giovedì, Maggio 9, 2024
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La desertificazione bancaria avanza anche in Sicilia crescono i comuni senza sportelli

Impietoso il report dell’Osservatorio First Cisl, elaborato dalla Fondazione Fiba su dati Banca d’Italia, Istat, Eurostat. 352mila siciliani vivono senza servizi bancari e altri 466mila residenti nell’isola hanno a disposizione una sola filiale. Fabrizio Greco: “tutto il nostro impegno per fronteggiare una situazione insostenibile”

Il disimpegno delle banche procede senza interruzioni. La certificazione arriva dai dati dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl, elaborati dalla Fondazione Fiba. Sono 4milioni e 200mila cittadini e 249mla imprese a non avere più a disposizione uno sportello bancario. Nell’ultimo semestre del 2023 gli istituti di credito hanno deciso la chiusura di altre 593 filiali lasciando sprovvisti di servizi bancari 3.200 dei 7.901 i comuni italiani.  

La Sicilia è una delle sei regioni, assieme a Marche, Lombardia, Lazio, Umbria e Veneto, nelle quali, la desertificazione è velocemente avanzata. Analizzando le risultanze regionali 352mila persone vivono in territori non presidiati da alcuna banca cui vanno ad aggiungersi altri 466mila utenti che hanno a disposizione un solo sportello bancario. Le imprese a rischio, senza alcuna agenzia, sono 18mila mentre altre 25mila sono servite da appena una sola dipendenza. Dal 2015 aoggi, la progressiva politica del ridimensionamento della rete commerciale bancaria, ha fatto salire al 19 per cento i comuni siciliani che non hanno assistenza. Andando al rapporto sportello per 100mila abitanti, la Sicilia registra uno dei più bassi indici: 23 contro il dato medio nazionale ch si attesta al 38,9. Anche sul fronte dell’internet banking non va meglio. Lo usa il 33 per cento dell’utenza relegando l’isola al quart’ultimo posto.  

“Nella nostra regione il quadro è alquanto fosco – dichiara il segretario generale di First Cisl, Fabrizio Greco –. La lunga stagione delle fusioni e incorporazioni, la rincorsa al gigantismo bancario, che ha portato le prime cinque banche del paese ad avere il 50 per cento del mercato nazionale, nonché l’ossessiva ricerca degli utili, ha determinato la situazione attuale. Da un punto di vista occupazionale la Sicilia ha perso posti di lavoro, storici marchi regionali e con essi sono scomparsi i centri decisionali, vedendo crescere la mobilità che incide sull’economia delle colleghe e dei colleghi. Dal 2015, le piccole e medie aziende, la clientela privata, con particolare riguardo a quella anziana, hanno visto così ridursi la soglia di assistenza bancaria con tutte le negative conseguenze che questo ha comportato e comporta. La particolarità del momento – prosegue Fabrizio Greco – richiede tutto il nostro massimo impegno perché sono tante le situazioni che stiamo fronteggiando nell’interesse dei dipendenti che rappresentiamo e della collettività, alla quale vanno assicurati assistenza, consulenza e servizi di prossimità. Il Pnrr può invertire la tendenza a chiudere degli istituti di credito perché l’inclusione sociale è uno dei suoi primari obiettivi. Gestire le risorse del Piano di ripresa e resilienza può contribuire e rivedere i progetti industriali. Per quel che riguarda il contratto nazionale, la nostra piattaforma rivendicativa è stata approvata a larghissima maggioranza dalle lavoratrici e dailavoratori. In Abi è stato avviato il confronto per giungere alla firma di un contratto che riconosca economicamente l’impegno dei dipendenti e rafforzi l’idea che abbiamo della banca, ossia un soggettoprimario e indispensabile”.

“La desertificazione bancaria – conclude il segretario generale di Cisl,Sicilia, Sebastiano Cappuccio – non pone soltanto problemi logistici ma anche di sviluppo economico. La Sicilia deve sfruttare al meglio le risorse comunitarie ma ha anche la necessità che i progetti siano finanziati da capitale privato. La banca assume quindi un importante ruolo di puntello e servizio, sostenendo, con la concessione del credito, iniziative che possono far da traino alla ripresa economica regionale e all’incremento dell’occupazione. Così si può invertire il negativo e penalizzante trend delle generalizzate chiusure di sportelli”.  

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