domenica, Aprile 28, 2024
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Dopo la morte di un detenuto a Palermo, sale a 60 il numero dei suicidi

“Con la morte del giovane detenuto nell’ospedale di Palermo, dove era in coma da giorni a
seguito del tentato suicidio, sono diventati 60 i suicidi dall’inizio dell’anno: è questa l’estate
più drammatica della storia delle carceri italiane”. A sostenerlo è Aldo Di Giacomo,
segretario generale del S.PP. che domani sarà a Barcellona Pozzo di Gozzo (ore 14), a
Palermo (ore 17) e proseguirà il tour tra le carceri in Sicilia a completamento delle visite e
degli incontri già svolti in una sessantina di penitenziari del Paese.
“Il bilancio dell’estate che sta per finire è tragico. È sufficiente sottolineare che solo per
l’intervento, l’impegno, la professionalità degli agenti in occasione delle numerose rivolte
non abbiamo ripetuto le tragedie delle carceri sudamericane con centinaia di morti per
incendi e risse. Noi abbiamo tentato un primo bilancio di questi ultimi mesi: 16 suicidi oltre
a quello di un nostro collega e nove tentativi di suicidio, 18 casi di celle incendiate, almeno
cinque episodi di aggressione a personale penitenziario la settimana, 12 risse tra detenuti di
clan rivali o tra detenuti italiani ed extracomunitari. Per tutto questo – aggiunge – abbiamo
deciso azioni di mobilitazione per smuovere il ‘torpore’ mentre di fronte all’emergenza
esplosa con le cosiddette mini rivolte diffuse in numerosi istituti e le quotidiane aggressioni
al personale penitenziario, la politica ha deciso di rinviare tutto al nuovo governo e al nuovo
Parlamento. Ma l’emergenza carcere non può aspettare il voto del 25 settembre e altri mesi
per l’insediamento del Parlamento e del governo: noi non siamo più disponibili a tollerare il
lassismo e raccogliendo le continue proteste dei colleghi che non ce la fanno più a fare da
‘bersagli’ su cui detenuti violenti possono scatenare la propria rabbia abbiamo deciso di
passare alla mobilitazione. Continuiamo a mettere in guardia: è ora non domani il momento
di agire”.
“Sarebbe sufficiente – continua il segretario del S.PP. – mettere insieme la legalità e la
sicurezza dei cittadini che tutti i partiti invocano per l’”esterno” del carcere con le stesse
necessità per l’“interno”. Uno Stato che oltre a non garantire la legalità nelle carceri non
riesce a garantire la sicurezza dei detenuti e dei suoi dipendenti (il personale penitenziario)
testimonia di aver rinunciato ai suoi doveri civici sino a far passare inosservata la “strage” di
questa estate con detenuti di età sempre più giovane. Da servitori dello Stato l’impegno del
personale penitenziario è rivolto a far rispettare la legalità e al contrasto a mafia e
criminalità che, a nostro parere, deve svolgersi a partire dalle carceri. Ma in queste
condizioni non siamo in grado di poterlo fare.
Ci sono azioni, misure, provvedimenti che si possono e si devono attuare subito, prima
dell’elezione del nuovo Parlamento e la nomina del nuovo Governo, perché più passa tempo
e più l’illegalità si diffonde con il rischio di ripetere quanto accaduto con le rivolte nella
primavera del 2020”.

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