mercoledì, Maggio 1, 2024
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Mafia, i boss chiedono risarcimento allo Stato per il depistaggio di via D’Amelio

Tanto per cominciare, un milione di euro. Questa la cifra chiesta da alcuni boss mafiosi accusati dal “pentito” Vincenzo Scarantino di aver avuto un ruolo nella strage di via D’Amelio del 19 luglio del 1992 dove morirono il magistrato Paolo Borsellino e 5 agenti di scorta.

Si sono costituiti parte civile al processo che inizierà il prossimo 20 settembre al tribunale di Caltanissetta, Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Gaetano Murana, Gaetano Scotto e Natale Gambino. Non si sono invece costituiti Salvatore Profeta e Giuseppe Urso, di recente riarrestati per mafia. Imputati al processo sono il Questore Mario Bo, gli ispettori Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, gli investigatori del gruppo “Falcone-Borsellino” che secondo la procura nissena avrebbero costruito ad arte il falso pentito Scarantino. I boss hanno chiesto ai loro avvocati che vengano citati come «responsabili civili» la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell’Interno. Il gip Francesco Lauricella ha accolto l’istanza. Sono già partite le convocazioni per Palazzo Chigi e per il Viminale, che dovranno presentarsi in tribunale tramite l’Avvocatura dello Stato. Si tratta ora di capire chi siano stati i veri suggeritori e intanto, i giudici del Borsellino quater, ipotizzano il coinvolgimento poco chiaro dell’ex capo della squadra mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, morto nel 2002.

fonte palermorepubblica

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