martedì, Dicembre 10, 2024
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Aggressione nelle carceri, l’allarme della UIL Polizia Palermo: nel 2023 già quaranta casi in Sicilia

La grave situazione relativa alle aggressioni nelle carceri in danno della polizia penitenziaria, richiede un intervento deciso ormai inderogabile – lo dice Giovanni Assenzio, segretario provinciale Uil polizia Palermo che sottolinea da un lato il sovraffollamento della popolazione detenuta e dall’altro il numero degli operatori della polizia penitenziaria già da tempo insufficienti e che invece dovrebbe essere urgentemente adeguato.

La Uil polizia Palermo denuncia come più strutture carcerarie della Sicilia sono state coinvolte dall’inizio dell’anno con oltre 40 aggressioni in danno della polizia penitenziaria. L’ultimo caso si è avuto nella struttura Antonio Lorusso (ex Pagliarelli) di Palermo con un agente sottoposto a un delicato intervento chirurgico ma, nel solo mese di novembre, si è registrato un tentativo di strangolamento  nel carcere Piazza Lanza di Catania, un terzo agente ricoverato per sospetta frattura dopo essere stato aggredito nella struttura “Calogero Di Bona” (ex Ucciardone) di Palermo, appena preceduto da aggressioni al Malaspina di Palermo e nella struttura di Caltagirone (CT). Malaspina e Ucciardone avevano già fatto registrare due gravi fatti a settembre, mentre nel mese di ottobre era stata la volta del carcere di Trapani. Già ad agosto, però, oltre trenta aggressioni erano state documentate nelle carceri di otto province siciliane. Tutte refertate dall’intervento dei sanitari.

La Uil polizia Palermo denuncia come, a un ritmo sempre più incalzante, ad andarci di mezzo sia proprio la polizia penitenziaria sulla quale spesso si scarica una tensione ormai insostenibile e che rischia di far venire meno la funzione propria alla quale è deputata la struttura detentiva.

La professionalità della polizia penitenziaria regge a una situazione prossima all’invivibilità e che si rappresenta in tutta evidenza anche nel numero di aggressioni che vengono registrate in danno dei suoi operatori. Occorrono – ha concluso Assenzio – più uomini e mezzi oltre che maggiori risorse alle accresciute esigenze degli istituti di pena” .

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