertura di asili nido nelle scuole nei mesi estivi, o a cancellare le differenze di salario fra donne e uomini nel privato, a parità di competenze e mansioni. Il Servizio Sanitario Nazionale a una donna in gravidanza dà la possibilità di fare l’ecografia gratuitamente me se la donna è sola e senza alcun sostentamento economico la costringe di fatto ad abortire perchè non riceve alcun servizio specializzato per aiutarla, anche sotto l’aspetto psicologico, a mantenere la gravidanza dando un futuro al nascituro ed alla nuova madre. Niente viene fatto per arginare la sempre più invadente pornografia, ma ci strappiamo i capelli per imporre lo stravolgimento della lingua italiana, come se il raggiungimento della Per combattere questa evidente crisi sociale che vede come protagonista in negativo la donna, Il Segretario Regionale del SINALP Dr. Andrea Monteleone assieme alla coordinatrice della Rete antiviolenza ZEROMOLESTIE SINALP Natascia Pisana, da tempo chiedono che vengano incrementati i servizi pubblici alle famiglie e la cura dei figli nei primi anni di vita, con il rafforzamento di asili nido pubblici gratuiti o quantomeno a costi accessibili. Chiediamo di rivedere il sistema fiscale per migliorare gli incentivi finanziari all’inserimento lavorativo dei coniugi in difficoltà economica. Vogliamo che vengano introdotti sgravi contributivi in favore dei datori di lavoro del settore privato che sottoscrivano l’introduzione di misure di facilitazione per poter coniugare al meglio vita professionale e vita privata delle donne madri. Chiediamo da tempo alla Regione Siciliana una legge che inserisca le donne che hanno subito violenza, sia domestica che in ambienti di lavoro, nell’elenco delle categorie protette per poter accedere al mondo del lavoro per affrancarsi dal violentatore e poter tornare a vivere. Chiediamo che, nel riformare i criteri assuntivi del “Reddito di Cittadinanza”, questo sussidio venga versato direttamente alle imprese che assumeranno donne con figli, e donne violentate.