Emerge un vantaggio del fronte centrista moderato sui principali partiti alle prossime elezioni.
Da sempre la politica, nel senso più nobile del termine, è stata esercizio di difesa per ogni forma di fragilità umana, nella consapevolezza del valore della vita. Difendere la cultura della vita significa quindi salvaguardare la vitalità sociale ed economica, che sono le proiezioni relazionali della persona, all’ interno di una società, a partire dalla famiglia naturale. E’ proprio dalla famiglia che bisogna ripartire, poiché essa è l’embrione di ogni forma di società, luogo primario in cui per esempio la sussidiarietà assume significato e si proietta verso l’esterno.
Ecco che allora l’unico modo di riportare il dibattito politico al livello che gli compete, è ripartire da quel carico di valori e di ideali, che storicamente ci appartiene, che oggi spesso è messo in secondo piano. I valori contano perché dicono chi siamo, quello che vogliamo essere, spiegano quale è la visione che abbiamo del paese, e in che tipo di società abbiamo l’ambizione di far crescere i nostri figli.
L’Italia deve riacquistare autorevolezza, e per fare ciò si deve essere in grado di avere un preciso progetto di nazione, capace di inscriversi in una dimensione sovranazionale. Al riposizionamento dell’Europa all’interno della dimensione politica ed economica globale, deve corrispondere il riposizionamento dell’Italia all’interno del quadro europeo. Rafforzare l’identità occidentale, deve significare riuscire ad essere più coesi nello svolgere un’attività di mediazione, nel coltivare apertura politica e collaborazione economica nell’interesse del mondo intero.
E’ palese il fallimento delle personificazione di partiti e movimenti. E’ giunto il momento di creare un’area moderata, uno spazio politico nuovo che deve essere centrale nel dibattito politico, e non ago della bilancia ma un elemento stimolatore.
Le vicende interne all’Italia nel complesso evidenzierebbero alle prossime elezioni europee e politiche un vantaggio del fronte centrista moderato sui principali partiti. Un segnale sicuramente da tener in considerazione farebbe emergere definitivamente un altro dato: la crisi dei partiti. Il motivo va, soprattutto, ricercato nell’incapacità della classe dirigente di destra e di sinistra di ergersi a rappresentante credibile di temi come la disuguaglianza sociale, la lotta alla povertà, la tutela dei diritti civili, alla difesa dei quartieri e dei territori.
Terreni su cui la sinistra non riesce più incidere, a vantaggio una volta dell’astensionismo, in alcuni casi di movimenti populisti anche di destra, oggi, a vantaggio del fronte centrista moderato di cui diversi esponenti ne sono espressione.
E’ necessario spezzare i due attuali falsi poli, populisti e sovranisti, bisogna impegnarsi a costruire un’area moderata centrale nella vita politica del paese che tragga forza dal mondo cattolico con l’obiettivo di garantire una maggiore azione riformista, popolare e centrista. La nascita di un’area moderata che metta in campo una proposta politica fatta di dialogo con tutti coloro che non si riconoscono nella proposte estremiste, populiste e sovraniste, che garantisca stabilità e che si riconosca nei valori europeisti e atlantisti.
Il messaggio che propongo è quello di restituire valore ideale all’impegno politico, trasformandolo in vero e proprio far politica, trasformandolo in atti concreti, reali. Si rende dunque necessario un rinnovamento della coscienza civile che sembra oggi essersi adagiata in una sorta di torpore sociale e morale.
La crisi attuale dimostra quanto sia necessario un cambiamento di rotta, che non si riduca però a semplici politiche economiche o a nuovi partiti, ma sia invece un realizzare progetti studiati, approfonditi, discussi, scelti e decisi.
La politica del centro è una politica aperta al dialogo al confronto che deve avere come obiettivo unico la salvaguardia dei diritti di tutti, deve essere luogo e strumento delle proposte riformatrici, politica che sull’esempio degasperiano, esalta i valori della libertà, della democrazia, che porta avanti nel concreto le riforme necessarie sia economiche che sociali. Una politica che realizza, attiva non passiva, che crei stabilità e credibilità.
L’atteggiamento di mediazione è l’unica via possibile, perché si possa andare aldilà dei modelli definiti e rigidi, che sempre sfociano in forme nocive di estremizzazioni. Urge il ripristino di valori di riferimento forti e chiari, una sintesi politica che possa nell’immediato fornire risoluzioni a questioni fondamentali come la famiglia, l’istruzione, l’emergenza sociale, l’occupazione e la solidarietà. Tutto ciò non può prescindere da valori come la dignità della persona, l’eguaglianza, la giustizia, la legalità e il pluralismo.
La politica moderata si fa promotrice di un’azione politica che vuole tornare a parlare del paese ispirandosi al senso comune e alla tradizione nazionale. Essa rispecchia ciò che l’Italia è, cioè una nazione moderata.
L’Italia è ad un bivio, è ancora un paese che può avere un grande futuro, ma solo se lo costruisce con il cuore antico della sua tradizione e con la modernità di progetti politici fondati sull’efficienza. C’è bisogno di una nuova politica disposta soprattutto all’ascolto, al confronto, al dialogo come nella migliore tradizione della politica di centro.
Quanto scritto ha solo l’intento di essere una riflessione, una sollecitazione, una esortazione ai cittadini, in quanto ognuno di noi è portatore delle proprie idee, delle proprie esperienze, del proprio impegno politico, civile e sociale.