martedì, Settembre 17, 2024
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Federfarma Palermo: “Gli stupri di gruppo partono dal revenge porn”

Gli stupri di gruppo possono partire dal “revenge porn”, mondo nel quale 
purtroppo
la violenza è percepita non come un fatto grave, ma come una “dinamica”.
E’ quanto emerge da nove mesi di campagna nelle farmacie di Palermo.
Sempre più vittime richiedono aiuto, ma tante altre non denunciano.
Tobia e Butera: “Temiamo un’escalation, vanno spiegati i danni. In forte aumento la caccia sui social a foto e 
video a sfondo sessuale postati da vittime inconsapevoli attratte 
nell’inganno da lusinghe o offerte di denaro. Federfarma Palermo e 
Associazione Mete onlus, che da nove mesi organizzano nelle farmacie di 
Palermo e provincia una campagna di sensibilizzazione sul “sexting e 
revenge porn”, lanciano l’allarme: in vari casi è anche emerso che le 
vittime, già da tempo risucchiate nel vortice dell’umiliazione del 
“sexting e revenge porn”, abbiano anche subito uno stupro di gruppo come 
epilogo finale della tortura.
Carnefici che colpiscono con la premeditazione di realizzare foto e 
video dello stupro, da diffondere e vendere in rete in quanto le 
immagini umiliano più della stessa violenza; autori del reato che, 
agendo in gruppo, si deresponsabilizzano e sostengono a vicenda.
Il tutto va in scena sul web, di fronte ad un pubblico di dimensione 
planetaria, privo di valori e che fa il tifo o scommette come se si 
fosse in un videogame.
E’ la dura analisi di Federfarma Palermo e Associazione Mete onlus: 
“Sempre più vittime di sexting e revenge porn, anche adulte, o i loro 
genitori, chiedono aiuto alle nostre farmacie che aderiscono alla 
campagna”, riferisce Roberto Tobia, segretario nazionale e presidente 
provinciale di Federfarma, che, in occasione di una sessione del 
Castelbuono Jazz Festival dedicata al Welfare oncologico, ha ricevuto 
dall’assessora regionale alla Famiglia, Nuccia Albano, una targa 
dell’Associazione Mete. “Questo riconoscimento – spiega Tobia – va a 
tutte le farmacie di Palermo e provincia per l’impegno contro questo 
fenomeno sempre più diffuso.
“Le persone accolte in farmacia – dice ancora Tobia – vengono assistite 
dall’Associazione Mete, dalla polizia postale e dagli psicologi per 
aiutarle a uscire dall’incubo della persecuzione, del ricatto sessuale, 
dell’umiliazione e dello screditamento della persona in rete”.
“Tutto nasce – prosegue l’analisi di Tobia – da una cultura abbrutita, 
frutto dell’era della massima condivisione sui social, che inculca nei 
giovani, e non solo, la convinzione che sia giusto svalutare il proprio 
corpo e la propria personalità, sacrificandoli alla moda di condividere, 
di esserci, come pegno da pagare per fare parte del branco. Branco che 
poi diventa aguzzino”.
“Dalle centinaia di storie che ci hanno raccontato – aggiunge Giorgia 
Butera, presidente dell’Associazione Mete onlus – abbiamo percepito 
l’aspetto più grave: le vittime quasi sempre non sono consapevoli di 
esserlo. Sono convinte che inviare propri foto e video a sfondo sessuale 
sia ‘fico’, che questa sia diventata una realtà ‘normalizzata’ di cui è 
giusto e bene fare parte altrimenti si è fuori da tutto. Prima il gruppo 
ti convince di essere importante, poi ti sfrutta chiedendo soldi per non 
postare le immagini, quindi – rivela Giorgia Butera – può anche scattare 
la violenza di gruppo. Che, drammaticamente, per la maggior parte dei 
giovani non è percepita come un evento gravissimo, ma come una 
‘dinamica’ da mettere in conto. Ed è per questo motivo, più che per la 
paura o la vergogna, che molte ragazze non denunciano”.
“Si deve intervenire urgentemente – concludono Tobia e Butera – perché 
temiamo un’escalation di questi fenomeni, destinati a diffondersi 
proprio perché non incontrano particolare resistenza da parte di chi 
viene adescato. Occorre informare e convincere che il punto di partenza 
per salvarsi è avere la forza di dire ‘no’ alle prime richieste di foto 
e video. E che non è con foto sessuali che si è più belle e più 
gratificate dal prossimo. Noi organizziamo tanti incontri nelle scuole, 
nei quali sempre più giovani raccontano le loro esperienze. Nelle 
farmacie entrano i più adulti, o i genitori che si accorgono che 
qualcosa non va nei loro figli. Ma bisogna fare molto di più: dobbiamo 
tutti prendere consapevolezza del fatto che l’insidia è dentro ogni 
telefono, sui social, e che può capitare in ogni casa perché la rete si 
insinua ovunque con le sue tentazioni ‘dark’”.

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