Le indagini patrimoniali svolte dai Carabinieri, relative al periodo 1999-2013, hanno fatto emergere che a Zappalà, ufficialmente tassista di piazza, erano stati intestati beni immobili e mobili e attività di impresa, il cui valore è apparso sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dallo stesso e dai componenti il suo nucleo familiare. In particolare sono stati oggetto di sequestro tre appartamenti ubicati nei comuni di Catania e Mascalucia. un locale commerciale sito a Catania, un’impresa individuale – settore servizio pubblico da piazza con conducente (tassista) con sede legale a San Giovanni La Punta, del valore complessivo stimato in circa € 715.000,00.
Zappalà, sul cui conto si annoverano pregiudizi di polizia per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, nel febbraio 2016 era stato indagato anche nell’ambito dell’operazione Vicerè condotta dai Carabinieri di Catania nei confronti del clan Laudani. Il GIP del Tribunale di Catania “pur non applicando nei suoi confronti alcuna misura di custodia cautelare, riteneva tuttavia sussistente un convergente quadro di gravità indiziaria in relazione ai reati di cui agli artt. 74 e 73 del D.P.R. N. 309/90”.
Il giudizio di pericolosità sociale dello Zappalà detto “Scicasoldi”, si fonda anche sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno indicato in lui un uomo chiave nel traffico della droga, dato che, avvalendosi della propria attività di tassista, approvvigionava in condizioni di sicurezza la sostanza stupefacente destinata poi al clan Laudani, mantenendo i contatti con pericolosi trafficanti, anche internazionali (colombiani e sudamericani dimoranti in Olanda). Zappalà partecipava alle aste giudiziarie acquistando unità immobiliari avvalendosi della capacità di intimidazione esercitata nei confronti degli altri concorrenti, collaudando un sistema di “riciclaggio” dei proventi illeciti, ripulendo ingenti somme di danaro, immettendole nel circuito delle aste immobiliari.