martedì, Dicembre 10, 2024
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Visite alla Camera delle Meraviglie, “una stanza unica al mondo”

Lo scrigno, nascosto in un palazzo tra le strade dell’Albergheria, nei pressi del mercato di Ballarò e nell’aria dell’antico letto del fiume Kemonia, torna visitabile grazie a Terradamare e alla famiglia Cadili-Giarrusso, i proprietari della dimora ottocentesca che nel 2003, durante la ristrutturazione dell’abitazione, ne scoprirono le pareti blu nascoste da strati d’intonaco.

La Camera delle Meraviglie

Gli infiniti fili che legano la Sicilia al mondo musulmano, sembrano snodarsi in questa stanza magica a due passi da Palazzo Reale e San Giovanni degli Eremiti
Tutto comincia nel 2013, quando i proprietari dell’appartamento, i giornalisti Valeria Giarrusso e Giuseppe Cadili iniziano i lavori di restauro dell’abitazione e scoprono, scrostando l’intonaco da una parete danneggiata a causa di un’infiltrazione di acqua, scoprono la decorazione sottostante con caratteri arabi in oro e argento su fondo blu. Anche la volta è decorata, sono raffigurate le lucerne che potrebbero evocare, ai più piccoli, la favola di “Aladino”.
L’illustre restauratore Franco Fazzio, si accorge che anche le porte della stanza erano dipinte. Per averne certezza scientifica, il radiologo dell’UNESCO, Giuseppe Salerno, effettua una tac su una di tali porte e individua, sotto diversi strati di vernice, un disegno ancora più ricco di quello al momento visibile, realizzato seguendo il rilievo delle pennellature originarie.
L’enigma, infine, è stato decifrato da due professori dell’IOA, l’Istituto di Lingue orientali e asiatiche dell’Università di Bonn.

L’interpretazione della frase, ripetuta come un mantra su tutte le pareti, è questa «Sia lodato Dio, niente è simile a Lui». Anche le lucerne, dipinte sul soffitto, hanno un profondo significato spirituale, perché  sarebbero la concettualizzazione della sūra, la luce nel Corano.
Questa simbologia, così sofisticata, fa pensare ad un committente particolarmente vicino alla cerchia dell’arabista Michele Amari. L’edificio che contiene la “Camera delle Meraviglie”, in quel periodo, apparteneva ad un personaggio di spicco dell’epoca: Stefano Sammartino, duca di Montalbo, Ministro delle Finanze e Capo della Polizia dei Borbone. Uomo di grande sensibilità e potrebbe essere stato il committente di questa stanza della meditazione. Il numero sette, legato a quella particolare spiritualità, ricorre nella simbologia della “cubola”: le scritte sono disposte su sette righe, sette sono le lucerne su ogni lato della volta e sette sono le aperture dell’ambiente.

Il blu che avvolge l’osservatore, le sue dimensioni, la bellezza delle volute calligrafiche, che hanno affascinato diversi critici, docenti universitari, esperti d’arte e  studiosi di tutto il mondo, tra cui anche Vittorio Sgarbi, rendono la stanza unica al mondo.
Una visita, condotta dallo stesso proprietario, in cui vengono raccontate le fasi del suo fortunato ritrovamento, la storia del palazzo e il suo collegamento con le evoluzioni urbanistiche della città

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