Catania ha il suo quarto Pronto soccorso. Con una breve cerimonia
stamattina il presidente della Regione Nello Musumeci, il sindaco
Salvo Pogliese, il rettore dell’Università di Catania Francesco
Priolo, l’assessore alla Salute Ruggero Razza e il direttore generale
dell’azienda ospedaliero universitaria Gaetano Sirna, alla presenza
del prefetto Maria Carmela Librizzi, dell’arcivescovo metropolita
Salvatore Gristina e di altre autorità, hanno consegnato alla città la
nuova struttura di emergenza-urgenza dell’ospedale San Marco, nel
quartiere di Librino.
Il Pronto soccorso del San Marco aprirà ufficialmente giovedì 9 alle
ore 9. Con l’apertura di questo nuovo polo di primo intervento,
l’Azienda ospedaliero universitaria policlinico “G. Rodolico – San
Marco” è in grado di assicurare un’assistenza in emergenza-urgenza a
un’area molto vasta del territorio etneo: dalla parte Sud dove sorge
il Pronto soccorso del San Marco, alla parte Nord del capoluogo dove,
già dal 2018, opera quello dell’altro presidio aziendale, il “Gaspare
Rodolico” di via Santa Sofia.
«Da oggi – afferma il presidente Musumeci – il Policlinico di Catania
può contare su due Pronto soccorso attrezzati, efficienti,
modernissimi e capaci di far fronte alle esigenze dei territori. È il
risultato dell’impegno sinergico con tutti gli enti coinvolti, profuso
dall’assessore Razza e da tutta la struttura regionale della Salute.
Abbiamo chiesto e ottenuto da Roma oltre 130 milioni – ha aggiunto
Musumeci – per poter procedere alla riqualificazione delle strutture
sanitarie esistenti nell’Isola, e ogni settimana attiviamo nuovi posti
di terapia intensiva in tutta la Sicilia. Siamo al lavoro a Siracusa,
dove stiamo approntando il progetto esecutivo del nuovo ospedale, a
Palermo con la seconda struttura ospedaliera specialistica, l’Ismett 2
e a Ragusa. Siamo anche impegnati nell’ammodernamento dei Pronto
soccorso di tutte le città capoluogo: quelli del Civico e del Santa
Sofia a Palermo, quello del Policlinico di Messina e stiamo per
completare quelli di Vittoria e di Avola. Insomma, non c’è territorio
della Sicilia che non sia interessato da un intervento di
ricostruzione edilizia o di miglioramento tecnologico.
Abbiamo il
dovere di sfidare il destino, superare lo stato di rassegnazione che è
il nostro primo nemico. Abbiamo la ferma convinzione – conclude il
governatore – che, tra qualche anno, la Sicilia non dovrà avere motivo
di soffrire di alcun complesso di inferiorità rispetto alla Sanità
delle regioni del Nord».
«Due anni fa, per l’inaugurazione del presidio ospedaliero San Marco,
alla presenza del Capo dello Stato – sottolinea il sindaco Pogliese –
ebbi modo di rilevare come l’apertura della grande struttura sanitaria
a Librino, rappresentasse la speranza dei cittadini di questa zona di
non sentirsi abbandonati per curare la propria salute. Il Pronto
soccorso, il quarto della città capoluogo, consacra un momento
importante per tutto il sistema sanitario siciliano, ma soprattutto
per i 100 mila catanesi che risiedono nella zona Sud di Catania, di
cui Librino è fulcro. Decolla finalmente un progetto di cui si parlava
da un quarto di secolo, il Polo ospedaliero di Librino con il suo
pronto soccorso all’avanguardia e un traguardo di grande valore per
questo è doveroso ringraziare il presidente Musumeci, l’assessore
Razza e il direttore generale dell’azienda Sirna, protagonisti
instancabili di questo straordinario obiettivo di crescita civile
della nostra comunità».
“Una parte importante e molto popolosa della provincia di Catania –
afferma il rettore Priolo – può finalmente usufruire di questa
struttura strategica e modernissima che garantirà un’assistenza di
altissimo livello. È un altro dei risultati ottenuti grazie alla
virtuosa sinergia tra la Regione siciliana e l’Azienda ospedaliera
Policlinico “G. Rodolico – San Marco”, a cui l’Università di Catania
offre il proprio quotidiano contributo attraverso l’impegno del
proprio personale. Il Policlinico si attesta così, sempre più, tra le
strutture di eccellenza nel panorama della sanità regionale».
“Ho avuto modo di ricordare – aggiunge l’assessore Razza – che appena
pochi giorni dopo il mio insediamento, nel dicembre del 2017, c’era
chi protestava per la mancata attivazione del San Marco che rischiava
di rimanere la più grande incompiuta del Sud Italia. Grazie ad un
proficuo lavoro di squadra, riconosciuto dal presidente Mattarella in
occasione della sua visita qui nel 2019, abbiamo evitato che tutto ciò
avvenisse. Questo ospedale, in cui sono nati già più di 4500 bimbi, è
stato però fondamentale fin dai primi giorni dell’emergenza pandemica,
garantendo assistenza ai malati di Coronavirus non solo della città di
Catania. Il nuovo reparto di emergenza-urgenza non solo rappresenta
l’ultimo tassello del presidio ospedaliero, ma contribuirà certamente
ad alleggerire l’intera rete dei Pronto soccorso della città e di
altri territori limitrofi. Sono certo che i cittadini avranno cura di
questo reparto così come ne hanno avuta di tutto il San Marco fin dal
primo giorno di attività”.
“Il nuovo Pronto soccorso – aggiunge il direttore Sirna – ci consente
di completare la nostra offerta di assistenza. Nonostante il periodo
difficile di pandemia, che non ci ha permesso di realizzare prima i
nostri programmi, con l’impegno di tutti siamo riusciti ad aprire non
soltanto il Pronto soccorso ma anche le Unità Operative di Ortopedia e
di Chirurgia vascolare e un servizio di endoscopia, tutte a supporto
della struttura di primo intervento. Inoltre, ci rende orgogliosi dare
un’opportunità di lavoro significativa ai tanti giovani, una trentina
di medici e 60 infermieri assunti con una procedura concorsuale, che
erano fuori sede o precari in strutture private”.
Il Pronto soccorso del San Marco nasce con l’obiettivo di dare una
nuova impostazione alla gestione dell’utenza, così da ridurre i tempi
di attesa e porre al centro di tutto le esigenze del paziente. Il
“modello circolare” adottato prevede sei “macro aree triage” (che si
divide in pre-triage, triage e triage avanzato), “area verde” (in cui
è presente anche un ambulatorio per le fragilità), “area gialla” e
“area rossa” in cui possono essere accolti contestualmente circa 40
pazienti a seconda del diverso livello assistenziale richiesto, per
essere accompagnati lungo il percorso che garantisca le cure più
corrette. A queste si aggiungono un reparto di Osservazione breve
intensiva (Obi) e un reparto di Terapia subintensiva, strutture
fondamentali per la gestione delle criticità.